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Immunità membri legislativi comunali: una meta, ma due strade

La maggioranza (risicata) della commissione ‘Costituzione’ propone la modifica della Loc. La minoranza invita a rivolgersi a Berna: ‘Iniziativa cantonale’

Tiziano Galeazzi (Udc), autore della mozione
(Ti-Press)
26 giugno 2024
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Riconoscere anche ai membri dei legislativi locali – consigli comunali e assemblee comunali – l’immunità oggi prevista per i deputati al Gran Consiglio, passando da un ritocco della Loc, la Legge organica comunale? Sulla proposta del democentrista Tiziano Galeazzi sono usciti ieri dalla commissione ‘Costituzione e leggi’ del parlamento cantonale due rapporti. Uno di maggioranza (risicata), stilato da Lara Filippini dell’Udc, che chiede al plenum del Gran Consiglio di “aderire” alla mozione depositata nel 2019 da Galeazzi, con quindi l’invito al governo a varare («Entro sei mesi», spiega la relatrice) un messaggio “al fine di introdurre l’immunità nella Loc sia per i Comuni che hanno il consiglio comunale sia per quelli che hanno l’assemblea comunale”. E un rapporto di minoranza, elaborato da Paolo Caroni del Centro. Che, pur condividendo i motivi “alla base” della mozione (e cioè, scrive il relatore, “evitare che il timore di conseguenze penali possa limitare il dibattito democratico e la trasparenza delle discussioni all’interno dei consessi comunali”), suggerisce di respingerla. E prospetta un’altra strada per “raggiungere l’obiettivo” dell’atto parlamentare, in modo da fugare ogni dubbio di natura giuridica: un’iniziativa cantonale. Un’iniziativa all’indirizzo di Berna per “modificare” il Codice di procedura penale (Cpp), normativa federale.

Il diritto federale

Il vigente articolo 7 del Cpp, quello sull’obbligatorietà dell’azione penale, afferma che le autorità penali sono appunto “tenute ad avviare e attuare un procedimento se vengono a conoscenza di reati o di indizi di reato”. Ma è sul secondo capoverso che Caroni pone l’attenzione. E che così recita: “I Cantoni possono: a) escludere o limitare la responsabilità penale dei membri delle loro autorità legislative e giudiziarie e dei membri del loro governo per espressioni usate nel parlamento cantonale; b) subordinare all’autorizzazione di un’autorità extragiudiziaria il procedimento penale per crimini o delitti che membri delle loro autorità amministrative e giudiziarie hanno commesso nell’esercizio delle proprie funzioni”. Il Canton Ticino ha infatti introdotto l’immunità (parlamentare) per i granconsiglieri.

Caroni: va modificato quel capoverso del Codice di procedura penale

Nell’ambito del diritto penale e della procedura penale, ricorda il relatore di minoranza, “la competenza di legiferare è attribuita alla Confederazione”. Il citato capoverso “prevede una delega di competenze ai Cantoni (‘I Cantoni possono:…’): questa delega non può però estendersi oltre i limiti sanciti dal diritto federale, pena la violazione del principio della forza derogatoria del diritto federale”. L’articolo 7 del Cpp, prosegue l’avvocato locarnese, “regola esaustivamente i limiti della competenza dei Cantoni nel definire chi può essere escluso o limitato nella responsabilità penale”. Per il deputato del Centro “l’estensione di tale immunità ai membri dei legislativi comunali eccede le competenze cantonali e potrebbe creare un’illusione di tutela che, in realtà, non ha fondamento giuridico”. Prevedere un’immunità a livello comunale senza una modifica del secondo capoverso dell’articolo 7 “comporterebbe un rischio per i consiglieri comunali, che potrebbero sentirsi falsamente protetti e, di conseguenza, esprimersi con maggiore libertà, rischiando poi una condanna penale (in caso di denuncia)”. Osserva Caroni: “Nonostante il tema sia già stato sollevato a livello federale da Marco Romano (ex consigliere nazionale del Centro, ndr) con mozione depositata nel 2015 e respinto nel 2017 su proposta del Consiglio federale, è evidente che la sola modifica della Loc senza adeguare il Codice di procedura penale non risolverebbe il problema”. Peraltro, annota Caroni, “nella sua proposta di respingimento” della mozione Romano, “il Consiglio federale scrive che ‘non intende estendere in modo precipitoso il privilegio dell’immunità, che pregiudica il principio del perseguimento penale. Esaminerà però tutti gli aspetti della questione in un quadro adeguato’”. Esaminerà... Insomma, ne deduce Caroni, “la tematica non è definitivamente chiusa a livello federale”. Cosa che giustificherebbe “la presentazione di un’iniziativa cantonale”, previa approvazione da parte del Gran Consiglio.

Su un’eventuale modifica della Legge organica comunale per estendere l’immunità ai membri dei legislativi locali, la commissione ‘Costituzione e leggi’ ha pure sollecitato i pareri dell’avvocato Roberto Di Bartolomeo, consulente giuridico del Gran Consiglio, e dell’avvocato ed ex magistrato Paolo Bernasconi. I quali, scrive Caroni, “non sono giunti a conclusioni univoche”. I pareri: per Bernasconi, si può agire “mediante norma di diritto cantonale”; Di Bartolomeo invece non esclude problemi “dal punto di vista della conformità con il diritto federale”. Secondo Caroni, a questo punto “l’unica via giuridicamente sicura e praticabile per raggiungere l’obiettivo della mozione è attraverso una modifica del Cpp: questo approccio consentirebbe di creare la base legale a livello nazionale”. In altre parole, ribadisce il relatore, la revisione della Loc in questo caso “eccede le competenze cantonali e potrebbe creare false aspettative di tutela”.

Toccherà ora al Gran Consiglio pronunciarsi, cosa che farà verosimilmente a settembre. E non sarà facile.

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