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I bambini ticinesi stanno più all’aperto di quelli d’Oltralpe

Lo rivela uno studio, ma trascorrono meno tempo all’esterno di una volta. Lodi (Pro Juventute): ‘Il rapporto con la natura è fondamentale per lo sviluppo’

Tra le ragioni principali di questo calo la progressiva digitalizzazione
(Ti-Press)
24 gennaio 2024
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I bambini ticinesi trascorrono più tempo all’aria aperta che nel resto della Svizzera, ma in generale meno rispetto ai loro genitori quando avevano la stessa età. Lo rivela uno studio condotto dalla società di ricerche di mercato Link, che cita tra le ragioni principali di questo calo la progressiva digitalizzazione. I bambini svizzeri passano insomma meno tempo all’aperto di una volta.

«Che si crei un benessere generale molto importante nei bambini che vivono esperienze all’esterno è comprovato». Non ha dubbi il responsabile regionale di Pro Juventute Ilario Lodi che, da noi contattato, commenta i risultati dello studio.

‘Non pochi gli effetti positivi delle attività all’esterno’

Stando alle conclusioni dell’analisi, realizzata su un campione di 1’046 genitori con figli tra gli zero e i quindici anni residenti in tutta la Svizzera, a livello nazionale i bambini passano in media un’ora e mezza al giorno all’aperto, lasso di tempo che include il tragitto casa-scuola, le pause e le attività del tempo libero. Nell’arco di solo due generazioni, rileva lo studio, le abitudini di svago dei giovani svizzeri hanno subito un netto cambiamento.

Non sono pochi gli effetti positivi delle attività all’aria aperta sul benessere fisico e psichico. “L’esercizio fisico fuori dalle mura domestiche – si legge – rafforza il sistema immunitario, la salute fisica e mentale e le capacità motorie, favorisce un buon sonno e offre molti altri vantaggi”. Effetti positivi a cui fa eco Lodi: «Il rapporto tra i bambini e la natura – sottolinea – è fondamentale proprio per il loro sviluppo psichico».

Quasi tutti gli intervistati nell’ambito dello studio rappresentativo confermano di aver notato che trascorrere molto tempo a contatto con la natura apporta dei benefici ai bambini: “L’85% dei genitori – mette in luce l’analisi – afferma infatti che i propri figli si addormentano e dormono meglio dopo una giornata passata all’aperto. Inoltre, secondo gli intervistati, le attività all’aria aperta hanno un effetto positivo sulla capacità di concentrazione dei loro figli (88%), aumentano la loro resilienza (86%) e li rendono più soddisfatti ed equilibrati (83%).

Pur conoscendo i benefici del tempo trascorso all’aria aperta, due terzi dei genitori intervistati concordano sul fatto di aver trascorso più tempo all’esterno quando erano bambini. “Un risultato sorprendente – rivela l’analisi – in considerazione del nettissimo consenso sugli effetti positivi del tempo passato fuori dalle mura domestiche”. Il restante terzo afferma invece di aver passato fuori casa lo stesso numero di ore dei bambini di oggi, ma sicuramente non meno. L’83% dei genitori ritiene che uno dei motivi principali sia l’ampio uso che i bambini al giorno d’oggi fanno dei dispositivi digitali, che trent’anni fa non erano così diffusi e presenti nella vita delle persone.

‘Determinati processi non possono essere forzati’

Già, i dispositivi digitali. Per Lodi, la domanda sorge spontanea. «Se il fatto di trascorrere del tempo all’esterno ha dei benefici comprovati, come mai allora oggi si investe soprattutto nell’ambito della digitalizzazione?». E aggiunge: «La natura e le attività all’aria aperta sono la base tramite cui con il tempo iniziare a sviluppare delle competenze e sensibilità in altri settori, tra cui anche quello del digitale». E sta proprio nel fattore temporale il nodo fondamentale, secondo Lodi: «L’educazione dei bambini e dei giovani – evidenzia – richiede dei tempi lunghi. Determinati processi non possono essere forzati. È importante avere a disposizione il giusto tempo per poter maturare un’esperienza, ma anche per lasciarla sedimentare».

Oggi, argomenta Lodi, «siamo costantemente sollecitati dall’innovazione, senza la quale sembra non si possa andare avanti. La paura di restare indietro porta automaticamente molti genitori a mettere sotto pressione i propri figli». Il tema è per il responsabile regionale di Pro Juventute «delicatissimo nell’ambito dell’educazione. Spesso si dice che è centrale prendersi il proprio tempo, però poi non viene lasciata l’opportunità a causa dei troppi input e aspettative».

Tra saturazione e iperperformatività

Il discorso delle aspettative si inserisce perfettamente nel concetto dell’iperperformatività che, illustra Lodi, «caratterizza ogni giorno di più la nostra società». E spiega: «Negli ultimi anni la scuola sta andando sempre più nella direzione di ascoltare le esigenze dell’economia. Se un genitore continua a sentirsi ripetere che se il proprio figlio non è competitivo, nel senso che non ha tutta una serie di competenze ritenute importanti, verrà tagliato fuori a priori, è chiaro che allora il tempo libero del bambino verrà investito in attività considerate importanti per prevalere sugli altri».

Non solo. «È per questo – evoca Lodi – che si parla di saturazione del tempo libero. Oggi non siamo più abituati alla noia, perché siamo costantemente bombardati da input appunto. Tutto ciò sottrae tempo libero ai bambini, tempo che sarebbe essenziale per maturare tutta una serie di esperienze profondamente costitutive dei profili di personalità, e genera dei risvolti negativi sul loro sviluppo armonico. I bambini hanno bisogno come l’aria di potersi confrontare con quanto hanno intorno, secondo delle modalità legate tra le altre cose anche alla spontaneità».

In tal senso, stando a Lodi, è interessante affrontare anche il tema della conciliabilità tra famiglia e lavoro, verso cui «in questi anni la politica ha fatto molto. A beneficiarne, però, è stato soprattutto il lavoro. Tant’è che i genitori fanno comunque fatica a trovare i mezzi per poter offrire ai propri figli delle esperienze all’aperto».

Il dilemma dei genitori

Lo studio sul tempo trascorso all’esterno dai bambini svizzeri mette anche in evidenza che il 91% dei genitori intervistati si è detto convinto che il proprio comportamento influenzi in misura notevole il tempo trascorso all’aperto dai propri figli. “Emerge così – si legge – il dilemma che molte mamme e papà si trovano oggi ad affrontare: i genitori sanno, anche per esperienza personale, che l’attività all’aria aperta fa molto bene ai bambini e sono consapevoli che, nel loro ruolo, possono incidere in grande misura sul tempo passato fuori casa dai loro figli. Ciononostante, sembra che nella vita di tutti i giorni abbiano difficoltà a motivare i figli a uscire e passare più tempo fuori dall’ambiente domestico”.

Dall’analisi emerge infine che la maggior parte dei genitori intervistati sostiene che i propri figli trascorrano in media ogni giorno trenta minuti in più all’aperto rispetto ai figli degli altri genitori. “Questo dato – ipotizza lo studio – potrebbe essere interpretato come indice del fatto che i genitori percepiscono il tempo passato dai propri figli all’aperto come troppo breve e tendono dunque a correggerlo per eccesso”.