Tenconi e Speziali interrogano il governo: ‘Chiarisca la sua posizione per evitare fughe in avanti nell'attivismo da parte di funzionari o insegnanti’
C’è un approccio ideologico nella formazione per docenti e nell’educazione di genere? A chiederlo è un’interrogazione del Partito liberale radicale, che vede primi firmatari i granconsiglieri Diana Tenconi e Alessandro Speziali. La deputata e il presidente del Plr prendono le mosse da un’opinione di un insegnante di scuola media apparsa il mese scorso sul CdT, dove “viene descritta per sommi capi un’attività di formazione per docenti avvenuta durante lo svolgimento della rassegna ‘Generando – Visioni di genere’, nella quale è coinvolto anche il Cantone, nell’ambito del Programma cantonale di promozione dei diritti dei bambini e dei giovani (0-25 anni)”.
Questo corso, rilevano Tenconi e Speziali, “è intitolato ‘Identità di genere e orientamento sessuale nella pratica: workshop e confronto su esempi di situazioni concrete’, organizzato il 22 maggio al Cpt di Trevano e promosso tramite la Commisione per l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole (Ceas) e il Servizio delle pari opportunità”.
La descrizione del corso nel suo foglio di presentazione è la seguente: “La formazione è destinata a coloro che dispongono già di una base conoscitiva sui concetti dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Il pomeriggio permetterà ai e alle partecipanti di confrontarsi con dei casi pratici per approfondire le possibili modalità di intervento con le persone interessate, i loro genitori, la direzione dell’istituto scolastico e con eventuali partner interni o esterni alla scuola. La formazione sarà animata da Marco Coppola, operatore di Zonaprotetta e Isabel Londoño, operatrice di Zonaprotetta”.
E siamo al punto. Perché dopo l’ampia spiegazione, i deputati liberali radicali chiedono “se in questo genere di corsi ci siano effettivamente approcci ideologicamente orientati; infatti, segnali in questo senso cominciano a giungercene parecchi”. Senza dimenticare che “la questione dell’‘identità di genere’ è al momento oggetto di forti tensioni nella sfera del discorso pubblico”. Quindi, continuano Tenconi e Speziali, “ci sembra opportuno che il governo – onde evitare fughe in avanti nell’attivismo, da parte di singoli funzionari e docenti – chiarisca la sua posizione su una serie di questioni di fondo”.
Che vengono snocciolate una per una nell’interrogazione. A partire dalla richiesta formulata al Consiglio di Stato se “concorda con la definizione secondo la quale un ‘uomo’ è un essere umano adulto di sesso maschile e una ‘donna’ è un essere umano adulto di sesso femminile”. Altre domande del Plr sono sulla posizione del governo “riguardo alla problematica di genere e in particolare a quali definizioni di ‘genere’ e di ‘sesso’ si attiene”, quale sia la posizione “sull’esistenza di un ‘terzo sesso’” e se il Consiglio di Stato sia d’accordo “con l’affermazione secondo la quale ‘il binarismo sessuale è un costrutto sociale’” e, sempre su questa frase, viene chiesto se “dovrebbe essere contenuta in un programma di formazione per docenti della scuola dell’obbligo”. In caso positivo, “come viene contestualizzata e tematizzata tale affermazione? Si presentano anche i ‘sistemi di parentela’ di ‘filiazione’ e così via? Qual è il messaggio portato all’attenzione dei docenti e di conseguenza degli allievi? I docenti e i formatori hanno una formazione in antropologia culturale o materie affini?”.
La raffica di domande liberali radicali continua chiedendo al governo se debba essere la scuola dell’obbligo “a dover trasmettere contenuti così complessi” e se sia a conoscenza “della presa di posizione del 15 giugno 2021 della Cancelleria federale sulla ‘lingua di genere’. L’Amministrazione cantonale intende seguire questa linea per le proprie attività di comunicazione istituzionale?”.
Tenconi e Speziali, infine, domandano al governo di fornire le statistiche più aggiornate sull’identità di genere della popolazione ticinese, se sia a conoscenza “della decisione del Gran Consiglio del Canton Berna, che ha vietato le terapie irreversibili di ‘conversione’ per i minorenni” e se possa fornire i dati “anno per anno a partire dal 2010 sul numero di minorenni che in Ticino sono stati sottoposti a trattamenti medici irreversibili (farmacologici e chirurgici) per il cambio di sesso”.