Dal 2 settembre la rimessa in servizio completa della galleria. Albertoni (Cc-Ti): ‘Tempi rispettati e questo non può che essere accolto positivamente’
«Si inizia a vedere un piccolo bagliore di luce. È sicuramente un segnale positivo per una stagione che, a livello turistico, è partita in modo complicato, penso al meteo o alla chiusura dell’A13». È con queste parole che il presidente dell’Agenzia turistica ticinese (Att) Simone Patelli commenta, interpellato dalla ‘Regione’, l’annuncio da parte delle Ffs, le Ferrovie federali svizzere, della rimessa in servizio completa della galleria di base del San Gottardo dal prossimo 2 settembre. Lo scorso 10 agosto, lo ricordiamo, un treno merci era deragliato nella canna ovest del tunnel ferroviario a causa della rottura di una ruota. Il trasporto merci è ripreso il 23 agosto, mentre quello passeggeri non è mai stato completamente ristabilito anche per via dei lavori di riparazione. Una perturbazione che complessivamente durerà quindi oltre un anno.
«È stato un periodo senza dubbio complicato», afferma Patelli. E chiarisce: «Se sotto alcuni aspetti la chiusura del tunnel ha fatto riscoprire la vecchia tratta turistica di montagna, il turismo di breve durata, in particolare quello di giornata, ne ha indubbiamente risentito». Non sono mancate alcune note positive, rileva, «come vedere il nostro settore unirsi, ma anche gli sforzi delle Ffs sia per aiutarci a portare più passeggeri in Ticino aumentando le capacità, sia per aprire la tratta il prima possibile». Pensando ai prossimi mesi, qualche timore resta, anche perché la riapertura completa avverrà nelle battute finali della stagione estiva. «La chiusura dell’A13 causata dal nubifragio in Mesolcina – riflette Patelli – può sicuramente rappresentare un ulteriore deterrente. Sta a noi riuscire a individuare le opportunità nelle asperità, trovando per esempio il modo di far riscoprire la bellezza di arrivare al Sud delle Alpi attraverso i passi. Ancora una volta, a risentirne maggiormente sarà il turismo di corta durata».
Per il direttore della Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato ticinese (Cc-Ti) Luca Albertoni, «i tempi sono stati rispettati e questo non può che essere accolto positivamente». E aggiunge: «Da quel che mi risulta, in questi mesi sono anche state rispettate le tracce che le Ffs avevano annunciato avrebbero messo a disposizione per le merci. Non ho infatti ricevuto lamentele particolari dalle aziende». Anche dal lato del traffico merci non mancano incertezze. «Bisognerà vedere – ci dice Albertoni – quali tempistiche richiederà la prospettata riapertura dell’A13 o se altrimenti ci sarà una maggiore disponibilità di tracce qualora ci fosse la necessità di trasportare delle merci che non possono passare attraverso il San Bernardino». Non solo. «Al momento – rimarca il direttore della Cc-Ti – guardiamo anche con preoccupazione alla densità del traffico e alla nota vulnerabilità del Gottardo, esacerbata dalla mancanza dell’alternativa San Bernardino; a maggior ragione pensando al grande traffico legato all’esodo dei turisti».
«Siamo ovviamente soddisfatti che le Ffs siano riuscite a riparare l’enorme danno che la rottura della ruota aveva provocato alla galleria e a rispettare le tempistiche che ci avevano comunicato a suo tempo, inoltre salutiamo favorevolmente l’aumento dell’offerta con la cadenza ogni trenta minuti come era d’altronde previsto con il cambio orario di dicembre 2023», annota il presidente dell’Associazione traffico e ambiente (Ata) Ticino Bruno Storni. Bene, ma resta il tema della sicurezza… «Come da ogni incidente del quale è stato possibile identificare le cause – osserva il consigliere nazionale socialista –, si definiscono e adottano nuove misure per aumentare la sicurezza, in questo caso, come comunicato dalle Ffs, si pensa a nuovi sensori lungo l’infrastruttura per individuare immediatamente eventuali deragliamenti. Chiaro, la sicurezza assoluta non ci sarà mai, ma intanto il trasporto ferroviario sia di merci che di passeggeri è il più sicuro. Viaggiando in auto il rischio di decesso è 168 volte superiore». Di quanto comunicato prende atto con soddisfazione anche Fabio Canevascini, alla testa dell’Associazione ticinese utenti dei trasporti pubblici (Astuti). «E con un sospiro di sollievo... – commenta –. Finalmente! Di certo in questi mesi la vecchia linea di montagna si è rivelata importante, preziosa. C’è chi ha chiesto di smantellarla, ma sarebbe un grosso errore. Andrebbe semmai migliorata, ci sono per esempio punti non coperti da internet».
