Così Crüzer (Acsi). In Ticino una persona su dieci non arriva alla fine del mese, un dato significativamente più alto rispetto alla Svizzera tedesca
«Anche se le cifre sono davvero inquietanti, non sorprende che in Ticino così tante persone abbiano difficoltà ad arrivare alla fine del mese». Commenta così Antonella Crüzer, segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi), le tendenze emerse da un sondaggio rappresentativo condotto lo scorso novembre dall’istituto di ricerche di mercato Innofact per il sito di confronti Comparis. In Ticino, afferma lo studio, una persona su dieci non arriva alla fine del mese e molti altri pensano di rinunciare alle vacanze. Di più. Su un campione di 1’021 persone intervistate, il 4% ha dichiarato di non riuscire ad arrivare a fine mese. Un dato sensibilmente più alto nella Svizzera italiana, dove si attesta intorno all’11%, rispetto alla Svizzera tedesca, regione in cui è pari al 3%.
Per Crüzer questo dato si spiega con il fatto che «in Ticino, come nel resto della Svizzera, sono stati registrati importanti rincari su più fronti. Si pensi ai costi della sanità, della spesa nei supermercati, dell’energia o dei trasporti pubblici». La segretaria generale dell’Acsi sottolinea però come questi aumenti non colpiscano tutti allo stesso modo: «Come noto, gli stipendi nella Svizzera italiana sono minori rispetto al resto del Paese». In tal senso, lo studio mette in effetti in evidenza come le economie domestiche con un reddito fino a 4mila franchi siano molto più colpite dal problema (16%) nel paragone con quelle con un reddito tra i 4mila e gli 8mila franchi (2%), nonché con quelle che dispongono di oltre 8mila franchi (0,5%).
Insomma, l’aumento dei costi sta generando non poco pessimismo tra i cittadini svizzeri. Tant’è che, a causa del rincaro dei premi di cassa malati e degli affitti, quasi uno svizzero su tre (29%) si aspetta un peggioramento della sua situazione finanziaria durante il prossimo anno. Una quota, rileva lo studio, in ulteriore aumento rispetto al 2022 (era del 28%) e largamente superiore a quella osservata dal 2017 al 2021 (tra il 13 e il 18%). A incidere maggiormente sui borsellini svizzeri, mette in luce il sondaggio, sarà per l’83% delle persone intervistate la fattura dell’assicurazione sanitaria, percentuale molto maggiore a quella degli scorsi anni, a cui si aggiunge l’aumento del costo dell’alloggio – pigioni od oneri ipotecari –, messa in conto dal 51% degli intervistati.
Un campanello d’allarme, secondo Crüzer, che deve però far scattare delle misure: «Misure che vadano a proteggere maggiormente i consumatori. Se consideriamo per esempio la questione dei costi della salute, settore in cui da anni chiediamo come Acsi delle riforme mai arrivate, ci rendiamo conto che è un sistema che va assolutamente corretto, e con una certa tempestività». Non solo. «Anche i sussidi, per i quali il Ticino è un Cantone tutto sommato generoso, non si può dire che stiano aumentando. Anzi, ci sono persone che l’anno prossimo verranno escluse. Questo perché le persone bisognose sono in aumento, ma il Cantone ha valutato di non volerne erogare a sufficienza per tutti».
Quali allora le strategie che il privato cittadino può adottare per districarsi nella giungla dei rincari? «Gestire le proprie finanze in modo molto attento – afferma la segretaria generale dell’Acsi – può aiutare le persone singole e le famiglie a non subire l’aumento dei prezzi. Vanno dunque evitati nel limite del possibile gli sprechi e gli acquisti inutili. Allo stesso modo è importante accertarsi di aver pagato tutte le bollette o le rate, così da non doversi poi assumere dei costi supplementari dovuti a dei ritardi di pagamento. Noi consigliamo poi sempre di stare in allerta rispetto ai leasing o alle modalità di pagamento ‘buy now, pay later’ che sono tutti dei mezzi di facile indebitamento».
Il sondaggio di Innofact mostra in questa direzione che, se obbligate a risparmiare, il 72% delle persone intervistate rinuncerebbe a spese inutili e acquisti spontanei. Un risultato secondo l’istituto in linea con gli anni precedenti. Il 52% sostiene poi di confrontare i prezzi di diversi offerenti e di optare per l’offerta più economica. Una percentuale maggiore rispetto al 44% del 2019 e al 47% del 2020. Anche la percentuale di persone che ricorre agli sconti ha visto un incremento, raggiungendo il 62%, superiore al 51% del 2019 e al 57% del 2020. In caso di necessità le persone intervistate rinuncerebbero più facilmente (63%) a gadget ed elettronica di consumo. La disponibilità a fare a meno di viaggi e vacanze è invece diminuita sensibilmente: secondo l’ultimo sondaggio vi rinuncerebbe solo il 36%, il che denota un calo rispetto al 41% del 2022. Nella Svizzera italiana la quota sale però al 50%, un dato superiore rispetto alle regioni germanofone, dove si ferma al 35%.
Attualmente, stando ai risultati dello studio, il 5% delle persone si sente molto tranquillo a livello economico e afferma di non dover prestare attenzione alle spese. Una quota maggiore, pari al 19%, giudica in modo sereno la situazione e può permettersi quasi tutto quello che desidera. Questo dato è tuttavia inferiore rispetto al 2021 e al 2022, in cui si attestava al 23%. Il 50% dichiara di avere abbastanza risorse ma di non poter soddisfare tutti i propri desideri, dato superiore al 45% di dicembre 2022. La categoria che deve fare attenzione a ogni franco speso rimane relativamente stabile al 23%.
Ultima tendenza messa in evidenza dal sondaggio, gli svizzeri non vogliono rinunciare all’auto: solo il 28% del campione è pronto a farne a meno, un valore inferiore rispetto al 33% del 2022, ma anche in confronto al 2021 e al 2020.