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Salgono i prezzi in Italia, ci si rifornisce in Ticino

Puntuale come un orologio svizzero, con la stagione estiva, oltre ai vacanzieri, ecco l’aumento dei prezzi dei carburanti. E non solo sulla rete autostradale, dove il prezzo medio è oltre 2 euro al litro, con punte massime che arrivano a 2,2 euro, ma anche nelle città la benzina costa sempre di più. Succede anche a Como dove il prezzo della verde oscilla tra 1,86 e 1,92 euro al litro. Ecco allora che si torna a fare il pieno in Canton Ticino, dove a conti fatti si possono risparmiare sino a 8 euro. Soprattutto se il serbatoio lo si riempie nei distributori di Pizzamiglio che, per quanto è dato sapere, sono quelli in Ticino più convenienti. A ridosso della dogana di Maslianico nei giorni scorsi il costo della verde non superava 1,72 euro al litro. Per gli automobilisti comaschi c’è la possibilità di risparmiare sino a 20 centesimi al litro. Otto euro per un pieno di 40 litri: il risparmio per gli automobilisti comaschi sale per serbatoi più capienti. Attenzione però, il risparmio è garantito per coloro che pagano in euro e in contanti. Un metodo di pagamento che non tiene conto del cambio bancario, ma uno più favorevole deciso dalle compagnie petrolifere. Non a caso, insomma, a Vacallo da mesi sono in atto campagne da parte delle società petrolifere che consistono in una riduzione dei prezzi della benzina (per il gasolio il discorso cambia in quanto continua a costare di meno a Como).

Quantificare la portata dell’ennesimo pendolarismo del pieno di benzina, che ha conosciuto anche una tendenza al contrario (automobilisti ticinesi in fila ai distributori italiani della fascia di confine a seguito della misura del governo Draghi che aveva soppresso le accise, palla di piombo dei prezzi dei carburanti in Italia), non è facile: certamente non siamo in presenza di un fenomeno di massa che a lungo ha caratterizzato i commerci di frontiera. C’è da registrare che le associazioni dei benzinai delle province pedemontane lombarde lamentano un continuo calo delle vendite, anche perché sono venuti a mancare i frontalieri. Un esercito di automobilisti che, per raggiungere il posto di lavoro in Ticino, nove volte su dieci si sposta con il mezzo privato. Nei primi sei mesi di quest’anno una dozzina di distributori a ridosso della ‘ramina’ ha chiuso i battenti. In questo periodo un deciso calo delle vendite è registrato anche dai distributori delle aree di servizio sulla 9. I turisti fanno il pieno prima di entrare in Italia e lungo la strada del ritorno a casa non si riforniscono di benzina a una manciata di chilometri prima di Brogeda. M.M.