La Gestione è concorde nello stanziare 100 milioni di credito quadro per la decarbonizzazione, ma sui posteggi si cavilla e le posizioni si moltiplicano
Se il controprogetto del Consiglio di Stato sulla tassa di collegamento è in folle e non verrà trattato nella sessione di Gran Consiglio che inizierà lunedì 16 settembre, è spianata la strada per il credito quadro da 100 milioni di franchi per la continuazione del programma di incentivi per la decarbonizzazione tramite la conversione delle energie di origine fossile, l'efficacia e l'efficienza energetiche e la produzione di energia termica da fonti indigene rinnovabili.
Con ordine. Nella seduta di oggi della commissione parlamentare della Gestione si è assistito a un refrain che sta diventando sempre più consueto. Il cavillare continuo su un tema come la tassa di collegamento – ci torneremo tra poco – rischia di mettere in secondo piano una cosa non di poco conto: cento milioni di franchi di ecoincentivi che fanno l'unanimità e saranno pronti per il via libera parlamentare. È pieno, al netto di qualche distinguo di cui riferiamo a breve, il sostegno al rapporto di Samantha Bourgoin (Verdi) che aderisce al messaggio governativo. Questo credito quadro – che prevede 100 milioni e un'autorizzazione alla spesa di 200 milioni – varrà fino al 2031 e, si legge nel rapporto di Bourgoin, “permetterà di raggiungere l'obiettivo di un investimento, in un settore, quello dell'efficienza energetica negli edifici e nella produzione e distribuzione di energia termica, estremamente importante per la riduzione dei consumi di energia e la conversione energetica”. La proposta del Consiglio di Stato e fatta propria dalla Gestione “garantisce la continuazione dell'attuale politica d'incentivazione che permette al Cantone di ottenere contributi globali dalla Confederazione derivanti dai proventi della tassa sul CO2”.
È stata coinvolta anche la Commissione parlamentare ambiente e territorio, che preavvisando favorevolmente il messaggio governativo, “ha accolto positivamente la volontà di voler proseguire con il programma di incentivi”. Scontato quindi il sostegno della Gestione, “malgrado le diverse sensibilità”. Già, perché il credito cantonale netto di 100 milioni “incrementa del 50% l'investimento dell'attuale programma promozionale”. Perché “tutto ciò dovrebbe portare a un ben maggiore indotto economico”.
Il programma promozionale 2021-2025, infatti, “ha visto pervenire 6'233 richieste di incentivo, di cui 6'038 sono state approvate sfociando in promesse di incentivo per un totale di circa 80 milioni di franchi”. Attenzione però, perché “il contributo federale versato al Cantone nel periodo 2021-2023 ammonta a circa 55 milioni di franchi, coprendo così circa il 60% dell'importo complessivo concesso”. Che rientra, quindi, nei ranghi. Con “un onere netto a carico del Cantone, attualmente, di circa 34 milioni sui 50 a disposizione (stato 31 novembre 2023). Questo significa che il programma promozionale a fine 2023 ha già impiegato il 70% del credito netto disponibile”. E le previsioni indicano che “il credito netto a disposizione si esaurirà già nel corso della seconda metà del 2024”. Da qui l'urgenza di raddoppiarlo, anche se...
Anche se, si diceva, le sensibilità in seno alla Gestione sono varie. Sia in merito all'importo raddoppiato, sia in merito alla velocità con cui gli incentivi saranno erogati: “Una parte dei membri ritiene che sia verosimile che la velocità di crociera sia dettata dalla capacità del Cantone di far fronte alle richieste e quindi in linea con il credito di 100 milioni fino al 2031, aumentato già tenendo conto della domanda e della lista d'attesa attivata da giugno 2024; un'altra li ritiene buona cosa ma comunque ancor insufficiente per raggiungere gli obiettivi che il Cantone si è prefissato. Se ci fosse quindi qualcosa da correggere sarebbe piuttosto mantenere lo stesso credito ma in meno anni”. Finito? No. C’è pure chi “al contrario spingerebbe il periodo di finanziamento oltre il 2031 per dilazionare gli incentivi e contribuire al rientro del deficit dello Stato”. Tant’è, finito il confronto trovata l'unanimità.
Unanimità che è un miraggio, invece, per la tassa di collegamento. O meglio, per il suo controprogetto proposto dal Consiglio di Stato nel corso dell'estate. Nella riunione odierna si sono un po’ delineati i contorni della nebulosa, ma la notizia che dà alla stampa il presidente della Gestione Bixio Caprara (Plr) è una: «Non andremo in Gran Consiglio a settembre, i rapporti sono ancora di là dall'essere firmati». E davanti all'obiezione che così la tassa entrerebbe in vigore creando una situazione paradossale, con un sorriso tra il caustico e il comprensibilmente disarmato replica che «sono tre anni che siamo in ’sta situazione». Fatto sta che, ormai, la questione non è più solo tassa sì o tassa no, ma se coinvolgere o meno il popolo. Già, perché nel rapporto in via di stesura da parte di Roberta Soldati (Udc) si boccia il controprogetto e si approva l'iniziativa popolare che chiede di abolire la tassa di collegamento. Con quello che sta preparando Samantha Bourgoin invece si va dritti alle urne. Ecco spiegato quindi – ripetiamo, a fronte di 100 milioni decisi all'unanimità per gli ecoincentivi – il cortocircuito in Gestione. Con, sui rispettivi fronti, Udc, Ps, Lega e Verdi ben schierati sono Plr e Centro a essere ago della bilancia.
Il presidente liberale radicale Alessandro Speziali raggiunto da ‘laRegione’ è secco come una noce: «Il controprogetto del governo non ha raddrizzato le storture della tassa di collegamento, mancano obiettivi e indicatori chiesti da Tribunale federale e parlamento, e conferma di essere nato sotto una cattiva stella». Quando il governo ha proposto «in extremis» questo controprogetto, «lo scetticismo da parte nostra è rimasto intatto, perché restano aperti i problemi e presenti le disparità di trattamento». In più, «osserviamo come le aziende tra car-sharing e vari progetti stiano recependo bene l'importanza di agire sulle questioni di traffico e mobilità». Ciò detto, Speziali afferma che «abbiamo scelto una linea con un profilo chiaro e coerente, di cui ci assumiamo la responsabilità, e a oggi la maggioranza del gruppo sostiene il rapporto di Soldati. Un conto sarebbe stato avere il parlamento tutto insieme e concorde nell'andare a votare, ma non sarà così. E dal momento che le opinioni si moltiplicano, per noi è importante avere forte e chiara la nostra». Ne risentiranno però i conti, con i 15 milioni previsti e che mancheranno... «Non è un motivo per decidere un sì a una legge fragile», risponde fermo Speziali.
Il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni spiega la posizione del suo partito, che veleggia, col vento di oggi, verso l’astensione. Non lo dice, ma è un’ipotesi. Anche se la strada è lunga. «La maggioranza del gruppo è contraria alla tassa di collegamento nel merito, anche perché dove è stata applicata ha mostrato la sua inefficacia. In un momento di inflazione, applicare una tassa di quasi mille franchi l’anno per i posteggi non è la migliore idea». Però... «Però c’è stato un voto popolare che l’ha istituita, quindi parallelismo vorrebbe un ulteriore voto popolare per abrogarla. Aspettiamo il rapporto di Bourgoin per determinarci». Un rapporto che potrebbe essere votato dal Centro? «Non penso, vorrebbe dire sostenere nel merito la tassa di collegamento». Insomma, qualcuno direbbe che “la porta è stretta”.