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Giustizia, l'audizione e le richieste a Gobbi

Lungo incontro fra commissione e Consiglio della magistratura. Il Plr al Dipartimento: entro l’autunno un progetto di adeguamento delle risorse umane

Il Consiglio di Stato incontrerà la commissione ‘Giustizia e diritti’ settimana prossima
(Ti-Press)
10 giugno 2024
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Oltre tre ore – tanto è durato l'incontro stamattina fra la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ e il Consiglio della magistratura (Cdm) – per entrare nel dettaglio delle preoccupazioni e delle richieste della giustizia ticinese. Un colloquio che ha avuto al centro il rapporto 2023 del Consiglio della magistratura, pubblicato nelle scorse settimane. «Abbiamo fatto delle domande, diverse domande, per capire certe affermazioni e per avere un quadro della situazione della magistratura. È stato un incontro positivo, ho notato un cambio di marcia da parte del Consiglio», afferma il presidente della commissione Fiorenzo Dadò (Centro). «Volevamo capire a cosa bisogna mettere mano con priorità». Un esempio? «Risolvere la situazione della Carp, la Corte di appello e revisione penale, che ha bisogno di un’aula», risponde Dadò. Ma la lista delle necessità della giustizia è lunga, e riguarda tutti i settori. A cominciare dal garantire l’indipendenza del terzo potere dello Stato. «Oggi per qualsiasi cosa, anche solo per cambiare una sedia o un armadio, bisogna passare dal Dipartimento delle istituzioni. Di fatto abbiamo un potere dello Stato che non è per niente indipendente dal profilo finanziario. Contrariamente a quello che succede in altri cantoni», sottolinea Dadò.

‘Cdm, oggi è poco più che volontariato’

Per il Consiglio della magistratura erano presenti, fa sapere la ‘Giustizia e diritti’ in una nota, il presidente e giudice d'Appello Damiano Stefani, la vice e pretore di Lugano Claudia Canonica Minesso, il procuratore generale sostituto Andrea Balerna e la cancelliera Lara Ghirardelli. «Si è parlato anche delle competenze e delle possibilità di intervento del Cdm, che ha un compito di vigilanza importante ma che oggi è poco più che volontariato. Si tratta di professionisti che hanno come attività principale quella di giudice o procuratore e poi devono svolgere anche dei ruoli extra. Questo sistema ha quindi dei limiti e bisogna trovare delle strade alternative». Continua il presidente della ‘Giustizia e diritti’, la quale settimana prossima riceverà in audizione in Consiglio di Stato: «Come commissione abbiamo sottolineato la volontà di dare un colpo di mano alla giustizia, occupandoci delle sue criticità il più presto possibile. È stata però anche espressa la nostra preoccupazione sulla situazione di tensione che si è venuta a creare tra i giudici del Tribiunale penale cantonale, memori pure di quello che era successo nel 2020 in occasione della rielezione dei procuratori pubblici quando c’erano state delle interferenze con messaggini vari». A proposito della votazione di ieri, che ha sonoramente bocciato l’acquisto dello stabile Efg, Dadò è lapidario: «Dalle urne è arrivato un chiaro segnale. La popolazione è a favore della giustizia ticinese ma contraria agli sperperi. Bisogna rivedere le priorità, non bloccare completamente gli investimenti in questo importante settore come ha pubblicamente detto qualcuno». L'allusione è al capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi.

