laR+ Ticino

Politica universitaria, 736 milioni per il quadriennio 2025-2028

La proposta di stanziamento è stata avallata dal governo con il licenziamento del relativo messaggio. Carobbio: ‘Ruolo centrale per lo sviluppo cantonale’

In sintesi:
  • Duca Widmer (Usi): ‘Constatiamo una rinnovata fiducia nei nostri istituti. In tutto il Cantone si sono dovuti fare dei risparmi e in parte ci saranno anche da noi’
  • Merlini (Supsi): ‘Un segnale forte e per nulla scontato. Il governo ticinese conferma l’importanza strategica per il nostro Cantone del settore della formazione e della ricerca’
‘Assicurare lo sviluppo armonioso e coerente con le necessità del territorio e incentivare la creazione di sinergie trasversali tra gli enti’
(Ti-Press)
6 giugno 2024
|

«Il Consiglio di Stato è consapevole delle ricadute sull’economia locale e del ruolo centrale che le università giocano per lo sviluppo finanziario e sociale del Cantone». È con queste parole che la consigliera di Stato Marina Carobbio ha motivato stamane in conferenza stampa la proposta di stanziamento di 736 milioni di franchi per il periodo 2025-2028 per l’intero settore universitario, circa 40 milioni in più rispetto al quadriennio 2021-2024. Lo stanziamento è stato approvato dal governo nella seduta di ieri con il licenziamento del messaggio di Politica universitaria cantonale per il quadriennio 2025-2028. Messaggio che delinea gli obiettivi in ambito universitario che l’Esecutivo cantonale si prefigge di raggiungere e definisce i contratti di prestazione con l’Università della Svizzera italiana (Usi), la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) e il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta scuola pedagogica (Dfa/Asp).

«La pianificazione universitaria – ha ricordato in apertura la direttrice del Decs, il Dipartimento educazione, cultura e sport – si inserisce anche nel contesto federale e richiama il contesto normativo e finanziario cantonale». La politica universitaria cantonale, spiega Carobbio, «ha quale scopo principale sostenere l’indirizzo strategico perseguito dall’Usi e dalla Supsi, con gli enti affiliati e associati, fornendo linee guida e raccomandazioni su aspetti che il governo ritiene particolarmente rilevanti». In tal senso l’obiettivo principale, prosegue, «è assicurarne lo sviluppo armonioso e coerente con le necessità del territorio e incentivare la creazione di sinergie trasversali tra gli enti. Il Cantone – specifica la consigliera di Stato – garantisce quindi le condizioni quadro affinché l’offerta risulti qualitativamente attrattiva e affinché venga mantenuto un equilibrio nello sviluppo del campo dell’insegnamento e della ricerca scientifica».

Molti gli obiettivi prefissati

Non pochi gli obiettivi generali del quadriennio illustrati stamane a Bellinzona. «Innanzitutto – rileva Carobbio – vogliamo prediligere un focus formativo e di ricerca sui temi di sviluppo socioeconomico emergenti e in fase di consolidamento, come i trend demografici, l’urbanizzazione, l’automazione, la digitalizzazione o la sicurezza informatica. Evidentemente le università sono luoghi di studio, insegnamento e ricerca, ma hanno anche un importante legame con il territorio». In secondo luogo, «ci sarà un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, come pure una promozione della cultura e condivisione del sapere attraverso seminari, conferenze ed esposizioni aperti al pubblico e tramite l’implementazione di una strategia ‘open science’ e ‘open data’. Il terzo mandato dell’università è infatti quello di trasferire il sapere al di fuori del contesto accademico». Non solo. «Puntiamo – riprende la direttrice del Decs – a un incremento della reputazione e della visibilità di questi istituti per dare maggiori opportunità ai loro diplomati, nonché a un rafforzamento del profilo specifico di ogni istituto, a uno stimolo della mobilità dei collaboratori, alla promozione della parità di genere e ad attrarre maggiormente studenti ticinesi e svizzeri». Non da ultimo, completa Carobbio, «miriamo a un’intensificazione delle collaborazioni tra l’Usi e la Supsi, promuovendone la partecipazione attiva nello Switzerland Innovation Park Ticino, a garantire uno sviluppo finanziario sostenibile degli enti universitari, prestando particolare attenzione alle modifiche dei parametri di finanziamento federale, e a un perseguimento dell’efficienza, anche in termini di costi, dell’impianto organizzativo, amministrativo e gestionale».

