Dopo le voci, arriva un atto parlamentare in cui si chiede come e se sia successo qualcosa. Il direttore del Di: ‘Non l'ho provocato io, test nella norma’
La voce gira da un pezzo. Ora si è trasformata in un’interpellanza all’indirizzo del governo. Cioè in un atto parlamentare. Un atto pubblico. Reca la firma del deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò. Titolo: “Un misterioso incidente, è abuso di potere?”. Nel testo non vengono fatti nomi. Il presidente centrista si limita a delimitare il perimetro: probabilmente, i membri del Consiglio di Stato. Scrive, infatti, che “in questi mesi si è diffusa capillarmente sul territorio ticinese la voce di un sospetto atteggiamento di favore da parte della polizia verso una/un politica/o che parrebbe essere allarmante, in quanto lesivo dell’immagine delle Istituzioni e della relazione di fiducia Stato-cittadino”. La questione deve essere “urgentemente verificata dal governo e chiarita in modo ineccepibile”, ribadisce Dadò. Perché, si legge ancora nell’interpellanza, “la notizia indicherebbe che una o un non ben precisato rappresentante dello Stato, sembrerebbe una o un membro del governo, sia stata/o coinvolta/o in un incidente della circolazione di una certa gravità”. E fin qui... Ma “a destare sospetti tra i cittadini non è ovviamente l’incidente in sé, ma i risvolti a esso collegati, che parrebbero coinvolgere anche il Corpo di polizia”.
Siamo al punto. Dadò riferisce che “questi ‘rumors’, fattisi sempre più insistenti tra la gente da Chiasso ad Airolo, stanno generando nella cittadinanza gravi sospetti che non possono venire ignorati da chi ne viene a conoscenza, ancor meno se questi sono stati eletti nelle Istituzioni e hanno anche il compito di vigilare”. Pertanto, per il deputato e presidente del Centro “va chiarito subito di fronte al Gran Consiglio, quale organo di vigilanza, se il fatto è realmente avvenuto e, semmai venisse confermato, i precisi contorni della vicenda, in quanto i dubbi risultano lesivi dell’immagine generalizzata dell’intero collegio governativo e delle forze di polizia”.
È una richiesta di trasparenza, quella del granconsigliere, che va da sé viene sollecitata per far luce e – grassetto e sottolineato – “nella speranza che nulla di quanto viene oggi ipotizzato nel Paese, sia realmente capitato”.
Ma l’obiettivo ultimo della richiesta è anche “quello di preservare il clima di fiducia tra cittadino e Stato e quindi dissipare il sospetto che si è pericolosamente diffuso anche nei confronti della Polizia, i cui agenti, è bene ricordare, al momento del loro insediamento abbracciano un Codice deontologico secondo il quale il loro agire sarà sempre dettato da onestà, integrità e lealtà (articoli 7 e 8 del Codice)”.
Ciò detto, le domande. Molte. A cominciare dalla pietra angolare che fa da bivio: “Corrisponde al vero che una o un consigliera/e di Stato sia stata/o vittima-protagonista di un incidente della circolazione nel novembre 2023?”. Bivio perché “in caso negativo, chiarezza è stata fatta e il caso è chiuso”. Ma, se la risposta fosse affermativa, arrivano a grappolo le domande: “a) Data ora, luogo dell’incidente?; b) Quanti veicoli sono stati coinvolti?; c) Ci sono stati danni materiali? Di quale entità? (spiegazione esatta del tipo di sinistro); d) Ci sono stati danni alle persone? In caso affermativo, si è reso necessario l’intervento dell’ambulanza? Chi ha allertato l’intervento sanitario?; e) Erano presenti altri testimoni oltre alla/al protagonista alle/ai protagoniste/i dell’incidente? Se sì, chi, cosa facevano sul luogo dell’incidente e che ruolo hanno avuto?; f) Le auto accidentate potevano ancora viaggiare autonomamente o sono state evacuate dal luogo dell’incidente dal soccorso stradale?; g) È intervenuta una pattuglia di polizia cantonale e/o comunale sul luogo dell’incidente?”.
