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Lista sostenitori acquisto stabile Efg, due nomi di troppo

Agustoni e Capoferri del Centro: ‘Il comitato dei favorevoli non ci ha preliminarmente interpellati’. E la gaffe: l’ex ufficiale associato alla Lega

In sintesi:
  • Pedrazzini, del comitato a favore: ‘Una telefonata si poteva fare, ma in parlamento hanno votato sì all'acquisto’
  • Agustoni: ‘Non condivido lo slogan catastrofista’
Sulla sinistra, l’edificio
(Ti-Press)
31 maggio 2024
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Acque agitate, sempre più agitate, intorno al dossier stabile Efg, l’imponente edificio di Lugano che dovrebbe ospitare gran parte delle autorità giudiziarie ticinesi e sul cui controverso acquisto, 76 milioni di franchi, i cittadini si esprimeranno a breve, domenica 9. Stavolta ad accendere gli animi è l’inserzione apparsa ieri a tutta pagina sul ‘Corriere del Ticino’ del comitato favorevole all’acquisizione, al trito e ritrito motto di “La giustizia cade a pezzi, investiamo oggi per risparmiare domani”. Ebbene, nella lista dei “sostenitori dell’iniziativa” figurano anche i nomi di due deputati, entrambi del Centro, che a loro insaputa sono stati inseriti nell’elenco. Cosa che non hanno particolarmente gradito. Sono Maurizio Agustoni, capogruppo in Gran Consiglio, e Giovanni Capoferri, il quale nella citata lista è stato oltretutto indicato come appartenente alla “Lega dei Ticinesi”.

Dadò: un fatto grave

Già in mattinata il presidente e parlamentare del Centro Fiorenzo Dadò ha azionato sui social l’artiglieria pesante. Nella lista, scrive Dadò, “compaiono anche dei nomi ai quali non è stato chiesto il permesso di essere associati al messaggio funesto. Questo è ovviamente grave. La giustizia se cade a pezzi è per ben altre ragioni, in primis perché chi doveva occuparsene in questi anni non ha fatto assolutamente nulla. Grazie”. Ed evidenzia: “Non è certo per la mancanza di lusso, di pavimenti di marmo e di scrivanie firmate che la giustizia diventerà più efficiente, si metteranno finalmente i pedofili in galera e si arresteranno più malfattori. In un periodo di mancanza di soldi, iniziamo ad agire per priorità”.

Pedrazzini: non c’è motivo di far cagnara

Del comitato a sostegno dell’acquisto dell’immobile ex Banca del Gottardo fa parte pure il già consigliere di Stato del Ppd (oggi Centro) Luigi Pedrazzini. «In questi giorni – afferma l’ex direttore del Dipartimento istituzioni, da noi contattato – sono in Italia e non ero al corrente dell’uscita di questa pagina, quindi non so come siano andate effettivamente le cose. Probabilmente hanno inserito fra i sostenitori anche i nomi dei deputati, come Agustoni e Capoferri, che in Gran Consiglio hanno votato sì all’acquisto. E il voto è pubblico. Detto questo, sarebbe stato più corretto chiedere la disponibilità o meno a figurare nell’elenco dei sostenitori. Non mi sembra però che vi siano motivi per fare della cagnara». Parole che paiono riferite alle considerazioni di Dadò.

Agustoni: non condivido lo slogan

«Di certo – commenta, interpellato dalla Regione, Maurizio Agustoni – non mi sarebbe dispiaciuta una telefonata del comitato dei favorevoli, anche perché avrei potuto spiegare le ragioni che non mi permettevano di aderire all’inserzione. Immagino abbiano dato per scontata la mia adesione alla luce del mio voto in Gran Consiglio». In febbraio, in parlamento, ricorda il capogruppo dei centristi, «ho votato sì all’acquisto dello stabile Efg, così come al referendum finanziario obbligatorio, affinché su un importo piuttosto significativo, si tratta pur sempre di un’ottantina di milioni, decida in ultima istanza il popolo. Il comitato cantonale del Centro su questo tema ha tuttavia lasciato libertà di voto. In tali casi, per prassi, i membri della dirigenza cantonale non intervengono direttamente nella campagna di voto. Ciò premesso, non posso condividere il ‘catastrofismo’ dell’inserzione e il messaggio secondo cui la giustizia ticinese starebbe cadendo a pezzi. Mi sembra un messaggio ingiustificato e inquietante, tanto più che stiamo parlando di uno dei poteri dello Stato, forse il più delicato. C’è un Palazzo di giustizia, quello attuale, che è malandato e ha bisogno di interventi, ma la forza della giustizia la fanno le persone. E il nostro sistema giudiziario è composto di persone che in larghissima parte lavorano con grande dedizione e impegno».

Capoferri: sempre più convinto che la spesa non si giustifica

Si dice «molto infastidito» Giovanni Capoferri. «Non solo non sono stato contattato dal comitato favorevole all’investimento, ma addirittura vengo associato a un partito che non è il mio – sbotta l’ex ufficiale della Polizia cantonale, subentrato in Gran Consiglio in febbraio a Giorgio Fonio (eletto alle Federali in Consiglio nazionale) –. Tant’è che oggi (ieri, ndr) ho ricevuto una cinquantina di messaggi del tipo: ‘Ma cosa hai fatto?! Sei diventato leghista?’». Non è tutto. «Più ci avviciniamo alla votazione popolare, più mi convinco che questa operazione non si giustifica finanziariamente. Un’operazione che verrebbe a costare oltre duecento milioni di franchi una volta completata la cosiddetta Cittadella della giustizia con la ristrutturazione dell’odierno Palazzo di giustizia e dell’attiguo edificio di via Bossi. Non sono contrario a un’adeguata sistemazione logistica della magistratura, ma adesso ritengo che lo stabile Efg non sia funzionale alle esigenze degli uffici giudiziari. E poi mi domando: se dovessimo spendere un’ottantina di milioni per l’acquisizione dell’immobile Efg, e considerate le difficoltà finanziarie del Cantone, troveremmo i soldi per costruire il nuovo penitenziario cantonale? Insomma, prima di inserire il mio nome nella lista, avrebbero dovuto interpellarmi».

Ferrara: i malumori sono in casa Centro

«Quella di Capoferri membro della Lega è stata purtroppo una svista. Come la pensano lui e Agustoni è però chiaro, entrambi hanno infatti votato sì al credito in Gran Consiglio», rileva Natalia Ferrara, granconsigliera del Plr e membro del comitato di sostegno. «È un dato pubblico. Se poi questo ha creato dei malumori all’interno del Centro è una questione che devono risolvere tra di loro». Ferrara respinge anche la critica di associare i nomi di chi ha approvato in parlamento il credito a uno slogan forte (‘La giustizia cade a pezzi’) come quello della campagna a favore. «In questa fase di avvicinamento al voto se ne sono dette tante. Il nostro slogan non è una frase urlata, ma la realtà della situazione in cui si trovano gli stabili, gli spazi, la logistica della giustizia ticinese».