Ticino

Non ‘germoglia’ (per ora) la cassa malati pubblica ticinese

Niente da fare per l’atto parlamentare del leghista Michele Guerra respinto dalla maggioranza del Gran Consiglio. Del tema si parlerà a livello federale

L’iniziativa era stata presentata nell’ottobre del 2019
(Keystone)
11 marzo 2024
|

Non ha retto il confronto con il Gran Consiglio l’iniziativa parlamentare ‘Cassa malati pubblica e modifica del sistema: per la gente’ promossa dal deputato leghista Michele Guerra. Presentato nell’ottobre del 2019, l’atto parlamentare chiedeva al Cantone di costituire un’assicurazione economicamente sostenibile grazie a premi sopportabili per la copertura delle spese sanitarie di base. La proposta, sostenuta dal rapporto minoranza appoggiato nella commissione parlamentare Sanità e sicurezza sociale dalla Lega e Più Donne, è stata bocciata da 38 granconsiglieri.

Guerra (Lega): ‘I cittadini di questo cantone meritano una risposta’

«Un seme, per germogliare, deve rompersi. Ed è da tale rottura che nasce e cresce qualcosa di nuovo». È con questa metafora che Guerra, promotore dell’iniziativa, ha portato in Gran Consiglio le ragioni per dare luce verde al suo atto. Ricordando i suoi esordi in aula, il deputato leghista e vicepresidente del parlamento spiega: «Là fuori ci sono tanti ticinesi che a causa del malfunzionamento del sistema sanitario piangono lacrime amare, che ogni giorno devono tirare la cinghia e che ogni anno assistono inermi al compimento dello stesso rituale dell’aumento dei premi di cassa malati. È per questo che vogliamo metterci la faccia, perché riteniamo che i cittadini di questo cantone meritino una risposta».

Cedraschi (Plr): ‘Il problema va risolto a livello federale’

Non poche le perplessità evidenziate dai firmatari del rapporto di maggioranza, portato avanti dal Plr, dal Centro e dal Ps e dai Verdi, entrambi con riserva (poi sciolta). «Seppur lodevole – rileva il liberale radicale Alessandro Cedraschi, relatore del rapporto accolto dal Gran Consiglio – questa proposta presenta numerose lacune che non ne favoriscono l’applicabilità. Nello specifico per quanto concerne l’obbligatorietà di adesione, l’eventuale anti-economicità o l’aumento della burocrazia dovuto al cambio di status degli assicurati». E aggiunge: «Negli anni sono state fatte numerose proposte analoghe, sempre bocciate. Basta un aumento dei casi di persone bisognose, come avvenuto con la pandemia, per causare dei dissesti importanti». Il problema dei premi di cassa malati, illustra Cedraschi, «va risolto modificando la LaMal, quindi a livello federale».

Mazzoleni (Lega): ‘Le risposte vanno ricercate sul piano cantonale’

«Tutti, o quasi, ci siamo dichiarati concordi nell’affermare che è giunto il momento di fare qualcosa per i ticinesi che si ritrovano sommersi dai crescenti costi della sanità». Non ci sta il leghista Alessandro Mazzoleni, relatore del rapporto di minoranza, che affonda: «Le risposte vanno ricercate non sul piano federale, bensì a livello cantonale». Per Mazzoleni, «il governo ha già fatto qualche passo per contenere la spesa sanitaria, ma va fatto ancora molto. Il rapporto di minoranza propone una soluzione». La proposta è che il Cantone interpelli le assicurazioni attive sul territorio per concordare una polizza destinata a chi beneficia dei sussidi di cassa malati. «Stiamo parlando – mette in luce il granconsigliere – di un terzo della popolazione ticinese per una spesa di 400 milioni di franchi e chi non volesse aderirvi è libero di fare le proprie scelte».

Centro e Udc: ‘Non ci sono i presupposti’

A prendere la parola per il Centro è Alessandro Corti, che osserva: «Nonostante le ottime intenzioni, per il nostro gruppo la proposta formulata ha troppi rischi». Dello stesso avviso il democentrista Andrea Giudici: «Malgrado gli sforzi della minoranza, non ci sono i presupposti per l’attuazione di questa cassa malati parziale che assorbirebbe solo una parte degli assicurati senza risolvere l’aumento dei costi sanitari. È necessario lavorare a livello federale».

