Lo afferma il Consiglio di Stato a proposito della mozione di Aldi e Dadò, che chiede di un sistema preventivo simile a quello applicato in Spagna
Un sistema di sorveglianza attiva sul modello di quello applicato in Spagna, dove il tasso di femminicidi è tra i più bassi d’Europa, è “difficilmente trasponibile nel suo insieme alla realtà svizzera come pure a quella ticinese”. Lo afferma il Consiglio di Stato nel suo rapporto alla mozione dell’8 novembre 2021 presentata dai granconsiglieri Sabrina Aldi (Lega) e Fiorenzo Dadò (Centro) sul tema della violenza domestica. L’atto parlamentare chiede appunto al governo di “intraprendere tutti i passi necessari affinché si proceda il prima possibile con l’introduzione anche della sorveglianza attiva e in tempo reale tramite braccialetto elettronico” e, “indipendentemente dalla sorveglianza attiva dell’autore, di avviare subito e senza attendere oltre un progetto pilota per mettere a disposizione delle vittime un pulsante di allarme con dispositivo di tracciamento in tempo reale”.
Facciamo un passo indietro. In Svizzera sono stati registrati nel 2022 venticinque casi di omicidi riconducibili alla sfera domestica, forma che caratterizza oltre la metà degli omicidi commessi nella Confederazione. Cifre rimaste complessivamente stabili dal 2009, scrive il Consiglio di Stato. Il sistema della sorveglianza elettronica poi è stato oggetto di sperimentazione in diversi cantoni, compreso il Ticino, tra il 1999 e il 2017 quale alternativa all’esecuzione di pene detentive. Dal 2018 tale sistema viene quindi impiegato a precise condizioni in tutto il Paese. Alcune di queste: si applica sempre in ambito di esecuzione delle pene e la richiesta deve arrivare dall’autore. “Sulla base delle esperienze di altre nazioni – spiega il governo – dal 1° gennaio 2022 è previsto anche alle nostre latitudini l’impiego della sorveglianza elettronica nell’ambito delle misure volte a contrastare e prevenire il fenomeno della violenza domestica. Tale misura, che può essere attivata solo su richiesta della vittima, mira soprattutto a dissuadere gli autori di violenza domestica e stalking”. La possibilità di verifica di eventuali violazioni, va però precisato, avviene solo a posteriori.
L’implementazione della sorveglianza elettronica in ambito civile, sottolinea il Consiglio di Stato, è stata una misura inserita nel Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica approvato dal governo nel novembre 2021.
La mozione di Aldi e Dadò auspica dunque un ulteriore miglioramento della protezione della vittima attraverso la proposta per l’implementazione di un sistema di sorveglianza attiva, basandosi sui modelli applicati in altri Paesi, tra cui per esempio la Spagna. Questi sistemi, oltre al monitoraggio in tempo reale delle posizioni dell’autore e della vittima, prevedono anche l’introduzione di un pulsante d’allarme, in modo da permettere l’attivazione immediata di un intervento delle forze dell’ordine in caso di bisogno. Il sistema di protezione delle vittime spagnolo sembrerebbe incidere positivamente sulla diminuzione dei casi di omicidi di donne nel contesto di violenza domestica, tant’è che la Spagna da anni presenta uno dei tassi più bassi d’Europa.
Essendo già inserito nel Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica, secondo il Consiglio di Stato l’oggetto dell’iniziativa è dunque già parzialmente consolidato. Il sistema di sorveglianza attivo sul modello spagnolo risulta poi essere difficilmente applicabile sul territorio ticinese. Stando al messaggio del governo, però, “sono diversi gli spunti che possiamo trarre, già solo in tema di valutazione e gestione della minaccia e dei rischi, aspetto che nel corso dell’anno con la creazione del Centro competenza violenze della Polizia cantonale, è stato ulteriormente perfezionato”. In tal senso, l’impiego della sorveglianza elettronica nella sua modalità passiva, come la cavigliera elettronica, permane al momento una misura a cui viene fatto raramente ricorso non solo in Ticino, ma anche sul piano nazionale. “In un simile contesto – conclude il messaggio del Consiglio di Stato – risulta quindi importante tenere conto delle esperienze attualmente in corso in altri cantoni per valutare come meglio proteggere le vittime che devono essere coscienti dei limiti del sistema attuale, essendo oggi la cavigliera elettronica uno strumento di controllo del rispetto da parte dell’autore delle misure di interdizione imposte, efficace soprattutto laddove l’autore aderisce alla misura”.