Il capogruppo socialista interroga il governo e denuncia: ‘È un'emergenza non istituzionale né istituzionalizzata, non ci sono nemmeno dati certi...’
“Il mondo invisibile dei senzatetto è avvolto nella nebbia, e bisogna fare chiarezza su numeri e bisogni”. A sostenerlo è il capogruppo in Gran Consiglio del Partito socialista Ivo Durisch che, con un’interrogazione inoltrata al Consiglio di Stato, chiede di approfondire un tema “importantissimo” e che ha come pietra angolare “l’articolo 7 della Costituzione federale, che protegge la dignità della persona: lo Stato deve quindi fare il possibile per garantire un’abitazione a tutte e tutti”.
Una situazione, quella dei senzatetto in Ticino, che ha anche risvolti statistici per Durisch che, nell’atto parlamentare, ricorda come “il Cantone non ha i dati sul numero di persone seguite e nemmeno sul dove siano state collocate. Non è nemmeno chiara – sottolinea il capogruppo del Ps – la modalità di finanziamento delle strutture di accoglienza o delle pensioni, così come, per chi garantisce un accompagnamento, se questo sia riconosciuto tramite un mandato di prestazione o in altro modo”.
Insomma, la confusione regna sovrana. Quello che si sa “è che ci sono tre livelli di finanziamento – riprende Durisch –. Uno infrastrutturale, poi c’è il finanziamento soggettivo alla persona (di cui però non sembra che il Cantone tenga una traccia dettagliata) e il contributo Swisslos, che per Casa Astra ha solo un’indicazione generica quale contributo di ‘gestione’. Da nessuna parte appare la voce del lavoro sociale che queste strutture, di fatto, svolgono, oltre all’accoglienza e ai pasti”. E ancora: “Non è nemmeno chiaro il motivo delle differenze fra strutture come Casa Astra, Casa Martini e Casa Marta e le pensioni per quanto riguarda il riconoscimento finanziario delle notti e dei pasti”.
Il giudizio in casa socialista vien da sé: “Troviamo grave che il Consiglio di Stato non sia in possesso dei dati dei pernottamenti e ci chiediamo innanzitutto se questo corrisponde al vero”. E nelle domande dell’interrogazione, Durisch va ancora più a fondo: “Conosce il Consiglio di Stato il numero di persone e di pernottamenti annui complessivi e nelle differenti strutture (comprese le pensioni)? Se sì chiediamo i dati suddivisi per struttura (considerando le pensioni un’unica struttura). Se no, come intende colmare questa importante lacuna?”, chiede il capogruppo socialista. Il quale continua: “Da quello che ci è dato sapere gli aiuti di prima emergenza sono erogati alla persona, quindi il ‘finanziamento’ delle strutture dipende fortemente dal numero di notti riconosciute. Corrisponde al vero?”.
Tutto ciò, “comporta a nostro parere un forte rischio per le strutture, i cui costi principali sono fissi. In un anno particolare potrebbero essere in difficoltà nel far fronte alle spese di gestione e quindi mettere a repentaglio la sopravvivenza di un importante servizio alla popolazione tutta. Non è chiaro d’altra parte se e come venga riconosciuto finanziariamente l’accompagnamento alla persona nel trovare un nuovo alloggio e rimettersi in piedi. Cosa ci può dire su questi punti il Consiglio di Stato – domanda Durisch – e se l’accompagnamento non fosse riconosciuto possiamo conoscerne i motivi? Come pensa di migliorare la collaborazione con le strutture riconoscendo finanziariamente in qualche modo i costi fissi e anche l’importante ed essenziale tassello del reinserimento quale l’accompagnamento?”.
Durisch nell’interrogazione fa presente che “in altri Cantoni ci sono esempi di mandati di prestazione con le strutture per i senzatetto che oltre a riconoscere la funzione pubblica riconoscono anche il lavoro sociale di accompagnamento. Sarebbe possibile anche in Ticino? Come mai fino a oggi non si è fatto questo passo? Quali aspetti positivi e negativi vede il Cantone?”.
Tante domande, un dato di fatto: “In una società sempre più competitiva ed esigente, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro, può capitare a chiunque in un momento di difficoltà di veder precipitare la propria situazione economica e sociale – scrive Durisch –. Questo può avere per conseguenza anche la perdita della propria dimora, di un tetto sotto il quale poter vivere. Conoscere la realtà dei senzatetto nel nostro cantone, per capire e poi intervenire, è quindi prioritario. Intervenire vuole dire avere una politica preventiva, una capacità di intervento nell’urgenza e garantire un seguito dopo l’urgenza”.
Una tempestività che non andrebbe “solo a favore delle persone in difficoltà, ma della società tutta. Infatti rimettere in piedi chi cade riduce drasticamente l’esclusione e i costi sociali. Negli anni con Casa Astra, Casa Martini e da un paio di settimane Casa Marta abbiamo visto nascere e crescere strutture di prima accoglienza volute fortemente da persone e associazioni della società civile che toccavano con mano quotidianamente un problema a nostro parere non sufficientemente considerato dalle autorità cantonali”. Oggi, annota Durisch, “le tre strutture accolgono quotidianamente persone sole, ma anche famiglie con figli. Il servizio svolto va oltre l’accoglienza, viene infatti garantito fin da subito un accompagnamento per ritrovare la propria autonomia e dignità”. Non tutti però riescono ad avere un aiuto: “Molti senzatetto finiscono però ancora in pensioni private e lì si ritrovano soli in una stanza d’albergo e con molte meno risorse per uscire dal circolo vizioso”.
«È un’emergenza non istituzionale né istituzionalizzata», commenta a laRegione Durisch spiegando il suo atto parlamentare. «Parliamo di persone che sono invisibili, e fa male». Ed è «davvero da lodare il lavoro di queste associazioni che prestano aiuto, da anni, e affrontando mille difficoltà considerando quante volte hanno dovuto picchiare alla porta delle istituzioni per venire riconosciute. Casa Astra è partita da un appartamentino di Ligornetto, non poteva accogliere famiglie a causa del poco spazio, mentre adesso si è costruita da sola una situazione che le permette di aiutare anche famiglie con minori».