Forini (Ps): ‘Le finanze sane non servono a nulla se i cittadini hanno le tasche vuote’

«Oggi sul tavolo non c’è nessuna proposta di costituire una cassa malati ticinese o una cassa malati unica». Tiene a fare chiarezza il socialista Danilo Forini che sottolinea: «Stiamo parlando di una polizza con una o più casse malati esistenti che potrà essere sottoscritta da chi beneficia di sussidi non riuscendo a pagare i premi di cassa malati». Per il deputato, non si tratta dunque di «una cassa malati dei ticinesi, ma una cassa malati di chi beneficia di sussidi. Questo modello non funziona perché il rischio che vi si concentrino cittadini, a causa dell’età o del proprio stato di salute, è alta. I premi di questa polizza sarebbero inesorabilmente destinati a salire alle stelle». Non usa mezzi termini Forini: «Dobbiamo avere il coraggio di uscire dal sistema della LaMal e di istituire una cassa malati unica, tema che verrà riproposto a livello federale. Non possiamo più permetterci di restare con le mani in mano, nemmeno il ceto medio riesce più a pagare i premi di cassa malati. Le finanze sane non servono a nulla se i cittadini si ritrovano con le tasche vuote».

De Rosa: ‘Un assicuratore supplementare senza alcuna incidenza sul sistema sanitario’

A prendere la parola prima del voto, il Consigliere di Stato Raffaele De Rosa, alla testa del Dipartimento sanità e socialità (Dss), che sancisce: «La nuova cassa pubblica in concorrenza con le altre sarebbe un assicuratore supplementare senza alcuna incidenza sul sistema sanitario e sui suoi costi, ponendo grandi incognite. Il sistema attuale comporta innegabili e importanti criticità che hanno un forte impatto sui cittadini. Il Cantone sfrutta però tutti i margini di manovra permessi dalla LaMal per contenere l’aumento dei costi». Stando a De Rosa, «questa competenza è federale e ad oggi l’interesse andrebbe rivolto verso una cassa unica nazionale».

Aiuti sociali, ritenuti già evasi gli adeguamenti al rincaro

Nulla da fare anche per le quattro mozioni presentate nel settembre 2022 dal capogruppo socialista Ivo Durisch che chiedevano di adeguare al rialzo una serie di prestazioni sociali destinate alle fasce più fragili della popolazione. Nello specifico: aumentare gli importi massimi degli assegni familiari integrativi di complemento, adeguare le soglie Laps al rincaro subito dai redditi bassi e medio bassi (circa il 7%), adeguare al carovita i forfait globali dell’assistenza e aumentare la percentuale di partecipazione al costo dei premi di cassa malati. Il Gran Consiglio ha infatti accolto il rapporto di maggioranza di Matteo Quadranti (Plr) che, riprendendo la posizione del Consiglio di Stato, riteneva evase le prime tre mozioni e non necessario rivedere la percentuale di partecipazione ai costi della salute. «Il nostro sistema è già uno dei più generosi – afferma Fabio Schnellmann (Plr) a nome del relatore di maggioranza –. L’aumento dei premi viene infatti considerato automaticamente, e i sussidi si adeguano». Della stessa idea anche De Rosa: «Nonostante il periodo finanziariamente difficile, il Cantone ha nel frattempo deciso tutta una serie di adeguamenti per queste prestazioni, seguendo quanto fatto della Confederazione». Correttivi che hanno comportato per il 2023 una maggiore spesa di 3,1 milioni di franchi che salirà a 7,5 milioni quest’anno.

Adeguamenti riconosciuti anche da chi ha firmato il rapporto di minoranza. «Dev’essere però chiaro – dichiara il relatore Forini – che non si tratta di un adeguamento totale al rincaro, come invece noi chiediamo. Con il 2,5% riconosciuto lo scorso anno non si può ritenere la questione evasa». Sulla stessa lunghezza d’onda Durisch: «L’aumento del costo della vita non è uguale per tutti. Il suo effetto colpisce maggiormente ceto medio e medio basso rispetto ai benestanti. Per una famiglia con basso reddito l’inflazione può arrivare fino al 7-8% del budget. Per altre famiglie, invece, è inferiore a quello indicato dalla statistica».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