laR+ Ticino

‘Riforma fiscale da bocciare, non c’è alcuna fuga di globalisti’

Il comitato contrario alla revisione della Legge tributaria si presenta e attacca: ‘Un regalo ai ricchi, la cui evoluzione in Ticino è molto marcata’

Dalla piazza alle urne
(Ti-Press)
24 aprile 2024
|

È un “¡No pasarán!” gagliardo e tosto quello che il comitato interpartitico ‘Stop ai tagli!’ ha piazzato nella trincea della lotta alla riforma fiscale che prevede l’abbassamento dell’aliquota massima dal 15 al 12% (che in soldoni è uno sconto pari al 20%), lo sgravio lineare dell’1,66% per tutti e altre deduzioni per spese professionali e prelievo del capitale di previdenza – cui non si oppongono, dopo aver chiesto più volte lo spacchettamento e aver rilanciato con delle iniziative parlamentari – e che andrà in votazione popolare il 9 giugno dopo la riuscita del referendum chiamato, appunto, da sinistra e sindacati.

Durisch: ‘Non siamo per più imposte, siamo per non abbassarle’

Sinistra e sindacati che stamattina a Bellinzona hanno presentato una campagna che si preannuncia agguerrita, perché «questa votazione è fondamentale per noi, ma anche per decidere come verranno gestite le finanze nei prossimi anni» afferma il capogruppo del Ps Ivo Durisch. Che parte da una contestualizzazione: «Dal 2017 a oggi il governo e il parlamento hanno deciso 168,5 milioni di franchi di minori entrate da persone fisiche e giuridiche. Noi non siamo per più imposte, ma per non abbassarle». Il perché di questi sgravi – non ultimo quello della riforma fiscale in oggetto –, Durisch lo trova «in una strada imboccata in nome della concorrenza fiscale dicendo che il nostro è il cantone con le aliquote più alte e che si rischia il fuggi fuggi delle persone più facoltose per altri lidi più attraenti a livello di imposte». È così? Durisch lo nega senza alcuna esitazione: «I dati del governo dicono che negli ultimi quattro anni a livello di globalisti ci sono state 395 partenze e 190 arrivi. Ma in realtà non è così». E la spiegazione è presto data: «Chi cambia cantone viene immediatamente notificato al momento della partenza, mentre chi arriva impiega del tempo prima di vedere crescere in giudicato la sua decisione di tassazione. Quindi i numeri del governo non sono completi, perché chi arriva ci mette anche quattro anni a vedere quanto deve pagare. Questo fa sì – riprende il capogruppo socialista – che questi 190 arrivi siano monchi, mancano tutti i casi ancora non cresciuti in giudicato». Durisch va a testa bassa: «Stando all’Amministrazione federale delle contribuzioni, se si prende in esame l’evoluzione dei contribuenti con oltre 5 milioni di franchi nei cantoni Svitto, Zugo, Grigioni e Ticino vede proprio il nostro come cantone con l’evoluzione più marcata. Confutiamo quindi il timore di un fuggi fuggi dei più ricchi da usare come spauracchio per fare regali a chi non ne ha bisogno».

Noi: ‘Crassa violazione costituzionale’

A ruota il co-coordinatore dei Verdi Marco Noi: «Per far passare questi sgravi continuano a mettere, è già successo, pillole amare in mezzo a qualche zuccherino per dire agli elettori che la riforma va a beneficio di tutte le persone. Invece non è così». Nel senso, continua il deputato ecologista, «che chi si oppone a questa riforma fiscale viene visto come retrogrado e come uno che vuole sfavorire la cittadinanza. In realtà non siamo contrari a tutta la riforma, ma solo alla parte che sgrava i più ricchi e che fa mancare risorse allo Stato». In più, aggiunge Noi, «questa riforma è una crassa violazione costituzionale, perché all’articolo 6 la Costituzione svizzera dice che ognuno deve contribuire secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della società. Con questa riforma si fa il contrario».

I no di Pc, Mps e Forum alternativo

Per il Partito comunista Zeno Casella va dritto al punto: «In un contesto dove continuano a crescere le disuguaglianze, sgravare i più facoltosi porta a un ulteriore rafforzamento di questo aumento delle disuguaglianze. Per noi l’intervento regolatore e distributore dello Stato non deve essere indebolito, qui 12 plurimilionari si vedranno recapitare 4 milioni di franchi di sgravio». Angelica Lepori a nome dell’Mps reclama che «in questo momento sarebbe più importante redistribuire in maniera migliore la ricchezza tra capitale e lavoro, anche perché nessuno ha visto un aumento del benessere generale dopo tutti gli sgravi degli ultimi anni». Beppe Savary (Forum alternativo) è serafico: «Uno Stato va giudicato su come tratta i suoi membri più deboli».

L’opposizione sindacale

Compatta la sinistra, compatto anche il fronte sindacale. A partire dalla Vpod, che con Giulia Petralli sottolinea come «davanti a scelte scellerate come gli sgravi qualcuno viene chiamato alla cassa, e chi è? Lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e parapubblico, utenti e pazienti delle strutture sociosanitarie, la qualità dei servizi ed è importante vincere questa battaglia appunto per evitare che ci siano altri tagli in futuro». Davina Fitas (Ocst) ricorda come il suo sindacato è «nettamente contrario alla riforma fiscale perché penalizza, tra le altre cose, anche i Comuni che si vedranno ridotti gli introiti in maniera importante». Questa riduzione «colpirà molti servizi come case anziani e servizi di cura e assistenza a domicilio». E, annota Fitas, «il ceto medio non beneficerà in alcun modo dello sconto dell’1,66% perché sarà compensato dall’aumento del moltiplicatore che i Comuni saranno portati a varare».

Chiosa Giangiorgio Gargantini (Unia): «È una riforma assolutamente inaccettabile perché le conseguenze saranno pagate, come al solito, da chi lavora: sia in termini di qualità, sia di diminuzione dei servizi».

Oltre ai presenti Ps, Verdi, Pc, Mps, Forum alternativo, Vpod, Ocst e Unia, nel comitato che si batterà in vista del referendum del 9 giugno sono presenti anche Coordinamento donne della sinistra, Giovani verdi, Gioventù comunista, Gioventù socialista, Partito operaio e popolare, Più donne e i sindacati Sev, Sisa, Sit, Ssm, syndicom e Uss.

Leggi anche: