laR+ Lavoro ridotto

‘Stretta nella concessione dell’indennità, che accade?’

Un presunto inasprimento nella concessione alle aziende del lavoro ridotto. A chiederne conto, il deputato del Centro Claudio Isabella, con i colleghi di partito Giovanni Capoferri e Sara Demir, in un’interrogazione all’indirizzo del Consiglio di Stato. Interrogazione che sollecita lumi sulle competenze cantonali o federali e sulle motivazioni dell’asserito giro di vite.

“Prima del 2020, le indennità per lavoro ridotto (Ilr) – scrive il granconsigliere centrista – sono state uno strumento utile per le aziende che attraversavano momenti di difficoltà temporanea ma che desideravano mantenere tutti i posti di lavoro”. Già prima dell’emergenza sanitaria, osserva, “questo ammortizzatore sociale si è dimostrato molto efficace nel salvare decine di migliaia di posti di lavoro. Durante gli anni della pandemia, le indennità di lavoro ridotto hanno giocato un ruolo fondamentale nel salvare numerosi posti e numerose aziende che, altrimenti, non avrebbero probabilmente potuto far fronte al duro colpo inflitto dai mesi di inattività”.

Per il deputato, durante il Covid, “la Svizzera è stata una delle nazioni più rapide nel fornire aiuto alle imprese e ai loro dipendenti. Questo è stato possibile – sottolinea Isabella – grazie alla generosità di questo ammortizzatore sociale, ma grazie anche alla capacità e alla rapidità degli Uffici del lavoro e delle casse di disoccupazione nell’adottare decisioni e nel concedere le indennità”. E precisa: “Dopo questo periodo difficile, l’ammortizzatore sociale in questione è ritornato ai tempi precedenti alla pandemia, con una diminuzione significativa delle richieste, attestandosi su una media simile a quella degli anni 2018/2019. Questo è avvenuto in parte perché molte attività hanno iniziato a riprendersi autonomamente, in alcuni settori addirittura accelerando il ritmo. In parte invece alcune aziende che hanno incontrato gravi difficoltà non hanno potuto contare su questo ammortizzatore a causa di un presunto irrigidimento nell’applicazione delle disposizioni della Ladi, la Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione”. Non solo. “In altri casi – rimarca Isabella nell’interrogazione – le aziende hanno potuto accedere al lavoro ridotto, ma purtroppo hanno dovuto affrontare tempi di attesa estremamente lunghi prima di poter ottenere una decisione positiva”. Secondo la Seco, cita il deputato, “il servizio cantonale emana la sua decisione entro dieci giorni dal termine di preannuncio”. Le tempistiche quindi dovrebbero essere brevi. Tant’è, afferma Isabella, che “per evitare possibili problemi o sprechi di tempo, è di fondamentale importanza promuovere la discussione e il dialogo, considerando la crucialità delle nostre aziende e dei loro posti di lavoro per la ricchezza dello Stato”.

In tal senso, Isabella chiede al governo dettagli sul numero di richieste di Ilr presentate nel 2023 e 2024 e negli anni precedenti al Covid e sul numero di richieste accolte. Inoltre, se sia vero che “il dialogo tra privato e ufficio preposto viene di regola negato”, nonché se corrisponda al vero che da “parte dell’Amministrazione cantonale vi siano state delle risposte tardive ad aziende che necessitavano di far capo alle indennità”.

‘Commesse: favoriamo il lavoro a km 0’ ‘Mozione da considerare evasa’

Restando in tema lavoro, la commissione parlamentare ‘Economia e lavoro’ ha firmato nei giorni scorsi, come indica la stessa in un comunicato, il rapporto stilato da Alessandro Speziali (Plr) che invita il plenum del Gran Consiglio a considerare “evasa” la mozione ‘Commesse pubbliche: favoriamo il lavoro a km zero’, depositata nel giugno 2019 dall’allora deputato leghista Fabio Badasci. Aderendo al rapporto di Speziali, la commissione si allinea alla posizione del Consiglio di Stato. Secondo il quale, fra l’altro, la Legge federale sul mercato interno “garantisce l’accesso al mercato cantonale di merci, servizi e prestazioni forniti da parte di tutti gli offerenti svizzeri e quindi, indirettamente, sarebbe difficilmente conciliabile con un criterio di scelta fondato esclusivamente sulla minor distanza dal luogo di esecuzione”.

Ad ogni modo, scrive a sua volta Speziali, “il governo rileva pertinentemente come la modifica di legge (la Legge sulle commesse pubbliche, ndr) in vigore dal 1º gennaio 2020 ha – tra le altre cose – innalzato i valori soglia per l’incarico diretto e a invito: ciò consente agli enti pubblici di godere di un sensibile miglioramento del margine di manovra nello scegliere i produttori e le imprese locali”. VDF/A.MA.