Avallato dal parlamento il rapporto di maggioranza di Quadranti (Plr) che invitava a respingere la domanda di referendum cantonale di Pronzini e Sergi
«Sono necessari otto cantoni per portare a termine un referendum cantonale. A oggi non mi risulta che ci siano altri cantoni che abbiano referendato queste modifiche della Legge federale sull’assicurazione malattie (la LaMal, ndr). È un tema che si trascina da quindici anni, il referendum popolare è comunque riuscito e il popolo avrà la possibilità di esprimersi». A pronunciarsi sulla domanda di referendum presentata lo scorso 22 gennaio dai deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi contro il progetto Efas – ovvero la modifica della LaMal del 22 dicembre 2023 sul finanziamento uniforme delle prestazioni – il consigliere di Stato Raffaele De Rosa. Un breve intervento, come sottolineato dallo stesso direttore del Dipartimento sanità e socialità, essendo «un tema di competenza del Gran Consiglio», in cui De Rosa ha però dichiarato, a titolo personale, di «capire molto bene e condividere in parte le criticità portate sul merito». La riuscita del referendum popolare, lanciato dalla Vpod, è stata menzionata oggi in Gran Consiglio anche dal deputato liberale radicale Matteo Quadranti, relatore del rapporto di maggioranza della commissione parlamentare Sanità e sicurezza sociale che invitava a respingere la domanda di referendum di Pronzini e Sergi. Rapporto di maggioranza avallato dal Legislativo cantonale con 57 sì, 11 no e 9 astenuti.
Facciamo un passo indietro. “Durante l’ultima giornata di sessione del 2023 – si legge nel rapporto di maggioranza – il neocostituito parlamento federale, con il proprio sì alla riforma Efas, ha preso una decisione a lungo attesa e sostenuta da una coalizione formata da ventidue attori della sanità. La modifica della LaMal è soggetta a referendum facoltativo, il cui termine è il 18 aprile 2024”, questo giovedì. Ed è proprio su questo termine che si è soffermato Sergi: «Che una proposta del 22 gennaio venga discussa il 16 aprile, a meno di due giorni dal termine di scadenza del referendum cantonale, non mi sembra una procedura molto rispettosa, anche perché c’era tempo a sufficienza per inserirla nella sessione di Gran Consiglio di marzo». Nel merito, illustra il deputato dell’Mps, «i promotori della riforma Efas affermano che con questo progetto diminuiranno i premi delle casse malati e che migliorerà la qualità delle cure. Tutto ciò non avverrà».
Non poche le ragioni elencate da Sergi in opposizione a Efas. In primis, la modifica del finanziamento: «La Svizzera è un paese in cui l’assicurazione malattia è fortemente a carico degli assicurati, questo non va dimenticato. Con Efas le casse malati avranno un potere enorme perché saranno loro a gestire non solo i soldi dei premi delle casse malati, ma anche i contributi del Cantone. L’ente pubblico avrà sostanzialmente poco da dire. Oltre ai 37 miliardi di premi che già oggi gestiscono, le casse malati disporranno di ulteriori 11 miliardi». In secondo luogo, i premi: «I premi e i contributi ai costi rischiano di aumentare in modo più marcato a causa del disinvestimento dei Cantoni. I costi della cosiddetta assistenza a lungo termine, come le case di riposo e l’assistenza domiciliare, in rapido aumento per motivi demografici, dovranno essere finanziati in misura maggiore dei premi dell’assicurazione malattia»». Infine, le cure integrate: «Una decina di anni fa la popolazione svizzera si è pronunciata in un referendum sulle cure integrate e in Ticino, secondo in classifica, l’87,5% dei votanti disse un secco no. Il problema delle cure integrate è che avvengono secondo una logica mercantile».
Pronta la replica di Quadranti. «Dall’intervento del collega Sergi – afferma il relatore di maggioranza – sembra di capire che l’Mps e gli oppositori di Efas abbiano la sfera di cristallo e che quindi sappiano già come andranno le cose in futuro. Il rapporto sottoscritto dalla maggioranza dei commissari si basa invece sulle proiezioni fornite da studi scientifici». E puntualizza: «Per gli oppositori alla riforma, Efas sarebbe catastrofica in quanto non risolverebbe i problemi del sistema sanitario. Forse non li risolve, ma li riduce dando ulteriore slancio alle cure mediche integrate e ai modelli assicurativi che permettono la diminuzione dei premi. Oggi i cantoni finanziano il 55% dei costi delle prestazioni stazionarie, quelle ospedaliere, mentre il 45% è finanziato dai premi. Le prestazioni ambulatoriali sono interamente finanziate dai premi. L’attuale diversità di finanziamento crea incentivi controproducenti. A partire dal 2028 le prestazioni ambulatoriali e stazionarie dovranno essere finanziate in modo uniforme e a partire dal 2032 dovranno esserlo anche le prestazioni di cura. I Cantoni verseranno agli assicuratori un contributo pari al 26,9% dei costi netti. Il 73,1% dei costi netti sarà finanziato con i premi». Non solo. «Per la maggioranza – sottolinea Quadranti – non è vero che la riforma farà aumentare i premi. C’è uno studio scientifico che indica il potenziale di risparmio di un finanziamento uniforme fino a 440 milioni e che potrebbe raggiungere un miliardo a pieno regime. Secondo alcuni studi, l’assistenza sanitaria integrata permetterebbe anche di risparmiare ogni anno 3 miliardi di franchi».
Non ci sta la relatrice di minoranza Giulia Petralli, deputata dei Verdi. «Di fatto – rimarca – Efas è stata fortemente bramata dalle casse malati poiché permette loro di controllare il sistema sanitario, limitando la presenza dei cantoni nel finanziamento. Alle casse malati sarà affidato il compito di finanziare le cure che figurano nel catalogo dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, di condurre le trattative sulle tariffe, e di definire l’importo dei premi e il relativo incasso. Tutto ciò è estremamente pericoloso».