Radio Ticino svela come, anche nel nostro cantone, l’applicazione agevola attività illecite. L’uso improprio è noto alle forze dell’ordine
Comprare marijuana, cocaina o steroidi con tre click sul telefonino. Fino a questa settimana era possibile tramite Telegram, applicazione simile a whattsapp, nota per non condividere i dati con l’autorità. Elemento perfetto per il mercato nero in Ticino dove – dopo un’inchiesta della redazione di Radio Ticino – sono emerse, proprio su Telegram, numerose attività in termini di spaccio, prostituzione e pornografia. “Fino a oggi bastavano letteralmente 3 click per entrare in contatto con spacciatori, prostitute e pornografia, tramite Telegram, recentemente nell’occhio del ciclone a livello internazionale per l’arresto del suo fondatore russo, Pavel Durov, accusato in Francia di coprire gruppi criminali. Qui in Ticino in soli tre passaggi era possibile entrare in contatto con persone che offrivano una vasta gamma di stupefacenti. Tenendo in considerazione gli account attivi nel raggio di due chilometri da Porza, solo per fare un esempio, gli spacciatori erano 6. Notevolmente di più avvicinandosi al centro di Lugano”, riporta il servizio di Flavio Pasinelli.
L’applicazione agevola attività illecite. Sempre da Radio Ticino apprendiamo infatti che “tra le modalità d’acquisto, su richiesta, seguiva l’invito in una chat privata – da paragonare a un negozio – dove il venditore spingeva a una transazione “paper wallet bitcoin”: in sintesi trasformando denaro in bitcoin direttamente alle biglietterie automatiche Ffs, con una ricevuta di valore da consegnare allo spacciatore in cambio dello stupefacente. Da qualche giorno la modalità appena illustrata di Telegram è stata disattivata a livello globale e non è noto se in relazione all’arresto del suo fondatore o se per un semplice bug”. Contattata da Pasinelli, la Polizia Cantonale conferma “di esser al corrente che sostanze stupefacenti vengano vendute attraverso canali non convenzionali come internet, dark web o applicazioni telefoniche. Sottolinea, però, che questi metodi non impediscono, tramite modalità d’indagine che non si possono rendere di pubblico dominio, l’identificazione degli spacciatori. L’uso di criptovalute, infine, non complica i lavori di indagine”. Anche la polizia federale, contattata da Radio Ticino, “ha fatto sapere di esser a conoscenza dell’uso improprio fatto di Telegram, ma non è in grado di fornire cifre specifiche in quanto non tiene statistiche separate sui servizi di messaggeria”.