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Conciliabilità lavoro-famiglia, ‘un investimento, non un costo’

Raccolte da FaftPlus oltre 2mila firme per chiedere ai Comuni asili nido accessibili, pre e doposcuola, nonché mense scolastiche a prezzi moderati

In sintesi:
  • La Mantia: ‘Una buona rete di strutture per la conciliabilità lavoro-famiglia aumenterebbe l’attrattività del nostro Cantone come luogo per vivere, lavorare e avere una famiglia’
  • Fitas: ‘In Ticino sei donne su dieci lavorano a tempo parziale, rispetto solamente a meno di due uomini su dieci. Una lama a doppio taglio’
‘Un tema determinante per il futuro del nostro cantone che ne aumenterebbe l’attrattività’
(Keystone)
25 aprile 2024
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«I maggiori investimenti per le strutture di conciliabilità lavoro-famiglia sono un tema determinante per il futuro del nostro cantone. Si parla molto della fuga dei cervelli, del fatto che i giovani vadano oltralpe per studiare e che troppo spesso non tornino, dell’invecchiamento della popolazione e della mancata volontà delle giovani coppie di avere figli. Mettere a disposizione una buona rete di strutture per la conciliabilità lavoro-famiglia, a prezzi accessibili e di qualità, aumenterebbe, non di poco, l’attrattività del nostro cantone come luogo per vivere, lavorare e avere una famiglia». Gina La Mantia, copresidente di FaftPlus, la Federazione delle associazioni femminili Ticino Plus, ha le idee chiare: «Mettere a disposizione questi servizi non deve essere visto come un costo, ma come un investimento». Questa mattina a Lugano FaftPlus ha presentato i risultati della raccolta firme sul tema della conciliabilità lavoro-famiglia, un appello lanciato ai Comuni lo scorso 25 gennaio, in vista delle elezioni comunali, per chiedere un maggior impegno in merito. Le firme raccolte sono oltre 2mila, 2’212 per la precisione.

‘Un sostegno forte e trasversale dalla popolazione’

«Le nostre proposte – riprende La Mantia – sono molto concrete. Asili nido accessibili a tutte le famiglie, il cui costo non dovrebbe superare il 5% del reddito disponibile della famiglia, pre e doposcuola destinati agli allievi delle scuole primarie, in ogni sede, nonché mense scolastiche a prezzi moderati e senza limiti di accesso, in tutti gli istituti». E chiarisce: «L’appello è destinato ai Comuni, perché questi servizi ricadono prioritariamente nella loro competenza, e sono pertanto distribuiti in modo molto diseguale sul territorio cantonale. L’offerta, i prezzi e la qualità di questi servizi varia molto, da Comune a Comune. Ciò mette in grandi difficoltà i genitori, in particolare di quei Comuni più piccoli, con finanze più ristrette, o con una visione politica meno aperta e lungimirante».

Un investimento dicevamo. «Mettere a disposizione questi servizi – illustra la copresidente di FaftPlus – permette di rafforzare la situazione economica delle famiglie. Ora, ma anche in una prospettiva futura, poiché consente a entrambi i genitori di lavorare e di accantonare una rendita pensionistica. Non va dimenticato che la povertà della terza età è prevalentemente femminile». Non solo. «È un investimento per rendere le famiglie più resilienti e meno esposte ai rischi che la vita porta, come una malattia, la disoccupazione o il divorzio. Si tratta inoltre di un investimento che ha un tornaconto positivo anche per le finanze pubbliche: meno necessità di distribuire sussidi e altri aiuti sociali, comporta più entrate derivanti da imposte sul reddito». Ma anche. «La messa a disposizione di questi servizi permette alle donne, che ormai a livello di studio e formazione professionale sono pari agli uomini, di mettere a frutto le proprie competenze e di contrastare in questo modo la mancanza di manodopera qualificata». Insomma, un investimento non ‘solo’ per le donne, ma per il bene della società tutta.

Durante la raccolta firme, spiega La Mantia, «FaftPlus ha anche organizzato delle bancarelle. Bancarelle che ci hanno dato l’opportunità di dialogare con la popolazione e di tastare il polso sul tema. Abbiamo constatato un sostegno molto forte e trasversale, quindi non legato alla questione partitica, soprattutto da parte di donne, di giovani donne e uomini e giovani famiglie».

‘Il tessuto economico ticinese rappresenta un ostacolo’

Per Davina Fitas, presidente della Commissione consultiva per le pari opportunità del Cantone, «allo stato attuale, il cammino verso una vera ed effettiva conciliabilità tra lavoro e famiglia sembra comunque ancora lungo». E rileva: «In Ticino sei donne su dieci lavorano a tempo parziale, rispetto solamente a meno di due uomini su dieci. Sappiamo che il lavoro a tempo parziale è una lama a doppio taglio: se da un lato facilita la conciliazione tra lavoro e famiglia, dall’altro implica spesso condizioni di lavoro precarie, prestazioni sociali più scarse, come nel caso della cassa pensioni, e minori possibilità di perfezionamento e di carriera».

Dal secondo Barometro nazionale dell’uguaglianza, pubblicato dalla Conferenza svizzera delle delegate alla parità nel 2021, illustra Fitas, «emerge che oltre il 60% delle donne e il 54% degli uomini desidera un modello di conciliabilità in cui entrambi i partner lavorano a tempo parziale». Ciononostante, non mancano ostacoli alla realizzazione di questo modello. «La flessibilità delle condizioni lavorative – riprende la presidente della Commissione consultiva – è difficile da ottenere soprattutto in un cantone come il nostro dove il tessuto economico è composto principalmente da piccole e medie imprese».

‘Risvolti positivi per le finanze pubbliche’

Presente in sala anche Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia, professore universitario ed ex consigliere di Stato liberale radicale a Neuchâtel. «L’aumento del numero di strutture per l’infanzia e l’accessibilità dei loro prezzi aiuterà anche le finanze dello Stato», sottoscrive Gnaegi. E questo perché, continua, «secondo i nostri studi, un numero maggiore di donne lavorerà e, di conseguenza, pagherà più tasse. Così sarà possibile compensare il costo di queste strutture». Stando al direttore di Pro Familia, «l’aumento del numero di strutture per l’infanzia consentirà di fare un passo importante verso la parità tra uomo e donna, dando a ogni donna la possibilità di mettere in pratica la proprie competenze continuando a lavorare». Il ritorno economico di questo investimento sarebbe dunque redditizio.

Inoltre, citando i risultati del secondo Barometro svizzero delle famiglie 2024 realizzato da Pro Familia e Pax, Gnaegi evidenzia come «la situazione finanziaria risulti spesso più tesa per le famiglie della Svizzera romanda e ancora di più per quelle del Ticino. Tra le preoccupazioni principali evidenziate dalle famiglie intervistate nel Barometro emergono dei temi di natura economica, ovvero i premi di cassa malati, l’aumento dei prezzi e i costi abitativi».

A preoccupare Gnaegi un effetto perverso probabilmente causato da questa situazione: «Abbiamo constatato che, nonostante la necessità di avere degli asili nido accessibili, quest’anno le famiglie che ne fruiscono sono in calo. La nostra ipotesi è che, essendo i costi degli asili nido troppo elevati, per le famiglie sia più conveniente rinunciare al lavoro per occuparsi dei figli, piuttosto che pagare una struttura».