Ticino

‘Ossessione polizia unica: una soluzione irrazionale e dannosa’

Il Comitato dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi contesta le tesi dell’ex deputato al Gran Consiglio Giorgio Galusero

In sintesi:
  • ‘Assurda l’idea di risparmiare attraverso la cantonalizzazione'
  • ‘No a una sola polizia, sì a polizie unite’
Sicurezza, organizzazione, costi
(Ti-Press)
14 dicembre 2023
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Lui, Giorgio Galusero, ex granconsigliere del Plr, rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia politico: la polizia unica. In Ticino “una sola polizia significherebbe, oltre a una maggiore flessibilità e razionalità nell’impiego del personale, anche un notevole risparmio dal profilo finanziario”, ha scritto il già ufficiale della Polcantonale sulla ‘Regione’ del 5 dicembre. La replica: “Si osserva, ancora una volta, una certa ossessione nel proporre ripetutamente la soluzione della polizia unica”, peraltro “senza alcuna analisi del problema”. Parole del Comitato dell’Apcti, l’Associazione delle polizie comunali ticinesi, contenute in una lunga e articolata presa di posizione firmata dal presidente Orio Galli. “Sì alle polizie unite” e “no alla polizia unica”, la cui istituzione vorrebbe dire la fine delle ‘comunali’.

‘La centralizzazione causerebbe costi aggiuntivi’

Galusero, scrive Galli, “propone la centralizzazione della polizia come soluzione ai problemi finanziari del cantone, ma analizzando attentamente la questione emergono serie incertezze. La sua dichiarazione manca di prove a favore, mentre vi sono molte prove a sfavore. Tre fonti di ricerca (svizzera, internazionale e francese), consultabili sul documento dell’Apcti ‘Alla prova dei fatti’ mettono seriamente in dubbio la validità di questa soluzione”.

La ricerca svizzera, indica il presidente delle polcom ticinesi, “specifica che la ‘cantonalizzazione’ genera, al contrario, costi aggiuntivi per i Comuni e che i sistemi decentralizzati sono invece cruciali per migliorare la sicurezza”. La ricerca internazionale “evidenzia che le grandi riforme organizzative sono costose, soprattutto nelle fasi iniziali e che ci sono forti carenze quando si tratta di stimare i costi di queste riforme”.

Infine la ricerca francese, la quale “avverte degli effetti avversi della centralizzazione, definite ‘patologie’, tanto che l’atteso vantaggio della centralizzazione della polizia non è necessariamente maggiore degli svantaggi”. Una centralizzazione, rileva ancora l’Apct, “porta a favorire più la funzione della repressione, che della prevenzione della polizia; a marcare una divisione tra poliziotti e cittadini; a considerare seri solo i crimini maggiori, il mantenimento dell’ordine, il controllo delle manifestazioni politiche e la protezione delle istituzioni e del loro monopolio sul potere. La devoluzione verso la centralizzazione della polizia non è senza conseguenze. Per trovare forme di risparmio, l’autore della ricerca suggerisce di focalizzarsi piuttosto su economie di scala ‘localizzate’ per migliorare l’efficienza senza rischi associati alla centralizzazione. Ad esempio, le agenzie di polizia potrebbero collaborare per acquistare attrezzature e servizi a prezzi più bassi, o per specializzare il proprio personale in determinate attività”.

‘Presupposti molto deboli’

Insomma, secondo Galli “la proposta di polizia unica di Galusero si basa su presupposti davvero molto deboli, ignorando le evidenze delle ricerche disponibili. E sulle questioni finanziarie del Cantone, l’idea di risparmiare attraverso la ‘cantonalizzazione’ della polizia sembra altrettanto assurda quanto cercare di coprire un buco nel bilancio scavando una fossa ancora più grande che coinvolga anche i Comuni”.