Crescita media annua della spesa cantonale dell’1,91%

Tornando alla spesa totale di 736 milioni, chiarisce Carobbio, «per il Consiglio di Stato è fondamentale dotare questi istituti di sufficienti mezzi finanziari per rispondere agli obiettivi della politica universitaria cantonale». In effetti, in funzione della situazione finanziaria del Cantone, «durante questo periodo potranno essere valutati finanziamenti aggiuntivi volti al sostegno di progetti specifici di particolare rilievo». E aggiunge: «La crescita media annua della spesa cantonale per le università è dell’1,91%, a fronte del 2,15% del quadriennio 2021-2024. Se è vero che i tassi di crescita sono inferiori rispetto al periodo precedente, è altrettanto vero che i mezzi per le università si inseriscono nella volontà espressa anche dal governo di rafforzare la formazione in Ticino». Una particolare attenzione è stata poi dedicata «agli istituti di ricerca biomedica, anche in vista degli sviluppi futuri e per rafforzare il master in medicina».

Per quanto concerne il consolidamento del terziario universitario, interviene la direttrice della Divisione cultura e studi universitari Raffaella Castagnola Rossini, «vogliamo proporre una visione di insieme della formazione in Ticino, così da assicurare una presenza diffusa sul territorio, intensificando collaborazioni tra istituti di ricerca e aziende e promuovendo l’avvicinamento di enti di ricerca riconosciuti a livello nazionale e internazionale agli istituti universitari». Nel messaggio, osserva, «ogni istituto ha un capitolo a lui dedicato. Questo è però volto a rafforzarne il profilo, promuovendone le caratteristiche peculiari. Per l’Usi, il profilo scientifico con predisposizione a formazioni di master e dottorato. Per la Supsi, la sua propensione alla formazione professionalmente qualificante e alla ricerca applicata a disposizione delle imprese e delle organizzazioni del territorio». Rispetto ai messaggi precedenti, conclude Castagnola Rossini, «abbiamo leggermente modificato una serie di indicatori, insistendo sugli obiettivi prioritari, ma soprattutto abbiamo indicato quali sono gli elementi che misurano gli adempimenti al contratto».

‘Istituti felicemente condannati a collaborare’

«Abbiamo atteso – non nasconde la presidente del consiglio dell’Usi Monica Duca Widmer – con un po’ di preoccupazione e apprensione questo messaggio». E questo perché, «vedendo la situazione finanziaria del Cantone, ci chiedevamo dove si sarebbe andati a parare. Constatiamo però una rinnovata fiducia nei nostri istituti. È chiaro – evidenzia – che in tutto il Cantone si sono dovuti fare dei risparmi e in parte ci saranno anche da noi». Ma, aggiunge, «saper di poter contare ugualmente su una crescita media dell’1,91% ci dà la possibilità di riuscire a portare avanti la maggior parte degli obiettivi prefissati». Nel messaggio è presente anche una novità per il polo universitario ticinese: «È previsto – nota la presidente del consiglio dell’Usi – un finanziamento speciale per progetti di collaborazione tra l’Usi e la Supsi».

Anche per il presidente del consiglio della Supsi Giovanni Merlini si tratta di «un segnale forte e per nulla scontato. Il governo ticinese conferma l’importanza strategica per il nostro Cantone del settore della formazione e della ricerca, motore dello sviluppo, dell’innovazione e del benessere». Nel prossimo quadriennio, illustra, «la Supsi proseguirà la concretizzazione dei propri mandati. Risponderemo anche alle esigenze di un tessuto economico sempre più orientato verso l’innovazione assicurando competitività e attrattività al nostro territorio con un occhio alla sostenibilità, all’integrità e all’inclusività. Per farlo è imprescindibile una collaborazione con l’Usi. I due istituti sono felicemente condannati a collaborare, una necessità stimolante».