Il nuovo Contratto collettivo di lavoro per il commercio al dettaglio è ora ufficialmente in vigore. Il Consiglio di Stato, attraverso un decreto del 26 giugno pubblicato il 9 agosto sul Bollettino ufficiale delle leggi, ha infatti rimesso in vigore e modificato la sua obbligatorietà generale a livello cantonale. L’accordo era stato stipulato a fine dicembre e avrà una durata fino all’ultimo giorno del 2026. Sottoscritto da Federcommercio e Disti, da una parte, e dai sindacati Ocst, Sic Ticino e Sit dall’altra, il Ccl “ha sin qui dimostrato la sua importanza contribuendo a migliorare le condizioni di lavoro delle e dei dipendenti”, sottolineava a gennaio la Commissione paritetica cantonale per il commercio al dettaglio, aggiungendo che “la conferma che il settore è sano la si è avuta in occasione dei molteplici controlli effettuati dagli ispettori, che non hanno riscontrato nessuna infrazione rilevante”.
All’interno del Contratto collettivo vengono regolamentati, tra le altre cose: la durata lavorativa, il lavoro supplementare e straordinario, i congedi pagati, i contributi paritetici e la formazione continua e il perfezionamento.
Il Ccl regola anche, ed è un punto centrale, i salari minimi previsti. Le tabelle indicano le remunerazioni in base alla qualifica dell’impiegato. Un venditore non qualificato si vedrà riconoscere nel 2025 uno stipendio mensile di (almeno) 3’402 franchi (ovvero 18,69 franchi l’ora senza indennità). Soglia che salirà l’anno successivo a 3’444 franchi (18,92).
A un impiegato del commercio al dettaglio, invece, nel 2025 verrà corrisposto un salario minimo di 3’864 franchi al mese. Cifra che non cambierà l’anno seguente ma che è salita rispetto a quanto riconosciuto quest’anno, 3’696 franchi. Il processo di rinnovo del Contratto collettivo di lavoro, era stato spiegato, “ha visto un impegno significativo da entrambe le parti per garantire salari migliori, con particolare attenzione alle categorie di collaboratrici e collaboratori con livelli di formazione più elevati”.