Come detto, le Ffs hanno annunciato questa mattina la riapertura a pieno regime del tunnel dal 2 settembre. «I lavori di ripristino della canna ovest – spiega in conferenza stampa il responsabile dell’infrastruttura Peter Kummer – sono terminati». Prima di rimettere in servizio la galleria, le Ffs devono però completare una fase di test e di prova. «Durante i test – precisa – vengono controllate le funzionalità di tutti gli impianti, facendo per esempio circolare treni vuoti per mettere alla prova in particolare i binari e le interazioni tra i diversi sistemi». Nella fase di prova invece, che si svolgerà da metà agosto, «i treni diretti a nord riprenderanno a circolare nella canna ovest secondo l’orario, insieme ad alcuni treni che normalmente transitano sulla linea panoramica». La riapertura, si legge in un comunicato, consentirà peraltro di spostarsi tra Lugano e Zurigo in meno di due ore, come era il caso prima del deragliamento, e per la prima volta con una cadenza semioraria. «Da questa data – specifica Kummer – riprenderanno inoltre i treni diretti dalla Svizzera per Bologna e Genova, così come l’Eurocity Basilea-Lucerna-Milano e il collegamento Francoforte-Zurigo-Milano». In questi mesi, è stato poi chiarito davanti ai media, «le Ffs hanno sfruttato la chiusura parziale per eseguire numerosi interventi di manutenzione già pianificati».
In apertura Kummer ha precisato alcune informazioni rispetto alla situazione in Mesolcina: «Le capacità disponibili delle Ffs sono attualmente sufficienti per il traffico viaggiatori e merci lungo l’asse del San Gottardo». Ciò detto, evidenzia il responsabile dell’infrastruttura, «in caso di aumento della domanda, le Ferrovie federali sono preparate e sarebbero in grado di adottare le misure necessarie, come ad esempio l’attivazione di treni supplementari».
Come noto, in un rapporto intermedio del Servizio svizzero d’inchiesta sulla sicurezza è stato stabilito che il deragliamento è stato causato dalla rottura del disco di una ruota. «Nella propria flotta – sottolinea il responsabile della progettazione, dei sistemi e della tecnologia di rete Beat Dauber – le Ffs non dispongono di veicoli con questo tipo di ruote, che però vengono utilizzate nel traffico merci in Europa e che quindi circolano anche in Svizzera». Ragione per cui «per le ruote impiegate a livello internazionale devono essere definite misure europee. Dopo la pubblicazione del rapporto intermedio, l’Ufficio federale dei trasporti ha lanciato un appello alle autorità ferroviarie europee, affinché tutti i detentori di carri merci che utilizzano veicoli con ruote simili siano obbligati a controllarle e, nel caso, a metterle fuori servizio». Per evitare che eventi del genere si ripetano l’ex regia federale sta valutando diverse misure, tra queste una immediatamente applicabile «prevede la temporanea riduzione di velocità a 160 chilometri orari per il cambio di binario in prossimità dei portali prima della galleria di base del San Gottardo». I danni riscontrati, sostiene Dauber, «sono in gran parte coperti dall’assicurazione. La stima, comprensiva dei mancati introiti, ammonta a circa 150 milioni di franchi. Di questi, circa 140 sono coperti dall’assicurazione».