Il farmacista cantonale: ‘Si tratta di sostanze fabbricate clandestinamente ideate per il mercato nero. Ad andare per la maggiore, Viagra e simili’
Seicento capsule di Dhea Eurovital trattenute dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini. Questo il contenuto di un pacco destinato a un 79enne residente in Svizzera. Il caso è finito sui banchi del Tribunale amministrativo federale, in quanto l’uomo ha fatto ricorso sulla confisca dell’invio a lui destinato. “Il prodotto contenuto nella spedizione – si legge in una sentenza pubblicata in italiano – costituisce una sostanza dopante vietata”. Dal canto suo, mette in luce la sentenza, l’uomo ha argomentato “di assumere Dhea da diciannove anni, prodotto che, a suo dire, ‘serve a mantenere in forma il cervello’”.
I prodotti a base di Dhea, ovvero l’ormone surrenalico deidroepiandrosterone, sono pubblicizzati da negozi online all’estero come ‘rimedi miracolosi’ per le malattie più svariate o i processi di invecchiamento. In Svizzera – viene chiarito sul sito di Swissmedic, l’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici – “a causa della loro azione farmacologica e dei possibili rischi, questi ormoni si possono commercializzare solo come medicamenti soggetti a prescrizione medica. Il Dhea viene anche usato in modo inappropriato come sostanza dopante ed è incluso nella lista svizzera delle sostanze vietate”. Da alcuni anni, continua Swissmedic, “si discute se il Dhea debba o meno essere considerato un ‘rimedio miracoloso’ contro i segni dell’invecchiamento. Essendo un precursore degli steroidi anabolizzanti, figura nella Lista del doping ed è considerato una sostanza vietata ai sensi dell’ordinanza sulla promozione dello sport. Al Dhea si applica quindi la tolleranza zero in caso di importazione. Ordinarlo dall’estero può comportare procedimenti legali per violazione delle leggi svizzere”. Per scopi medici questa sostanza “è soggetta a prescrizione in Svizzera, per via dell’azione farmacologica e dei possibili effetti collaterali”.
Dal 2012 il controllo del doping e delle sostanze dopanti proibite è di competenza di Swiss sport integrity, cui polizia e dogane devono inoltrare i prodotti intercettati. Non sono però solo sostanze dopanti a essere ordinate online e spedite in Ticino, bensì anche farmaci e affini non acquistabili – o solo a determinate condizioni – in Svizzera. Proprio su questo tema abbiamo contattato il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini.
«In Ticino – ci spiega Zanini – è ormai da una decina di anni che il gruppo di farmaci di gran lunga più acquistati su internet è quello del Viagra e di tutti i suoi simili. Parliamo dunque di prodotti per la potenza sessuale maschile che rappresentano circa il 70% delle importazioni di privati intercettate dalla dogana». E prosegue: «Abbiamo una quota del 20% di prodotti per il dimagrimento a cui si aggiunge qualche prodotto per l’estetica e il doping. C’è poi una piccola frazione di psicofarmaci».
Cosa spinge le persone ad acquistare online? «Molti di questi prodotti – rileva il farmacista cantonale – sono di principio sottoposti a una ricetta medica e possono dunque essere acquistati in farmacia con il controllo di un professionista. Su internet questo passaggio viene saltato». Ma, mette in guardia Zanini, «chi prende questa scorciatoia dovrebbe chiedersi come mai lo Stato abbia messo queste barriere. Le condizioni stabilite dallo Stato non sono state decise per far lavorare le farmacie, ma per la tutela della sicurezza delle persone. Questo su internet non è previsto e sorpassando queste barriere si corrono dei rischi».
Non solo. «L’altro grande motivo – sottolinea il farmacista cantonale – è la percezione che online sia possibile acquistare ciò che si vuole senza dover rendere conto a nessuno e beneficiando di una confidenzialità assoluta. Se da un lato è sempre bene ricordare che sia il medico sia il farmacista sono sottoposti al segreto professionale, dall’altro non è sempre facile determinare dove vadano a finire i dati inseriti online».
Quali invece i rischi per la salute? «Ci sono persone – illustra Zanini – che acquistano ripetutamente questi prodotti. Se la merce non passa, la riordinano fregandosene delle regole. Una dinamica molto presente per esempio nel doping amatoriale. Si conoscono molto probabilmente i rischi, ma la priorità non è la tutela della propria salute». E aggiunge: «Una parte preponderante di questi prodotti è contraffatta, vale a dire che non sono fabbricati da un’azienda farmaceutica, che viene regolarmente ispezionata e che dispone di una serie di procedure di qualità. Si tratta invece di sostanze fabbricate clandestinamente e illegalmente, ideate espressamente per il mercato nero, nelle quali i principi attivi sono spesso sotto o sovradosati. In altre parole non è lo stesso farmaco che si comprerebbe in farmacia. Nei prodotti contraffatti, per definizione, l’ingrediente qualità è sempre assente».
In Ticino, evidenzia Zanini, «la situazione è la stessa che riscontriamo in Svizzera e in tutta Europa. Naturalmente il fenomeno è aumentato negli anni, visto che il discorso degli acquisti online si è sviluppato fortemente». Per il farmacista cantonale, «il problema principale di questo mercato è che si tratta di flussi di respiro internazionale. Per contrastare questi traffici in modo efficace è necessaria una buona collaborazione internazionale».
A livello svizzero, stando ai dati forniti dal Consiglio federale, nel 2023 le importazioni illegali di medicamenti sono state 6’659, leggermente inferiori rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi invii (43%) proveniva dall’India, e non più, come in precedenza, dall’Europa orientale. Per quanto riguarda i prodotti dopanti, gli invii sono passati dai 1’013 intercettati nel 2022 ai 1’422 nel 2023.