Sulla mobilitazione a favore del servizio pubblico la Federazione svizzera funzionari di polizia sezione Ticino (Fsfp) si dice “perfettamente allineata alle scelte del sindacato Sit e del suo segretario cantonale Mattia Bosco”. Lo fa con una nota diffusa alla stampa dal suo presidente Ivan Cimbri, con la quale si ricorda come la Fsfp “ha deciso di non aderire allo sciopero del 29 febbraio ma, come il Sit, di proseguire con la mobilitazione. Ora anche con le trattative”. I funzionari di polizia “per loro natura sono poco inclini alle lotte più dure, a fronte del ruolo stesso di organo di controllo dell’ordine pubblico. Lo sciopero costituisce di fatto – scrive ancora Cimbri – il modo più estremo, per i lavoratori, di rivendicare i loro diritti. Come Fsfp non abbiamo ritenuto che il contesto attuale presupponga una lotta sindacale di questo tipo e non lo riteniamo opportuno per il prossimo futuro”.
Il presidente della Federazione ricorda anche come “le e gli agenti di polizia, nel loro quotidiano, mediano e gestiscono situazioni difficili a favore della cittadinanza. Anche nel dialogo con il nostro datore di lavoro prediligiamo questo genere d’approccio”. Che non vuol dire essere supini, però. Infatti, «ciò non significa che siamo soddisfatti di quanto ottenuto e che non useremo la fermezza e la determinazione, che ci contraddistinguono, nel dialogo con il governo cantonale”.
Insomma, la Fsfps “sarà al fianco del Sit, delle altre associazioni di categoria e degli altri sindacati, nel rivendicare condizioni lavorative e salariali eque, in grado di mantenere attrattivo l’impiego statale e, con esso, un servizio di qualità al cittadino”.
Cimbri scrive anche, non da ultimo, che “condizioni di lavoro giuste da parte del maggior datore di lavoro del cantone, fungono da esempio per il settore parapubblico e per l’economia privata. Sarebbe bene che il nostro Cantone si attivi per ridurre lo scarto tra i livelli salariali cantonali e quelli medi applicati in Svizzera”.