E al Dipartimento del leghista Gobbi, il Partito liberale radicale avanza una serie di richieste. Perché, scrive, “la bocciatura popolare dell’acquisto dello stabile Efg quale nuova Cittadella della giustizia, non deve diventare un alibi per rimandare ulteriormente le riforme urgenti del terzo potere dello Stato, sia a livello strutturale e organizzativo, sia a livello logistico”. Il Plr chiede quindi al Dipartimento di “presentare entro l’autunno un progetto di adeguamento delle risorse umane alle necessità della giustizia con i relativi costi, con particolare riferimento alla reintroduzione della figura del sostituto procuratore pubblico, come da richiesta del Plr con l’iniziativa parlamentare di Giorgio Galusero del gennaio 2020, ripresa da Cristina Maderni, che va trattata in modo urgente”. Sollecita anche un "raffronto intercantonale". Chiede poi di “presentare entro fine anno un chiaro progetto di digitalizzazione delle risorse della giustizia con i relativi costi e tappe d’attuazione, con particolare attenzione ai problemi logistici legati alla mancanza di una struttura tecnica al passo con i tempi, che permetta a chi lavora di operare in modo efficiente ed efficace”. Chiede di “presentare al più presto un concetto per la professionalizzazione del Consiglio della magistratura, con costi e obiettivi, per garantire risorse adeguate e maggiori competenze e per poter agire più concretamente (unità/basi legali)”. Chiede di “presentare entro metà 2025 un progetto concreto e percorribile per una soluzione definitiva dei problemi legati agli spazi per le varie istituzioni giudiziarie con il relativo piano d’investimenti necessari”. Non solo. I liberali radicali si aspettano “finalmente passi avanti decisivi nel meccanismo di nomina dei magistrati – come chiesto con l’iniziativa parlamentare generica di Marco Bertoli – verso un concetto basato sulla qualità delle candidature, fuori da logiche partitiche, proprio nell’ottica di garantire un miglior funzionamento della nostra giustizia”. Le richieste del Plr “saranno oggetto a breve di un atto parlamentare”.

‘Serve una panoramica delle necessità e delle priorità’

Afferma il deputato e presidente dei liberali radicali Alessandro Speziali da noi interpellato: «Come partito abbiamo sostenuto il progetto della Cittadella della giustizia, ma riteniamo altrettanto importante tutto il resto in materia di giustizia: organizzazione, risorse, digitalizzazione... Ora dal Dipartimento dobbiamo avere una panoramica delle necessità e delle priorità. Altrimenti si continua ad annunciare progetti di riforma a indicarne l’anno di realizzazione». Il riferimento di Speziali è a ‘Giustizia 2018’, la riforma lanciata dal Dipartimento di Gobbi e in seguito fermatasi. «Noi vediamo una carenza di priorità sul tema Giustizia – riprende Speziali –. Giustizia il cui ruolo è centrale per il funzionamento dell’intero cantone. E non c’è soltanto la giustizia penale: c’è anche quella civile, c’è anche quella amministrativa. Il potere giudiziario non può essere in Ticino il cugino povero dei poteri legislativo ed esecutivo».

Nella magistratura, afferma la deputata socialista Daria Lepori, già presidente della ‘Giustizia e diritti’, «c’è chiaramente un problema di risorse umane in generale. Sono numericamente insufficienti e se non si potenzia si rimane ai piedi della scala, c’è poco da fare. Le giacenze si accumulano e i tempi d'evasione delle cause si dilatano. E questo inevitabilmente. A prescindere dalle capacità del singolo magistrato. Non è per esempio ammissibile, se ci limitiamo al Ministero pubblico, che ogni procuratore abbia all’anno mediamente cinquecentotrenta incarti in entrata da gestire. Dunque è una questione di volontà politica: le risorse umane vanno aumentate, il loro numero va adeguato, pertanto occorre investire».

Un incontro, quello con l’autorità che vigila sul funzionamento del sistema giudiziario cantonale, «senz’altro costruttivo, propositivo», osserva a sua volta la democentrista Roberta Soldati. Un’audizione «durante la quale si è parlato in maniera chiara dei temi e delle difficoltà puntuali emersi dal rapporto 2023, davvero ben fatto, del Consiglio della magistratura». Per la deputata dell’Udc «è davvero importante per la commissione avere un dialogo regolare con il Consiglio, affinché la ‘Giustizia e diritti’ possa contribuire, ovviamente nel limite delle sue competenze e nel rispetto della separazione dei poteri, a risolvere determinati problemi con proposte e dunque con degli atti parlamentari».

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