laR+ Ticino

Caso Ermani, Dadò: ‘Ma dov’è il plenum dei giudici d'Appello?’

Il responsabile della commissione ‘Giustizia’ d’accordo con Luciano Giudici. ‘Comportamenti che non si addicono a un magistrato, lasci subito’

L’aula penale maggiore a Lugano per i processi davanti al Tpc
(Ti-Press)
24 agosto 2024
|

«Ermani non è più credibile. Per rispetto delle istituzioni lasci subito la magistratura». Il presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò è sulla medesima lunghezza d’onda di Luciano Giudici, l’avvocato e già procuratore pubblico (è stato anche pp straordinario del cosiddetto Ticinogate) che al presidente del Tribunale penale cantonale (Tpc) Mauro Ermani – il magistrato nella bufera per la foto dei due falli giganti in plastica, con seduta in mezzo una donna e la scritta ‘Ufficio penale’, che ha inviato tramite WhatsApp nel febbraio 2023 a una segretaria del Tpc presunta vittima di mobbing da parte di una collega – ha chiesto pubblicamente di dimettersi. “Immediatamente”.

‘Basta, sta mettendo in cattiva luce la magistratura’

Dadò ribadisce e rincara quanto ha dichiarato nei giorni scorsi. «Ora basta! Ermani non è più credibile. Punto. Sta mettendo in cattiva la luce, anche ridicolizzandola, la magistratura – sottolinea il granconsigliere e presidente del Centro –. Peraltro non è nuovo a iniziative, come questa foto sessista inviata a una segretaria del tribunale, a commenti e comportamenti che non si addicono davvero alla carica di giudice. Per rispetto delle istituzioni lasci subito la magistratura».

Il mobbing che avrebbe subìto una segretaria del Tpc da parte di una collega, poi segnalazioni, controsegnalazioni e la denuncia dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti nei confronti degli altri magistrati del Tribunale penale: il presidente Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. Quadri e Verda Chiocchetti, che mesi fa avevano segnalato il presunto caso di mobbing alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, di cui il Tpc fa parte, hanno querelato i colleghi, ritenendosi lesi nell’onore dalla segnalazione a loro carico fatta dai tre al Consiglio della magistratura. Inoltre all’esposto trasmesso in luglio al Ministero pubblico, i denuncianti hanno allegato il WhatsApp di Ermani. In relazione alla posizione di quest’ultimo, la Legge sull’organizzazione giudiziaria contempla anche la sospensione cautelare. Articolo 82: “Il Consiglio della magistratura può pronunciare la sospensione cautelare nei confronti di un magistrato oggetto di procedimento penale quando le circostanze del caso lo giustificano". «Ma mi chiedo anche dove siano gli altri giudici del Tribunale d’appello – riprende Dadò –. Secondo me, dovrebbe essere convocato al più presto un plenum dei giudici per discutere del caso Ermani e valutare l’eventuale adozione di misure organizzative di loro competenza».

Maderni: ‘Come cittadina sono scioccata’

«Invocata da più parti, l’autosospensione di Ermani potrebbe stemperare gli animi in attesa di chiarimenti e di un’analisi della situazione», sostiene la deputata liberale radicale e seconda vicepresidente della commissione ‘Giustizia e diritti’ Cristina Maderni. Che si dice «scioccata come cittadina da quella immagine», cioè il WhatsApp inviato da Ermani. E osserva: «Questo tipo di contenuti a sfondo sessuale sarebbe da bandire sia nel pubblico che nel privato e soprattutto nell’ambito lavorativo. Indipendentemente dagli esiti delle varie procedure, ciò che fa più male è che quel gesto sarebbe di una persona che ricopre un ruolo importante: quando si lavora in una certa posizione, bisogna ricordarsene e agire di conseguenza».