Il presidente del Centro, davanti al Comitato cantonale, illustra le priorità dopo elezioni ‘molto positive’. Ispirandosi ‘all’aquila e alla formica’
«Ci sono delle priorità che vanno dichiarate e che non possono essere ignorate, ci sono già troppi altri colleghi e partiti che fanno finta di niente, ma il nostro indirizzo politico di partito serio e responsabile deve tenerne conto». Pane al pane e vino al vino, il presidente del Centro Fiorenzo Dadò – davanti al Comitato cantonale convocato questa sera a Bellinzona – sgombra subito il campo su dove la politica dovrà a suo avviso concentrare le proprie attenzioni nell'immediato futuro: «Il risanamento dei conti pubblici a livello cantonale, che chiederà grossi sacrifici e rinunce un po' a tutti. Questo ci impone un cambio di rotta e una maggior oculatezza nell’uso dei soldi che, a scanso di equivoci, non sono dello Stato, del governo, o del Gran Consiglio. Ma sono dei cittadini», scandisce Dadò. E proprio per questo motivo, proprio «perché sudati dalla gente, vanno impiegati per cose veramente utili e prioritarie, con maggior parsimonia e responsabilità». L'altra grande priorità «che dovrebbe interessare a tutti, sta nel dare una risposta all’esplosione dei costi della salute, che stanno mettendo in grave difficoltà i cittadini con i premi di cassa malati oramai giunti a un livello per molti insostenibile».
Qualcosa però è già stato fatto, e Dadò lo rivendica: «In Gran Consiglio abbiamo chiesto e ottenuto, nonostante alcune iniziali resistenze, una revisione della spesa e dei conti pubblici i cui frutti, ma solo se ci sarà l’impegno di tutti i partiti, li vedremo solo nei prossimi anni. A tal proposito – assicura il presidente del Centro – noi ci impegneremo con serietà in questo esercizio difficile e scomodo, ma non faremo silenzio se dovessimo constatare che qualcuno in governo in parlamento farà il furbo». A livello nazionale, invece, «è stata lanciata l’iniziativa per un freno ai costi e ai premi di cassa malati a breve in votazione, alla quale abbiamo partecipato con convinzione. Iniziativa osteggiata da tutti, dalle potentissime case farmaceutiche giù fino alla lobby dei medici ticinesi, il cui presidente non ha trovato di meglio che scendere in piazza e tentare di terrorizzare la popolazione affermando che non verrà più curata. Siamo arrivati a questo punto…».
Detto delle prossime battaglie, Dadò volge anche uno sguardo retrospettivo alle elezioni dell'ultimo anno parlando di un partito che «di fatto può guardare alla nuova legislatura con ottimismo dopo una stagione elettorale molto positiva a livello federale, cantonale e comunale. Dopo anni di difficoltà e di scoraggiamento, durante i quali in tanti avevano perso le speranze, la popolazione ci ha dato fiducia e ha premiato il frutto serio e concreto del nostro lavoro a favore dei ticinesi». Un risultato positivo che Dadò afferma arrivare da lontano, «e frutto di una miscela di elementi felici e di anni di impegno, serietà e sacrifici, durante i quali il Centro si è profilato con dei temi coraggiosi, posizioni chiare e stando dalla parte della gente».
In un contesto sempre più difficile, dove la società intera fatica sempre più. «Ma per fortuna un esempio virtuoso giunge dalla natura, dall’aquila e dalla formica», spiega Dadò: «La prima osserva il mondo a 360 gradi, acquisendo una visione di insieme della variegata realtà che ci circonda, volando alle grandi altezze con un occhio cinque volte più efficace e mobile del nostro. Mentre l’altra, la formica, scruta bene le minuzie, quel che ha davanti, osservando i particolari attraverso le migliaia di piccole lenti che compongono il suo occhio, venendo così a conoscenza del microcosmo che la circonda, della realtà dei piccoli ma pressanti problemi della sua comunità». Quindi «al di là del bellissimo risultato che abbiamo ottenuto, anche le ragioni di questo trend positivo che ci avvolge vanno osservate con la stessa modalità di analisi, in quanto non sono affatto di semplice lettura e sarebbe illusorio credere che la crisi che ha colpito i partiti negli ultimi quarant’anni sia oramai una questione del passato e che ce la siamo lasciata alle spalle».
Nel suo intervento, il consigliere di Stato del Centro, il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, torna con la memoria al suo anno presidenziale appena finito. Anno in cui «ho osservato una crepa sempre più larga nella nostra società, che mette a rischio la coesione sociale. I prossimi anni saranno molto complicati, a cominciare dalla necessità di riequilibrare le finanze cantonali». In vista delle votazioni del 9 giugno, De Rosa torna a ribadire il proprio sostegno all’iniziativa ‘Per premi meno onerosi’, la quale chiede che il premio di cassa malati non superi il 10% del reddito disponibile.
Secondo le stime, «per il nostro cantone comporterebbe un aumento del contributo federale di quasi 400 milioni a fronte di un maggior onere di spesa di 25 milioni», sottolinea il direttore del Dss. Quindi, «per noi è un'opportunità per attrarre una fonte di finanziamento essenziale. Un simile sostegno finanziario – spiega ancora De Rosa – trova il fondamento nel fatto che la Confederazione riconoscerebbe, aggiungo finalmente, l'enorme impegno del Cantone nel settore per alleggerire l'insostenibile onere finanziario». Questa prospettiva, «permetterebbe di compensare l'ingiustizia profonda e sotto gli occhi di tutti della perequazione finanziaria intercantonale, che Confederazione e moltissimi Cantoni non vogliono correggere».
E De Rosa attacca a testa bassa: «Il Ticino riceve 86 milioni. La stessa cifra che riceve chi ha un decimo della popolazione in meno, un altro cantone ne riceve dieci volte più di noi, 900 milioni. L'altro cantone con cui condividiamo la lingua italiana ottiene quattro volte di più, per non parlare del Canton Berna che riceve 1,3 miliardi di franchi. 1,3 miliardi». Ebbene, «una piccola parte di queste centinaia di milioni di franchi ci permetterebbe di uscire dalla crisi finanziaria».