‘Interpretazione distorta della situazione’

Per Galusero in Ticino ci sarebbe un numero eccessivo di agenti rispetto a quello degli altri cantoni. L’ex parlamentare “fornisce un’interpretazione distorta della situazione”, obietta Galli. Che aggiunge: “La Svizzera, con 216,9 agenti ogni 100’000 abitanti nel 2020, ha meno agenti rispetto ad altri stati europei. Nel 2020 il Ticino aveva 318,5 agenti ogni 100’000 abitanti, meno del Liechtenstein, posizionandosi, quale Stato, nella parte bassa della classifica europea”. Stando ai dati della Conferenza dei comandanti delle polizie cantonali svizzere (Ccpcs), “il numero di poliziotti in Ticino è diminuito di 3 unità nel 2023 rispetto al 2022. Tuttavia, i dati complessivi delle risorse umane della Ccpcs sono da prendere con le pinze perché probabilmente incompleti e anche fuorvianti”. Infatti, continua Galli, “la città di Ginevra, ad esempio, è dotata di una Police Municipale con 230 unità, di cui oltre 160 agenti di polizia non armati di pattuglia e questi mancano all’appello nei dati della Ccpcs”. Lo stesso “vale per specifiche risorse del Canton Neuchâtel”. Pertanto “non è possibile farsi un quadro realistico e fedele della situazione delle risorse destinate alla sicurezza in Svizzera”. Il rapporto polizia/abitanti in Ticino nel 2023 “è di un agente ogni 305 abitanti” ed è “importante considerare” che il numero di poliziotti dipende da più fattori, per esempio dalle “particolarità” del territorio (“traffico, criminalità di frontiera, tipologia dei reati”) o dalle “esigenze politiche” (“obiettivi di sicurezza, aspettative della popolazione residente”).

‘Il sistema a due livelli è preferibile’

Ma come sono organizzati i cantoni? “Sedici hanno una sola polizia cantonale mentre gli altri dieci segnalano alla Ccpcs effettivi di polizia sia cantonali, sia comunali”, spiega Galli: tuttavia, tra i cantoni con polizie centralizzate “come per esempio Ginevra e Neuchâtel”, alcuni “non hanno dichiarato gli effettivi dei Comuni in materia di polizia e sicurezza, falsando quindi il risultato globale”. Altro aspetto: “Circa la metà dei cantoni ha una popolazione e un territorio molto ridotti. Basilea Città è settantasei volte più piccolo del nostro cantone. Appenzello interno ventuno volte. Invece, dei quattordici cantoni con una popolazione di almeno 200’000 abitanti, la maggioranza possiede polizie comunali”. La conclusione “è che, all’aumentare di popolazione e territorio, si favorisce un sistema di polizia a due livelli”. Polcantonale e polcomunali. “Il Cantone Ticino, essendo tra i più grandi e popolosi, ossia quinto per grandezza di territorio e ottavo per popolazione, rientra in questa categoria – rileva il presidente dell’Apcti –. Inoltre, diversi cantoni hanno riconosciuto che migliorare il sistema a due livelli è preferibile a impegnarsi in una riforma di centralizzazione”.

‘Siamo tra i cinque cantoni con il minor tasso di reati’

E non è tutto. “Dopo la riforma delle polizie comunali attuata con la Legge sulla collaborazione fra la polizia cantonale e le polizie comunali, il Ticino ha visto dimezzare il tasso di reati, conta la metà di quelli del Canton Neuchâtel ed è tra i cinque cantoni con il minor tasso di reati”, sottolinea Galli.

‘Giusto l’approccio del gruppo di lavoro’

Il Comitato dell’Associazione polizie comunali ticinesi non ha dubbi: la soluzione polizia unica è “irrazionale e dannosa”. Per Galli e colleghi, “solo” il gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’, costituito nel 2016 dal Consiglio di Stato e coordinato dal segretario generale del Dipartimento istituzioni Luca Filippini, “sembra aver seguito il giusto approccio d’analisi". Composto di rappresentanti del Cantone e dei Comuni, il gruppo “ha ragionato a lungo, a fondo e presenterà a breve la sua proposta”. Sostiene l’Apcti: “Riteniamo che la logica delle polizie unite, con polizie comunali autonome e ben coordinate dalla polizia cantonale, sia quella più sensata e promettente rispetto a quella della polizia unica per l’organizzazione della polizia del futuro del nostro cantone”.