Il Decs presenta i primi dati del collocamento a tirocinio, e la direttrice Carobbio non ci gira attorno: ‘Vogliamo qualità? Allora fondi garantiti...’
La metà degli allievi in uscita dalla IV Media, stando a un'indagine condotta nel mese di maggio, ha preferito continuare gli studi con una formazione professionale. Mostrando una crescita soprattutto per quanto riguarda l'apprendistato in azienda, scelto dal 31 per cento degli allievi a fronte del 28 del 2023. A snocciolare questi numeri e molto altro ancora è il Dipartimento educazione, cultura e sport che, nella consueta conferenza stampa estiva sullo stato della campagna di collocamento a tirocinio, allarga il compasso e offre una panoramica a tutto tondo sull'apprendistato. Nelle cifre, illustrate dal capo dell'Ufficio dell'orientamento scolastico e professionale Massimo Genasci-Borgna, emerge anche un altro dato significativo: «Nel corso dell'anno scolastico appena concluso sono state offerte ben 6'478 consulenze agli allievi di III e IV Media, 152 in più rispetto all'anno scorso». A tutto ciò, «si sommano i 3'207 stage di orientamento».
Al 1° luglio, i contratti di apprendistato già firmati per il prossimo anno erano 825, «con ancora 657 posti di tirocinio disponibili sul sito www.orientamento.ch», annota l'aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale Oscar Gonzalez. Il quale rende noto anche che «coloro che escono dalla scuola Media rappresentano solo il 40 dei 3'600 giovani che inizieranno una formazione professionale di base in una scuola a tempo pieno o in modalità duale».
Numeri importanti, in linea quando non in crescita, considerando il 2023, che portano la direttrice del Decs Marina Carobbio a considerare «il grande lavoro fatto e che continuerà, affinché le e i giovani escano dalla scuola Media con una visione ampia di tutte le opportunità esistenti così da poter scegliere consapevolmente cosa si voglia fare». Con, va da sé, «una visione che sia libera dai molti stereotipi di genere che purtroppo esistono ancora». E con una rivendicazione forte: «Da quando ho assunto la direzione del Decs ho voluto richiamare l'attenzione su importanza e valore della formazione professionale, che è un percorso importante nel panorama formativo ma ancora non sufficientemente considerata».
Il presidente dell'Associazione industrie ticinesi Oliviero Pesenti, da noi interpellato, è sulla stessa lunghezza d'onda: «Noi siamo il Paese della formazione duale, la Svizzera è diventata forte, grande e tra i Paesi più importanti al mondo con lo sviluppo di questa formazione. Dobbiamo incentivare e continuare a spingere su questo settore: i posti di lavoro ci sono, ma vanno cercati». Pesenti insiste: «Per questo chiediamo allo Stato di aiutarci, farci entrare sistematicamente nelle scuole Medie per mostrare le professioni, far capire le opportunità. E di aiutarci anche – sottolinea il presidente di Aiti – nel fare una rete, per discutere insieme e raggiungere risultati ancora più importanti».
Senza dimenticare che «per noi l'apprendistato è il tema clou, le nuove tecnologie, la robotica e l'intelligenza artificiale stanno portando un cambiamento epocale e la formazione dovrà essere più sul lato tecnico. Noi con lo studio ‘Aiti 2032’ abbiamo dato il nostro contributo, specificando in quale ambito specifico gli apprendistati dovranno avere una forza maggiore per le nostre imprese. Dobbiamo adeguarci tutti a questi stravolgimenti, e noi imprenditori dobbiamo essere i primi a incentivare la formazione duale e formare di più al nostro interno, riqualificando chi ne avrà bisogno per mantenere il suo posto di lavoro». Ma lo Stato, conclude Pesenti, «ci deve aiutare a migliorare l'inserimento dei giovani nel mondo dell'apprendistato».
Appello cui, indirettamente, Carobbio risponde nella conferenza stampa ribadendo come «il Decs sta investendo molto sull'informazione e lavora per accrescere possibilità e occasioni affinché giovani e famiglie possano esplorare e conoscere tutto ciò che è disponibile. Lo stiamo facendo consolidando il progetto ‘Millestrade’ e con nuovi eventi e modalità come ‘Orient express’. Sollecitata da ‘laRegione’ sul rapporto col mondo imprenditoriale, la direttrice del Decs tende la mano: «Da quando ho assunto questo incarico ho subito preso contatto con le associazioni del mondo del lavoro per ascoltare le loro idee e avviare un dialogo con lo scopo di rafforzare la formazione professionale, il dialogo c’è e lo portiamo avanti». Chiaro, «anche noi siamo consapevoli che ci sono formazioni nuove da sviluppare, anche se la competenza è federale».
E, dice ancora Carobbio, «siamo molto attenti sia ai cambiamenti portati dalla digitalizzazione sia a quelli dell'intelligenza artificiale, quindi abbiamo la necessità non solo di andare incontro a questi cambiamenti ma anche rivedere formazioni già presenti e rivalorizzarle, rivalutando percorsi formativi che se ben sviluppati possono dare sbocchi professionali importanti».
Però c’è un però: «Stiamo investendo, ma non nascondo che in generale per la formazione, e in questo caso per la formazione professionale, investire significa avere le risorse necessarie. Se vogliamo una formazione professionale di qualità, le risorse a disposizione devono essere garantite». Con il Preventivo 2025 dietro l'angolo, ci sarà da combattere.
A margine, è stata presentata dalla ricercatrice Angela Cattaneo l'inchiesta annuale ‘Apprendisti ricerca impiego’, dove a far la voce grossa è la percentuale di interpellati che risponde di voler continuare gli studi presso una Sup o una Sps. Siamo arrivati al 30 per cento, mentre all'inizio delle rilevazioni, circa vent'anni fa, si veleggiava attorno al 10/12 per cento.