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Carovita garantito in (quasi) tutti i Comuni ticinesi

Indagine della Vpod sui centri con oltre 4mila abitanti. Il vicepresidente dell’Act: ‘Ma tra alleggerimenti fiscali e costi le finanze sono indebolite’

Salari, potere d’acquisto e rivendicazioni
(Ti-Press)
30 luglio 2024
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«Nei Comuni con meno di quattromila abitanti, che non abbiamo controllato, il rischio è che vi siano dei casi in cui, anche se il regolamento comunale dei dipendenti prevede un adeguamento alle disposizioni cantonali, queste non siano state recepite». È quanto teme Edoardo Cappelletti, della Vpod, rispetto al riconoscimento del carovita in una parte dei Comuni ticinesi. Un dossier sul quale il sindacato rende noto di aver svolto “un’indagine” nei Comuni “con oltre quattromila abitanti nel 2024”.

Quattrocento franchi di indennità e due giorni di libero

Dall’analisi, spiega da noi interpellato Cappelletti, è emerso che «esistono due metodi per indicizzare la scala degli stipendi». E illustra: «Il primo è un modello di autonomia comunale, mentre il secondo prevede un rinvio alle disposizioni adottate dal Cantone». In tal senso, prosegue il sindacalista, «per quanto concerne la prima tipologia di Comuni, abbiamo constatato che tutte le realtà esaminate hanno adeguato al rincaro gli stipendi del personale comunale con una media dell’1,44% (a Chiasso vi sono ancora delle discussioni in corso, ndr)». Rispetto invece ai Comuni che rinviano a quanto stabilito per il personale sottoposto alla Lord «siamo partiti dal presupposto che il Consiglio di Stato ha riconosciuto 400 franchi di indennità completiva in proporzione al grado di occupazione con importo minimo di 200 franchi e due giorni di congedo pagato». Tant’è, rimarca Cappelletti, che «i Comuni che hanno adottato questo regime avrebbero dovuto adeguarsi in questa direzione». Stando alle informazioni raccolte, commenta il sindacalista, «tutti i Comuni ticinesi con più di quattromila abitanti hanno garantito queste prestazioni o delle prestazioni equivalenti. L’unica eccezione è il Comune di Capriasca che ha riconosciuto unicamente due giorni di congedo. Abbiamo quindi fatto presente al Municipio di rispettare il decreto esecutivo cantonale». Queste disposizioni, precisa poi Cappelletti, «riguardano i lavoratori soggetti ai regolamenti dei dipendenti comunali. Per quanto concerne i docenti e i poliziotti comunali, tutti i Comuni sono già stati chiamati dal Cantone a rispettare le prestazioni previste dal decreto esecutivo». Più precisamente, i Comuni controllati dalla Vpod sono ventidue. «Di quelli con più di quattromila abitanti – rileva il sindacalista – quattordici prevedono l’autonomia decisionale: Mendrisio che ha riconosciuto l’1,40% di indicizzazione dello stipendio, Lugano (1,46%), Locarno (1,10%) e Bellinzona (1,50%). I restanti otto con oltre quattromila abitanti prevedono nel proprio regolamento dei dipendenti un allineamento al Cantone. Di questi, a parte Capriasca, sono stati sostanzialmente garantiti 400 franchi di indennità e due giorni di libero».

Dall’anno prossimo i Comuni avranno la possibilità (forse con qualche paletto) di fissare un moltiplicatore d’imposta per le persone fisiche e uno per quelle giuridiche. Per Cappelletti, «questo alimenta la concorrenza fiscale intercomunale e quindi rischia di favorire un abbassamento dei moltiplicatori. Ciò significa meno gettito fiscale, meno risorse per i Comuni e quindi anche il rischio di maggiori misure di risparmio sui servizi pubblici e, in questo caso, sul personale attraverso il carovita».

‘Nubi e incognite’

«Come Associazione comuni ticinesi – premette Andrea Pellegrinelli, vicepresidente della stessa Act e sindaco (per il Centro) di Capriasca fino alle elezioni comunali dello scorso aprile, quando non si è ricandidato – non entriamo nel merito delle richieste della Vpod. I Comuni sono giustamente liberi di agire come meglio ritengono sulla base ovviamente dei rispettivi rapporti contrattuali, che sono retti da regolamenti approvati dai singoli legislativi locali. Esprimendomi a titolo personale, capisco le rivendicazioni dei sindacati, ma dovrebbero cominciare a guardare anche le differenze salariali tra i Comuni tenendo conto delle altrettanto differenti disponibilità finanziare. Non si può fare di ogni erba un fascio».

Le disponibilità finanziarie appunto. Sulle casse comunali in generale, evidenzia Pellegrinelli, «si stanno addensando nubi nere». Aggiunge il vicepresidente dell’Act: «La riduzione dell’1,66% dell’aliquota d’imposta sul reddito per le persone fisiche, contemplata dalla riforma fiscale approvata in giugno in votazione popolare, comprimerà le entrate e indebolirà quindi le finanze di non pochi enti locali. Lo avevamo fatto presente in una lettera inviata alla commissione parlamentare della Gestione, ma siamo stati ignorati. Ricordo – prosegue Pellegrinelli – che la riforma, con l’abbassamento delle aliquote d’imposizione, porterà a una diminuzione complessiva del gettito dei Comuni stimabile, secondo i calcoli dei funzionari cantonali, in trentacinque milioni di franchi. Non dobbiamo poi dimenticare le incognite legate al sistema perequativo. Così come non dobbiamo dimenticare i costi del settore anziani, che, in forte espansione, gravano per l’80% sulle spalle dei Comuni». Non solo. «Per quei Comuni i cui dipendenti, in ogni caso tutti i docenti comunali, sono affiliati all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, le misure di compensazione introdotte per non compromettere le rendite pensionistiche, misure anche queste ratificate dai cittadini nella votazione di giugno, avranno un costo per gli enti locali. Per Capriasca avevo stimato un punto percentuale circa di moltiplicatore». E poi c’è il tema del moltiplicatore d’imposta differenziato...«A suo tempo come Act avevamo rilevato che una concorrenza fiscale anche sul fronte delle persone giuridiche avrebbe potuto essere problematica per alcuni Comuni».

Insomma, tirando le somme, «per i Comuni in generale si prospettano parecchie decine di milioni di minori entrate o di maggiori uscite». E allora, avverte il vicepresidente dell’Act, «o si rinuncia all’erogazione di determinati servizi, oppure si rallenta in maniera importante il programma degli investimenti, o ancora, si ritocca verso l’alto il moltiplicatore d’imposta». La questione del carovita dei dipendenti comunali «non può certo prescindere, volenti o nolenti, da questo contesto».