Aldi e Lidl sono i più economici, ma la riduzione è generale. Bianchi (Bio Ticino): ‘Le coltivazioni aumentano e questo crea una maggiore concorrenza’
«Ben venga se i prezzi dei prodotti biologici nella grande distribuzione si sono ridotti, è un incentivo all’acquisto. Questa diminuzione non deve però essere riversata sui produttori». Commenta così Omar Pedrini, presidente dell’Unione contadini ticinesi (Uct), i risultati dell’analisi condotta dal periodico consumeristico Saldo sui costi di questi prodotti. L’indagine mette in luce che, come annunciato di recente in diverse campagne pubblicitarie, negli ultimi mesi la grande distribuzione ha effettivamente abbassato i prezzi degli articoli bio in vendita nei supermercati, concludendo che “chi compra bio può risparmiare parecchio scegliendo il negozio giusto”. Stando ai dati forniti da Saldo, ad abbassare maggiormente i prezzi sono stati Lidl e Aldi, mentre il calo constatato per Migros e Coop è più contenuto. Differenza che va ad accrescere ulteriormente il divario tra le catene di supermercati: i prodotti bio venduti da Migros e Coop, i due principali operatori a livello svizzero, sono più cari del 30-40% rispetto ai loro concorrenti diretti.
I margini praticati dalla grande distribuzione sui prodotti agricoli sono da mesi al centro di accesi dibattiti in Svizzera. La questione è stata tra i temi più caldi delle proteste dei contadini di inizio febbraio, sulla scia del movimento contestatario agricolo che ha interessato numerosi Paesi europei. Sui guadagni realizzati sui prodotti ecologici, ritenuti eccessivi dalla Fondazione per la protezione dei consumatori, si era attivato anche il Sorvegliante dei prezzi Stefan Meierhans. Secondo Pedrini, «la produzione biologica ha sicuramente dei maggiori costi per contadini e allevatori. Tutta la filiera deve essere certificata e in alcuni settori, per esempio la campicoltura, la resa è inferiore. Questo fa salire i costi». Prezzi riconosciuti ai contadini, «che non possono essere rivisti – spiega il presidente dell’Unione contadini ticinesi –, anche perché per alcuni prodotti siamo già al limite, se non oltre. La produzione del latte è davvero poco redditizia. I cereali, invece, vengono pagati meglio». E aggiunge: «La produzione biologica spesso è anche una scelta etica dei contadini».
Scelta che in Ticino hanno fatto molte aziende. Circa un quarto – da quelle a conduzione familiare, fino a quelle più grandi con decine di dipendenti – è infatti riconosciuto con il marchio ‘Bio’. «Abbiamo circa duecento affiliati, a livello nazionale occupiamo il quinto posto. Vuol dire che c’è decisamente una buona sensibilità», dichiara Gabriele Bianchi, presidente dell’associazione Bio Ticino. «Le superfici coltivate in maniera biologica sono in aumento e questo contribuisce sicuramente a far abbassare i prezzi. Anche perché siamo in un libero mercato e una maggiore produzione genera più concorrenza». Senza però colpire, sottolinea Bianchi, i contadini. «Nella filiera produttiva una fetta importante è giusto che sia riconosciuta a chi produce».
Per la segretaria generale dell’Acsi, l’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana, Antonella Crüzer, «tutte le riduzioni di prezzo sui prodotti biologici sono assolutamente ben accette. Da parte dei consumatori si è consolidata una certa sensibilità rispetto a questi articoli, sia per quanto concerne la sostenibilità, sia per la scelta di preferire le produzioni locali». Crüzer rende però attenti: «Bisognerebbe verificare che queste riduzioni siano effettivamente reali nella Svizzera italiana. Capire insomma se i prodotti selezionati dall’indagine siano acquistabili con queste riduzioni anche in Ticino».
La questione dei margini di guadagno non è poi solo sentita tra gli agricoltori, ma anche tra chi lavora a difesa dei consumatori. «È da anni – evidenzia la segretaria generale dell’Acsi – che come associazione chiediamo che i prezzi degli articoli biologici vengano ridotti. Si sospettava, e un’indagine di Mister Prezzi l’ha rilevato, che i margini di guadagno su questi prodotti fossero nettamente troppo alti. I consumatori oggi spingono verso un cambiamento a sostegno dei produttori bio: è però importante che la grande distribuzione non approfitti di queste scelte consapevoli, talvolta anche con modalità ingannevoli. Il prodotto biologico dovrebbe essere alla portata di tutti, non solo dei ceti medio-alti».
Tornando all’indagine di Saldo, lo studio si è basato su un paniere di trentasei prodotti – frutta, verdura, bevande, latte, formaggio – acquistati lo scorso 12 febbraio a Zurigo. Le spese, esclusivamente bio, sono costate 105,43 franchi presso Lidl, 108,58 da Aldi, 135,38 nel supermercato Migros e 144,19 franchi nel negozio Coop. Nello specifico, mette in luce l’indagine, “Aldi è quasi in linea con Lidl (3% più cara), tanto che per ventitré articoli i prezzi sono risultati identici. Migros chiede invece molto di più, il 30%”. Non solo. “È ancora più alto il sovrapprezzo, sempre rispetto a Lidl, di Coop: +39%”. Coop è dunque risultata il supermercato più caro, e questo per ventotto dei trentasei prodotti analizzati.
La diminuzione dei prezzi dei prodotti bio evidenziata da Saldo è stata constatata rispetto ai prezzi rilevati nel settembre 2023 da K-Tipp, altra testata consumeristica con cui collabora. Dal paragone emerge che i prezzi degli articoli bio sono scesi presso tutti i quattro grandi distributori, ma con un’intensità diversa: Lidl e Aldi hanno tagliato del 6% il costo a carico del consumatore, Coop del 4% e Migros del 3%.
L’inchiesta ha tenuto conto degli articoli più a buon mercato disponibili, indipendentemente dal marchio, dalla provenienza e dalla qualità. Criterio analizzato costantemente da Saldo e K-Tipp che affermano che i prodotti più cari non per forza garantiscono una migliore qualità. Se Coop e Migros giustificano i prezzi più alti con i requisiti severi dell’organizzazione di settore Bio Suisse, stando a Saldo i criteri adottati per gli alimentari da Lidl e Aldi nelle loro linee bio sono tendenzialmente altrettanto rigidi. Anche perché parte della merce proviene dagli stessi produttori.
Dati: Saldo/Infografica: laRegione
I risultati dell’indagine di Saldo