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(Co)presidenza del Ps, si apre la discussione

In casa socialista si scaldano i motori per il congresso di giugno. Ancora niente nomi, ma i duri giudizi di Righini e la valutazione positiva di Bertoli

Si comincia
(Ti-Press)
14 febbraio 2024
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«In teoria ci vorrebbe continuità, ma questa Cenerentola è durata due minuti…», sospira Igor Righini, presidente dal 2016 al 2020 del Partito socialista. «Quando c’è una copresidenza che si presenta insieme al congresso e uno dice a metà mandato che non si sarebbe ricandidato che continuità vuoi dare», rincara. Per poi aggiungere che «ora Laura dovrà capire cosa vuol dire, ma il progetto di copresidenza si è incrinato quando Sirica ha detto che non avrebbe chiesto un altro mandato». Non va certo per il sottile Righini. Eletti dal Congresso del 2020 alla testa del Ps, Fabrizio Sirica e Laura Riget, entrambi rieletti in Gran Consiglio alle elezioni cantonali dello scorso aprile, stanno per concludere il mandato quadriennale da copresidenti dei socialisti ticinesi. Un tandem visto per la prima volta nel Ps cantonale. In un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ da candidati alla guida del partito, avevano indicato quelle che sarebbero state le loro priorità: redistribuzione della ricchezza, emergenza climatica e parità. Con l’obiettivo di essere più propositivi, tuttavia “non facendo solo politica istituzionale ma con vivacità in strada, a contatto con le persone”.

Riget: ‘Non ho ancora deciso, al momento non escludo nulla’

Sirica ha intanto fatto sapere che non solleciterà un nuovo mandato quale presidente. Riget? «Non ho ancora preso una decisione definitiva: la comunicherò nelle prossime settimane». Qualora decida di ripresentarsi, si proporrà come presidente unica o come copresidente? «Al momento non escludo nulla», taglia corto Riget. Il Congresso che designerà il vertice del Ps ticinese dovrebbe svolgersi sabato 8 giugno. Secondo gli statuti la convocazione del Congresso spetta al Comitato cantonale “il quale fissa la data, la sede, l’ordine del giorno provvisorio, i termini per l’inoltro di proposte e candidature e i diritti di voto”. La convocazione “deve essere comunicata alle persone iscritte con otto settimane di anticipo”.

Righini: ‘Non si può essere esclusivisti e allontanare persone dal partito’

Torniamo a Righini. Rileva: «Le battaglie e i modi di porsi sono quelli scritti nei nostri valori e nelle carte, non è un quadriennio che li cambia». Però c’è un però grande come una casa, perché secondo il già presidente del Ps, «bisognerebbe condurre una politica inclusiva non solo verso il mondo esterno, ma anche il mondo interno del grande conglomerato socialista. In questo senso – continua – bisogna essere molto più transigenti, molto più comprensivi, integrare le tipicità e le diversità interne. Non si può essere esclusivisti e allontanare così delle persone dal partito». Perché il risultato, Amalia Mirante o meno, «è che si riduce lo spettro d’azione del partito, si conduce un certo tipo di politica per un certo tipo di persone, ma non si tramuta in voti. E con questo spettro ridotto non ti fai certo voler bene da un mondo che è ben più ampio». Perché la priorità, ricorda Righini, «è il costruire un ambiente forte, solido e diversificato che sappia battersi contro chi è dall’altra parte della barricata. Non con chi condivide il tuo tetto».

Lepori: ‘Si spinge sui giovani, ma manca la generazione di mezzo’

C’è del vero quindi nell’affermazione di chi dice che ultimamente il partito ha privilegiato la sua parte massimalista rispetto a quella riformista? Un altro ex presidente, Carlo Lepori, sottolinea come «è difficile dirlo, dipende dai temi e dalle occasioni». Il dato certo, invece, «è che c’è stato un ricambio, anche in Gran Consiglio, con molti giovani già conosciuti che sono riusciti a superare alcuni validi uscenti. Con Garbani Nerini e La Mantia è stata anche una questione di circondari, con altri invece no… Corti, ad esempio, possiamo dire sia quasi stato sacrificato dopo una sola legislatura e, nel campo del diritto, era il più competente di tutti. Un peccato». Partendo da questi movimenti interni, Lepori osserva che «il grande problema che è di tutta la società, non solo del Ps, è che manca la generazione di mezzo. Ci siamo noi un po’ più anziani, ci sono tanti giovani, ma si fa fatica ad avere quarantenni o cinquantenni». Indipendentemente dalla decisione di Riget, però Lepori è convinto di una cosa: che le copresidenze «continuano o cadono insieme. Laura o si candidi da sola, o trovi un nuovo compagno di presidenza ma per una nuova copresidenza che si distingua». Senza nessuna pregiudiziale: «Anche a livello federale lo abbiamo visto, le copresidenze che lavorano bene insieme, ripartendosi i compiti, confrontandosi e chiedendo all’altra persona sempre un parere e una verifica sono un plus, possono funzionare bene». Una reazione? «Non intendo commentare né le affermazioni di Igor Righini né quelle di Carlo Lepori – afferma Riget –. Ci sarà la possibilità al Congresso di giugno di fare una discussione, come base del partito. Per esempio se la copresidenza in questi quattro anni sia andata nella giusta direzione, se si vuole continuare su questa strada o se si vuole cambiare, se sono stati commessi degli errori eccetera. Non penso che esprimersi ora a mezzo stampa sul futuro del Partito socialista sia il metodo più proficuo». In vista del Congresso di giugno, il clima nel Ps, par di capire, si sta scaldando.

Bertoli: ‘Il lavoro prodotto da Riget e Sirica è stato buono’

«Credo – annota l’ex consigliere di Stato Manuele Bertoli, anche lui già presidente del Ps, di cui è stato pure deputato – che il lavoro prodotto dalla copresidenza sia stato buono, anche se è stato difficile, come per tutte le presidenze che l’hanno preceduta. Il quadriennio 2019-2023 è stato molto marcato dalla pandemia, che ha scombussolato anche la politica per un lungo periodo, e non ha proposto in maniera marcata e manifesta lo scontro tra menostatisti e fautori di uno Stato forte. Ci sono state poche occasioni nelle quali il classico confronto tra destra e sinistra ha potuto mostrare le differenze di fondo. Mi spiace molto – aggiunge Bertoli – che Fabrizio abbia deciso di lasciare, perché secondo me è cresciuto molto in questi anni». La formula della copresidenza è una possibilità, non un dogma. Toccherà quindi a Laura decidere se ripresentarsi da sola o se cercare qualcun altro con cui fare tandem. Essendo una delle opzioni possibili non credo sia corretto giudicarla a prescindere, perché con una persona sola o con due persone alla presidenza cambia poco, tutto dipende dalla qualità delle donne e uomini che si mettono a disposizione, non dalla formula».