Così Riget (Ps) durante il comitato cantonale: ‘Ora è il momento, non ci si può più nascondere dietro a mezze verità. Il centrodestra ci metta la faccia’
«Ora è il momento, non ci si può più nascondere dietro a mezze verità. Tocca ai partiti borghesi prendersi la responsabilità politica di questa situazione che loro stessi hanno creato». La copresidente del Partito socialista (Ps) Laura Riget non transige, «ora tocca a loro assumersi le responsabilità di questi tagli spiegandoli alla popolazione».
È ‘responsabilità’ la parola chiave del discorso dalla copresidenza socialista durante il comitato cantonale del partito tenutosi questa sera a Bellinzona. Responsabilità, appunto, di fronte alla votazione del Preventivo 2024. Per Riget, il Ps la propria parte l’ha fatta: «Il nostro rapporto contrario al preventivo è pronto da firmare e siamo pronti per la discussione in Gran Consiglio. Abbiamo presentato le nostre proposte che accertano la necessità di adottare delle misure per riequilibrare le finanze, senza però perdere di vista la nostra visione».
Non ci gira intorno Riget. «Natale e Capodanno – rievoca – mi sembrano dei ricordi lontani. Siamo già oltre la metà di gennaio, eppure il Canton Ticino non ha ancora un Preventivo 2024. E probabilmente l’avrà solo a febbraio, se non addirittura a marzo». Una situazione, sostiene la copresidente, «semplicemente vergognosa». E continua: «Parte della colpa di questo ritardo è del Consiglio di Stato, che non ha presentato il preventivo entro fine settembre come previsto dalla legge. Il motivo di questo primo ritardo illegale? Semplice, non ci si voleva esporre in piena campagna per le Federali con un preventivo con 136 milioni di tagli. Non si voleva spiegare a 6’400 famiglie come mai all’improvviso avrebbero ricevuto centinaia di franchi in meno di cassa malati. Non si voleva spiegare ai dipendenti pubblici perché avrebbero dovuto versare un contributo di solidarietà senza vedersi riconoscere il rincaro». La lista è lunga.
Non solo. «Se il Consiglio di Stato è stato colpevole di aver ritardato di qualche settimana la presentazione del preventivo – mette in luce Riget –, i partiti del centrodestra in commissione della Gestione hanno continuato su questa via, nella speranza di separare il referendum contro la riforma fiscale e il verosimile referendum contro i tagli del preventivo». E sottolinea: «Indipendentemente da quando si voterà sul preventivo, noi non permetteremo questa separazione perché sgravi e tagli sono due facce della stessa medaglia con l’obiettivo di indebolire lo Stato».
È «un teatrino», secondo Riget, «la situazione a cui assistiamo da mesi. Nessun partito del centrodestra vuole metterci la faccia e assumersi la responsabilità politica di questi tagli preferendo dare la colpa agli altri partiti o all’esecutivo. Come se le politiche adottate dal governo non fossero sostenute proprio da loro e come se i consiglieri di Stato non fossero esponenti dei loro partiti».
Parla di promesse non mantenute la copresidente del Ps. «Non possiamo dimenticare – spiega – che questi tagli non sono arrivati dal nulla, ma sono la chiara conseguenza delle fallimentari politiche fiscali ed economiche degli ultimi vent’anni. Una strategia politica culminata nel decreto Morisoli con la promessa che non ci sarebbero stati tagli alle fasce più fragili». Di più. «La gestione provvisoria in cui ci troviamo oggi – afferma Riget – ha delle conseguenze concrete: il settore sociosanitario deve continuare a funzionare con i mezzi finanziari del 2023, il personale precario è in difficoltà per i contratti che non vengono rinnovati, gli studenti della Supsi non sanno se e quando potranno iniziare lo stage formativo presso il Cantone. Questa situazione è una vergogna ed è irresponsabile». E conclude: «La commissione della Gestione e i partiti del centrodestra hanno avuto tutto il tempo per analizzare e decidere del preventivo, che ora deve venire sottoposto al parlamento. Questi ritardi, che ci hanno portato alla gestione provvisoria, non stanno solo paralizzando lo Stato, ma la società tutta».
Già, la gestione provvisoria. «Figlia», stando al copresidente Fabrizio Sirica, «di una gestione provvisoria generalizzata e pensata dal governo unicamente a corto termine». Governo che, illustra il copresidente, «manca di una visione. Sono allibito dalla mancanza di prospettive di questo preventivo e della discussione avuta ieri tra la commissione della Gestione e il governo. Non sanno cosa fare nel 2025, non sanno dove si potrà tagliare. Zero assoluto. Manca evidentemente uno sguardo su cosa sta succedendo nel paese. Di fronte all’aumento più importante di sempre delle casse malati, il costo che più di tutti erode il potere d’acquisto, alla fine del mese si taglia sui sussidi di cassa malati».
Ma quale sarebbe allora l’alternativa? «Noi proponiamo una visione diversa – evidenzia Sirica –, quella del rapporto di minoranza del nostro capogruppo Ivo Durisch. In tal senso, la lotta è centrale. Sono convinto che i numeri del parlamento non sono gli stessi del paese. Il vento è cambiato. Se non correggiamo il tiro, l’anno prossimo sarà davvero dura, a quel punto sarà una macelleria sociale, perché non ci sono più riserve. Abbiamo la responsabilità di invertire questa tendenza».
L’invito è a partecipare alla manifestazione organizzata dal comitato ‘Stop ai tagli’ di questo sabato. «La lotta – mette in evidenza il copresidente – paga, la storia ce lo insegna. La manifestazione dello scorso 22 novembre ha avuto dei risultati tangibili. E sabato non si conclude, abbiamo la possibilità di migliorare ancora. Possiamo cambiare questa impostazione». Non da ultimo, per Sirica, «non è vero che la coperta è corta. Non possiamo accettare la narrazione che ci stanno propinando. I soldi ci sono, non siamo in un momento congiunturale durissimo. Non ci sono mai stati così tanti ricchi nel nostro paese, la ricchezza nel nostro cantone è cresciuta più che altrove. Gli sgravi non sono necessari, i ricchi non se ne vanno, anzi, stanno aumentando. Il problema di fondo è la redistribuzione della ricchezza. In questo vuoto di visione noi abbiamo la responsabilità di dare un’alternativa».