Ed eccoci al secondo bivio. In caso negativo, “perché non è stata allertata? Chi ha preso questa decisione? Per incidenti analoghi (orario del sinistro, gravità, eccetera...) il cittadino sarebbe tenuto ad allertare la polizia? Se sì, come mai non è stato fatto? Se no, questa ‘regola’ possiamo ritenerla d’ora innanzi una prassi che vale per tutti i cittadini?”.
Ma nel caso in cui non sia stata allertata una pattuglia di polizia cantonale o comunale per l’ipotetico incidente. Perché, in caso invece affermativo, arriva la seconda gragnuola di domande: “Chi ha attivato l’intervento della polizia? È stato redatto un verbale? Indicare orario esatto di chiamata e orario esatto di arrivo della pattuglia sul luogo del sinistro; Gli agenti intervenuti sul luogo dell’incidente hanno proceduto all’accertamento dei fatti secondo le normali direttive?; Quali sono queste direttive? Vengono sempre applicate? Se no, in quali casi si può soprassedere?”. E ancora, e nel dettaglio: “Vige l’obbligo di un controllo alcolemico immediato (sottolineato, ndr) o tale controllo può essere effettuato anche a diverse ore dal sinistro? Se sì, con che modalità e in quali casi questa procedura è fattibile?; Nel caso specifico, sono stati eseguiti sul luogo dell’incidente gli esami di routine per stabilire l’idoneità alla guida della/del/dei protagonista/i?; Se sì, cosa è stato constatato? Quali esami sono stati eseguiti e quale esito hanno dato (indicare i risultati, anche di eventuali esami di laboratorio)? L’etilometro in dotazione alle pattuglie della polizia, registra i dati automaticamente? Questi dati sono tuttora disponibili? Cosa indicano?”. E infine, oltre a chiedere se ci siano stati dei provvedimenti amministrativi e/o penali, Dadò chiede se “a tutt’oggi esista un dossier sull’incidente” e se, in situazioni comparabili, in quanti casi “in tutto il 2023 la pattuglia di polizia intervenuta non ha proceduto immediatamente alla verifica alcolemica/idoneità alla guida”. Fin qui l’interpellanza.
La voce, si diceva, gira da un pezzo. Era giunta anche in redazione: si parlava di un incidente in cui sarebbe stato coinvolto il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi a seguito del quale si sarebbe visto revocare la patente. Lo stesso giorno, era il 15 dicembre dello scorso anno, ‘laRegione’ aveva interpellato il consigliere di Stato. Gobbi aveva confermato la circostanza dell’incidente, di essere stato sottoposto ai controlli del caso e di essere risultato a posto. Ergo: niente ritiro della patente.
Contattati dal consigliere di Stato, quest’ultimo conferma nuovamente l’avvenuto incidente e il non ritiro della patente, aggiungendo qualche dettaglio. «Anzitutto l’incidente non l’ho provocato io, ma è accaduto perché un veicolo ha lasciato la corsia di emergenza immettendosi in quella di scorrimento senza accorgersi che stavo sopraggiungendo: l’impatto, pur con la prudenza dovuta, è stato inevitabile – afferma Gobbi –. Nonostante lo spavento non ci sono per fortuna state conseguenze gravi. Sono stato io a chiamare la polizia. All’alcol test precursore sono risultato lievemente superiore al limite, sono quindi stato sottoposto al test probatorio, quello definitivo, da cui è risultato che ero nella norma. Il tutto si è svolto – sia ben chiaro – nel rispetto della procedura». Continua Gobbi: «Sono venticinque anni che ricopro cariche pubbliche e alla luce anche di casi analoghi che hanno coinvolto in passato politici, tenere segrete certe cose, oltre a mancare di rispetto verso i cittadini e le cittadine, non serve a nulla, perché prima o poi, come abbiamo sempre visto, escono. Se mi avessero ritirato la patente, lo avrei subito comunicato pubblicamente scusandomi con i ticinesi. Ma non ci sto quando mi si mette in cattiva luce per cose non vere».