Per Gerardo Cuomo, ex re del contrabbando internazionale di sigarette, sembra allontanarsi la possibilità di tornare in possesso dei “risparmi di una vita”, sequestrati oltre vent’anni fa dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, nell’ambito dell’operazione ‘Crna Gora’, maxi inchiesta su un colossale traffico di ‘bionde’, il cui destino è di finire in fumo. Traffico diramatosi dal Montenegro alle coste pugliesi, mille tonnellate al mese, dal 1996 e per alcuni anni, promosso in Ticino (103 arresti, una ventina i ticinesi, per lo più corrieri di valuta).
La Corte di cassazione, nella recente udienza, ha accolto il ricorso della Procura generale, che si è opposta alla decisione della Corte d’appello di Bari di restituire a Gerardo Cuomo i “risparmi di una vita”, appunto. I giudici della Suprema corte hanno rinviato il fascicolo processuale, accompagnandolo con una serie di osservazioni, al Tribunale d’appello del capoluogo pugliese. Obiezioni soprattutto in punta di diritto, considerato che l’iter processuale nel 2004 è iniziato con una condanna di Gerardo Como, in sede di udienza preliminare, a oltre sette anni di carcere per arrivare nel 2021 a un non luogo a procedere per pervenuta prescrizione. Il nuovo processo a Bari potrebbe essere celebrato entro la fine dell’anno.
Il pronunciamento della Corte di cassazione riporta in auge un’inchiesta dalla quale è scaturito lo scandalo Ticinogate, che ha coinvolto Franco Verda, presidente del Tribunale del Canton Ticino, oltre a Gerardo Cuomo (entrambi condannati nel 2001 a Lugano). Fra gli arrestati legati all’operazione ‘Crna Gora’, anche Francesco Prudentino, conosciuto come ‘Ciccio la busta’, altro contrabbandiere di ‘bionde’, pure lui radicato in Canton Ticino, titolare di conti correnti milionari, sequestrati e restituiti a seguito di un interessamento da pare di Gerardo Cuomo, presso il giudice Franco Verda.
Gerardo Cuomo, tornato libero dopo essere stato estradato dall’Olanda, dove aveva trascorso diversi mesi in carcere dopo una condanna inflitta dai giudici olandesi per vicende legate al contrabbando di sigarette, e aver definitivamente chiuso – grazie alla prescrizione – i conti con la giustizia penale italiana, al termine di una sorta di telenovela giudiziaria, andata avanti una ventina di anni, è ora impegnato (e con lui il difensore, l’avvocato Lorenzo Corvucci), nella battaglia giudiziaria che maggiormente gli interessa e che per sua ammissione alimenta i suoi sogni: la possibilità di tornare in possesso dei suoi “risparmi di una vita”. Un tesoro non facile da quantificare.
In passato si era parlato (e scritto) di beni, immobili, conti correnti e uno yacht da mille e una notte, lungo trenta metri che Gerardo Cuomo aveva pagato dieci miliardi di lire. Ora si viene a sapere che sono sempre sotto sequestro cinque ville nella zona di Bologna, conti correnti per una decina di milioni di euro (buona parte dei quali depositati in una banca del New Jersey: somma che continua a crescere grazie agli interessi) e lo yacht ‘Arthemia’, in custodia alla Guardia di finanza, sempre ormeggiato a Taranto.
Per quanto è dato sapere, le Fiamme Gialle in vent’anni non sarebbero riuscite a mettere in moto la lussuosa imbarcazione in quanto per farla navigare occorrono venticinquemila euro. Uno yacht sul quale si è concentrata l’attenzione in occasione del Ticinogate. Soprattutto dopo la pubblicazione di una foto scattata da poliziotti in borghese a Porto Cervo: nell’istantanea Gerardo Cuomo, assieme a una giovane lituana, Franco Verda e Désirée Rinaldi e una coppia svizzera (lui allora era responsabile a Montecarlo e in Italia di un’importante private banking elvetica). Le tre coppie erano state immortalate in Costa Smeralda il 24 giugno 1999, mentre brindavano con champagne Cristal. di Marco Marelli