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Scatta l’iniziativa popolare per cancellare il Decreto Morisoli

A lanciarla è il sindacato Vpod. Parte oggi la raccolta delle firme per abrogare il testo legislativo ‘alla base degli inaccettabili tagli’

In sintesi:
  • ‘Bisogna fermare gli effetti nefasti del decreto, che colpisce in particolare il ceto medio-basso’
  • ‘Mantenere alta la pressione in vista della manovra di rientro bis, che si prospetta ancor più dolorosa’
Una delle manifestazioni di protesta di questi mesi contro le misure di rientro
(Ti-Press)
2 aprile 2024
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Il passo era stato ventilato, di recente è stato compiuto. Dalle parole ai fatti: il sindacato Vpod lancia l’iniziativa popolare con cui chiede l’abrogazione, “con effetto immediato”, del Decreto Morisoli, il decreto “alla base degli inaccettabili tagli cantonali”. Il testo dell’iniziativa è stato consegnato giovedì scorso alla Cancelleria dello Stato. Primo firmatario il segretario cantonale della Vpod Raoul Ghisletta. Del Comitato promotore fanno parte anche altri esponenti del Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari: Fausto Calabretta, Edoardo Cappelletti, Adriano Merlini, Michela Pedersini, Antonella Scianna e Stefano Testa.

La raccolta delle firme parte oggi e terminerà il 10 luglio: trattandosi di un’iniziativa popolare legislativa, per la sua riuscita serviranno almeno settemila sottoscrizioni. Un obiettivo che non dovrebbe essere difficile da conseguire considerate in particolare le dure critiche provenienti dai settori sociosanitario e scolastico e le proteste di piazza degli ultimi mesi all’indirizzo della manovra di rientro che ha ispirato il Preventivo 2024, proposto dal governo e uscito in febbraio dal Gran Consiglio, che ha rinunciato a qualche sforbiciata: a quella sui sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati e a quella (il contributo di solidarietà) sul salario dei dipendenti pubblici, ai quali non è stato però riconosciuto il carovita. Una manovra di risparmi – la prima – figlia del controverso decreto legislativo che chiede il pareggio dei conti del Cantone entro fine 2025, “con delle misure prioritariamente di contenimento della spesa, escludendo l’aumento delle imposte”, come si afferma nello stesso documento. Concepito in casa Udc, ovvero dal capogruppo in parlamento Sergio Morisoli e dall’allora granconsigliere, oggi deputato al Nazionale, Paolo Pamini che ne ha redatto il testo, il decreto è stato approvato dalla maggioranza – Plr, Lega e ovviamente Udc – del legislativo cantonale nell’ottobre 2021. Contestato tramite referendum dal sindacato Vpod con il sostegno della sinistra, il decreto è stato avallato dal popolo il 15 maggio 2022 con quasi il 57 per cento di sì. Partecipazione bassa: si era espresso il 38,3 per cento dei cittadini ticinesi aventi diritto di voto.

‘Se si rivotasse, il risultato sarebbe diverso da quello del 2022’

«Ho tuttavia l’impressione, se non la certezza, che se la popolazione rivotasse oggi, il Decreto Morisoli verrebbe respinto – dice Raoul Ghisletta contattato dalla ‘Regione’ –. E questo alla prova dei fatti. Verrebbe respinto per le pesanti conseguenze che i tagli decisi avranno su importanti servizi ai cittadini». Rincara il sindacalista ed ex deputato del Ps: «Quella del Decreto Morisoli è l’operazione finanziaria, ritengo, più indecente mai fatta in questo cantone». Il decreto, si legge nel medesimo, decadrà comunque con l’approvazione del Consuntivo 2025 da parte del Gran Consiglio… «Ma intanto si è in attesa del Preventivo 2025 del Cantone, con la manovra bis di tagli preannunciata dal Consiglio di Stato. E che si prospetta, stando al governo, più dolorosa della prima. Occorre allora mantenere alta la pressione affinché non si ripeta lo scellerato esercizio contabile. Se riuscisse l’iniziativa popolare che abbiamo lanciato e ci fosse la necessaria volontà politica in parlamento, cittadine e cittadini ticinesi potrebbero esprimersi nuovamente su quel decreto a ottobre o a novembre ancora di quest’anno».

‘Frenare il degrado dei servizi fondamentali e una politica finanziaria squilibrata’

Abolire il Decreto Morisoli, scrive la Vpod, “per impedire ulteriori tagli nelle case anziani, nelle cure a domicilio, negli ospedali e nelle strutture sociali; per combattere i peggioramenti nella scuola, nella cultura e nella formazione/ricerca universitaria; per frenare il degrado dei servizi fondamentali: giustizia, sicurezza, trasporti pubblici, protezione dell’ambiente, servizi per il cittadino; per far prendere coscienza sui danni dell’attuale politica finanziaria squilibrata”. Abrogarlo “significa contrastare con le firme del popolo un risanamento ingiusto delle finanze cantonali. Significa chiedere il rispetto dell’articolo 34ter della Costituzione cantonale, che invita a un approccio equilibrato nel risanamento delle finanze, e dell’articolo 31d della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato, che in caso di problemi finanziari impone che si faccia un Piano di riequilibrio, in grado di agire sulle spese e sui ricavi”.

