La Supsi vuole favorire l'inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. ‘Per le aziende è un investimento che dà i suoi frutti’
Favorire l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità. È uno degli obiettivi della convenzione Onu alla quale la Svizzera ha aderito nel 2014. Tra il dire e il fare, però, il passaggio non è così immediato. A dirlo sono i dati dell’Ufficio federale di statistica che mostra un quadro ancora piuttosto fosco: il grado di occupazione delle persone senza disabilità è dell’84,1%, quello dei cittadini con disabilità scende al 57,9%, mentre per i disabili gravemente limitati nello svolgimento delle funzioni quotidiane ci si ferma al 42,2%. «Eppure chi ha una disabilità, in buona parte, vorrebbe avere un’attività lavorativa», spiega Gregorio Avilés, docente e ricercatore Supsi e ricercatore al Centro competenze e lavoro. Per cercare di aiutare a cambiare le cose la Supsi, grazie al finanziamento di Innosuisse, ha elaborato il progetto ‘Impiego assistito a favore di persone con disabilità e aziende’. Al centro dell’iniziativa ci sarà una piattaforma con strumenti specifici di managment. «Un'azienda che vuole essere inclusiva incontra degli ostacoli. Non basta la sola buona volontà ma serve una formazione specifica. L'apertura all'inclusione offre però dei vantaggi, sia sul clima di lavoro che a livello di immagine, e quindi economico», prosegue Avilés. «I bisogni che abbiamo riscontrato sono una maggiore sensibilizzazione e il rafforzamento delle sinergie tra scuole speciali e associazioni attive sul territorio».
A proposito di finanziamenti e Preventivo 2024, che prevede una riduzione complessiva di 11 milioni al settore degli invalidi, si esprime Monica Lupi del comitato cantonale atgabbes: «Questi progetti sono un modo di risparmio, a condizione però che il mondo economico privato partecipi di più mettendo più posti di lavoro a disposizione».
Tra chi si occupa sul terreno di aiutare le persone con disabilità a trovare un inserimento nel mondo del lavoro c’è anche Pro Infirmis. «Offriamo alle persone che hanno una rendita Ai intera, se lo desiderano, la possibilità di trovare un’occupazione per mettere a disposizione le proprie qualità professionali », spiega Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis Ticino. L’associazione si occupa anche di assistere dal profilo burocratico e socioeducativo le aziende interessate ad accogliere le persone con disabilità. «Si tratta di posti con un salario sociale e con mansioni complementari all’organico ‘regolare’ della ditta».
Attualmente sono 77 le persone inserite nel progetto ‘In azienda’ di Pro Infirmis. 48 di queste hanno un impiego con datori di lavoro pubblici e privati. Il progetto è finanziato per il 75% del cantone e per la parte restante da Pro Infirmis. «Siamo però in difficoltà – afferma Forini –. Le donazioni calano e i progetti non finanziati completamente dal cantone sono a rischio». Un peccato se si dovesse rinunciare, anche perché «queste iniziative hanno un costo molto inferiore ai laboratori protetti, che invece sono finanziati interamente dallo Stato». E le richieste sono in costante aumento. «Solo due anni fa le persone seguite erano 39 e i contratti venti. Al momento, però, aumentare l’offerta è impossibile. È già positivo non doverla diminuire».