Nel Rapporto annuale del Consiglio della magistratura 2023 giudizi severi su carenze di personale, turnover, problematiche logistiche e numero di incarti
“È certamente gravoso e ripetitivo continuare a puntare il dito su argomenti che di anno in anno sono sempre gli stessi, ma non farlo significherebbe distogliere l'attenzione di chi ha il potere per intervenire e correre il rischio di perdere un'occasione per fare qualcosa”. Inizia così, laconico ma all'attacco, il rapporto annuale del Consiglio della magistratura sul 2023 dell’Autorità giudiziaria. La base di partenza è una rivendicazione non da poco: “La Magistratura cantonale, nonostante il contesto disagevole, ha saputo operare in maniera adeguata alle aspettative, riuscendo a garantire nel complesso tempi ragionevoli di evasione e una buona qualità dei giudizi”. Sì, ma a quale prezzo?
Quello dei problemi che albergano comunque, ancora, a Palazzo di giustizia e non solo: “Le carenze organiche di personale, le problematiche logistiche e la grande mole di cause che vengono sottoposte ai nostri tribunali”, snocciola il Cdm nel suo rapporto. E serve agire, perché “pur con piena consapevolezza che tanti altri settori e serviti pubblici si trovano confrontati con analoghe problematiche e difficoltà, non è pensabile di limitarsi ad attendere sperando che le cose si risolvano da sole”. All'attacco, quindi: pur avendo “trattato e chiuso 47'822 procedimenti, che per un Cantone periferico non è privo di significato” ai problemi emersi è stata data ben poca risposta. “Un campanello d'allarme suonato praticamente all'unisono da tutte le autorità giudiziarie è quello del costante aumento della complessità delle cause e del lavoro che la loro evasione conseguentemente comporta”.
I motivi sono vari, rimarca il Cdm: “dalle novità legislative che conferiscono sempre più competenze ai tribunali e che impongono procedure sempre più impegnative, al mutato approccio di avvocati e parti, alle accresciute difficoltà che il progresso tecnico in ogni settore delle attività umane impone di affrontare a chi deve giudicare in quell'ambito e inevitabilmente non ne è esperto”. Ebbene, “poter contare su un organico appena sufficiente, nella migliore delle ipotesi, rende ogni assenza di un magistrato o di un suo collaboratore difficilmente compensabile e comporta quindi un rallentamento dell'attività”. Per il Cdm “lavorare in queste condizioni non è evidente e le recenti dimissioni di giudici di fresca nomina, così come l'importante turnover in seno al Ministero pubblico ne sono l'attestazione”. A tutto ciò si aggiunge che “comportando praticamente ogni decisione conseguenze importanti per la vita delle parti, statuire con la volontà di fare il giusto, oltre che essere sovente complicato comporta per chi ne sente la responsabilità un grosso peso morale e psicologico”. Insomma, “affaticamento, lavoro a qualsiasi ora e pensieri notturni che impediscono il sonno non sono un'eccezione. È importante che ciò venga riconosciuto”.
A meritare una riflessione, e non poteva essere altrimenti visto il tumulto che il fatto provoca ormai con regolarità, è la questione nomine: “A complicare le cose vi sono pure le regole della politica e di ripartizione dei posti disponibili in base all’appartenenza partitica” asserisce il Cdm. Tutto ciò “non sempre consente di riuscire a eleggere il candidato che riunisce al meglio queste qualità”. A questo punto, “sarebbe importante nell’interesse del buon funzionamento della giustizia fare in modo che anche chi non è iscritto a un partito politico possa avere pari opportunità”.
A destare preoccupazioni, va da sé, è anche la situazione logistica. Che, nella sostanza, “non si è modificata di un chiodo rispetto all'anno appena trascorso”. È quindi “con ancora più convinzione e cognizione che si può parlare di stabili inadeguati e, in qualche caso, finanche indecorosi. L'inadeguatezza – scrive il Consiglio della magistratura – è data sia dal punto di vista della sicurezza delle persone, che da quello della dotazione tecnica”.
Andando nello specifico, sul Palazzo di giustizia di Lugano si afferma: “Lo stato di degrado dell'immobile, generalmente noto, è ciclicamente un tormentone da un paio di decenni, ma nel 2023 le importanti carenze sono state oggetto di analisi e discussioni a vari livelli in vista della votazione in Gran Consiglio del credito per l'acquisto dello stabile dell’Ex Banca del Gottardo, ora di proprietà di Efg Bank, poi approvato nel mese di gennaio 2024”, e che andrà davanti al popolo il 9 giugno dopo la richiesta da parte del parlamento del referendum finanziario obbligatorio.
Ma questo è l'aperitivo, perché l'affondo arriva subito dopo: “Sarebbe superficiale porre l'accento solo sulla vetustà della costruzione e gli aspetti ‘estetici’ rilevabili con un semplice sopralluogo. Pur non essendo la questione del decoro un aspetto da trascurare, sono fonte di particolare apprensione la da tempo raggiunta occupazione massima con conseguenze carenza di spazi e la palese inidoneità dei cablaggi informatici attuali a garantire il traffico dei dati necessario per poter implementare il progetto Justitia 4.0”. Quindi, ribadisce il Consiglio della magistratura, “se il popolo ticinese dovesse approvare il credito, in tempi ragionevoli (ma non ottimali) sarà possibile offrire una soluzione definitiva e per i prossimi decenni: non c'è più tempo da perdere”.
Anche il capitolo risorse umane, si diceva, è fonte di preoccupazione. “Le carenze di personale di alcuni tribunali sono evidenti e impongono a chi vi opera ritmi e carichi di lavoro importanti, talvolta ai limiti del tollerabile” attacca il Cdm. E “si può notare come il settore della giustizia abbia beneficiato di potenziamenti molto contenuti negli ultimi quattro anni: dell'aumento di 83 unità equivalenti a tempo pieno del personale del Dipartimento istituzioni, solo 5,3 unità sono state riconosciute alla magistratura. In teoria, almeno a parole, erano stati previsti (e in parte decisi) dei rinforzi per la Pretura penale e la Corte di appello e revisione penale; purtroppo a questi propositi non è stato dato alcun seguito nonostante vi sia una impellente necessità di consolidamento delle sue strutture”.
Ma non ci sono soldi, si sente dire quasi ogni giorno. Certo: “Nell'attuale situazione finanziaria del Cantone è forse eccessivo pretendere che si proceda ad aumenti di forza lavoro che superano il minimo necessario a garantire un servizio giudiziario corrispondente agli standard di un Paese come la Svizzera”. Tuttavia, “almeno quel minimo deve essere concesso, pena l'accumulo di ritardi che sarà poi impossibile recuperare”.