‘Sacrifici che pesano e peseranno in particolare sul ceto medio-basso’

Aggiungono gli iniziativisti: “Escludere ogni aumento delle entrate, come fa il Decreto Morisoli, è ingiusto, perché ai ricchi non sarà chiesto nulla, mentre tutti i sacrifici pesano e peseranno sulla maggioranza dei ticinesi, ossia il ceto medio-basso. È quello che è accaduto con il Preventivo 2024 ed è quello che accadrà ancor più con il Preventivo 2025. Ricordiamo inoltre che il Decreto Morisoli potrà essere prolungato dal parlamento: 2026, 2027…”.

Secondo il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari, la popolazione ticinese sarebbe stata “ingannata” dai fautori del Decreto Morisoli. Nell’opuscolo ufficiale in vista della consultazione popolare del maggio 2022 “i partiti sostenitori del decreto, per convincere a votare a favore, hanno scritto che ‘L’obbligo legale del decreto consente un ampio margine di manovra per elaborare un piano condiviso di pareggio dei conti (come); inoltre, non pone vincoli in merito alla scelta delle voci o funzioni di spesa il cui aumento va frenato (cosa). Chi paventa tagli drastici alla socialità, all’educazione, alla ricerca o agli investimenti, veicola falsità, poiché – come appena illustrato – nulla di ciò è previsto nel decreto posto in votazione’. Un inganno enorme alla luce dei fatti!”.

‘Effetti nefasti da fermare’

Nel Preventivo 2024 del Cantone, annotano ancora gli iniziativisti, “l’ordine del Decreto Morisoli al governo di tagliare le spese ha portato a tagli in ogni ambito. Le misure di rientro nel Preventivo sono state quantificate in 134 milioni di franchi. 82 milioni di franchi di misure di rientro sono stati decisi direttamente dal Consiglio di Stato: 68 milioni sono tagli. 52 milioni di misure di rientro erano invece di competenza parlamentare: 27 milioni erano tagli”. La mobilitazione popolare contro i tagli, prosegue la Vpod, “ha fermato 25 dei 27 milioni di tagli di competenza del parlamento (stralcio del contributo del 2% sui salari cantonali oltre i 60’000 franchi e stralcio della modifica dei sussidi cassa malati), mentre le manifestazioni nulla hanno potuto per fermare i tagli decisi direttamente dal governo (68 milioni di franchi)”. Con l’iniziativa popolare “la pressione popolare continua: soprattutto per fermare gli effetti nefasti del Decreto Morisoli sul Preventivo 2025. E ricordiamo ancora che tutti questi tagli e sacrifici vanno a colpire la popolazione, in particolare il ceto medio-basso, mentre ai ricchi non fanno alcun effetto”.

‘Quegli sgravi fiscali senza rete degli ultimi venticinque anni’

I promotori dell’iniziativa osservano poi che il disavanzo cantonale “non è dovuto solamente alla crescita delle spese (che va di pari passo con quella dell’economia e della popolazione residente, oltre che con i problemi sociali e le sfide per dare un futuro al Cantone), ma anche e soprattutto ai buchi lasciati dagli sgravi fiscali ‘senza rete’ degli ultimi 25 anni: 300-400 milioni di franchi di minori entrate annue”.

‘Il rapporto dell’Ire rimette la chiesa al centro del villaggio’

Non solo. Gli iniziativisti richiamano “l’ultimo Rapporto sulle finanze pubbliche in Ticino dell’Istituto di ricerche economiche (Ire) dell’Università della Svizzera italiana”, rapporto che “rimette la chiesa al centro del villaggio per quanto riguarda la spesa cantonale e comunale rispetto agli altri Cantoni e al prodotto interno lordo”. I dati “sono del 2019 e non sono ancora influenzati dai problemi generati dalla pandemia e dalle guerre (intervenuti negli anni successivi)”. Il Ticino “ha spese complessive cantonali e comunali sotto la media svizzera (vista la diversa organizzazione dei cantoni non ha senso confrontare separatamente le spese cantonali e comunali)”. La spesa pubblica “è stata pari nel 2019 a circa il 14,8% del prodotto interno lordo cantonale ed è inferiore alla media dei cantoni, pari al 16,8% del Pil”.

Questi e altri gli argomenti invocati dalla Vpod per proporre, con il lancio di un’iniziativa popolare legislativa, l’abrogazione del decreto legislativo. Alla scadenza della raccolta firme, le prime conclusioni.

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