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Tagli, Dadò: ‘No a un governo che non governa, ma amministra’

Dopo la manifestazione di mercoledì i partiti si mostrano aperti chi più chi meno alle rivendicazioni espresse. Marchesi: ‘Niente rincaro? Una porcheria’

In sintesi:
  • Speziali: ‘Correggere su sussidi e formazione’
  • Riget e Bourgoin: ‘Mantenere alta la pressione’
  • Caverzasio: ‘Anche il Nano diceva che ogni tanto va bene indebitarsi…’
‘Siamo solo all’inizio’
(Ti-Press)
23 novembre 2023
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«La piazza di ieri è la conferma di un malessere che sta crescendo nella nostra società. Segni di impazienza di fronte a un governo che in questo momento non sta governando, ma si limita ad amministrare». Per il presidente del Centro Fiorenzo Dadò la manovra di rientro da 134 milioni di franchi presentata dal Consiglio di Stato insieme al Preventivo 2024 «è un esercizio di cosmesi e bilancino, che in questo momento non serve. Dal Preventivo – sottolinea Dadò – vanno tolte tutte quelle misure problematiche, soprattutto nel sociale. E nel sociale metto anche l'innalzamento delle imposte di circolazione. Non sarebbe un dramma secondo me se si votasse un preventivo con un deficit un po’ maggiore di quello che si è pensato». Detto altrimenti: «Niente tagli ai sussidi di cassa malati e niente contributo di solidarietà sui salari, problematico è anche il mancato riconoscimento del carovita. Le prime due sono di nostra competenze e vanno tolte dal tavolo di discussione. Altrimenti noi questo Preventivo non lo votiamo».

Di più, «il nostro sostegno al Preventivo sarà vincolato all’approvazione di un’iniziativa per obbligare il Consiglio di Stato a incaricare immediatamente un ente esterno per un’analisi seria e puntuale della spesa pubblica». Analisi che per il presidente del Centro «va fatta Dipartimento per Dipartimento. Ufficio per ufficio. Negli ultimi 20 anni non è mai stata svolta, magari perché qualcuno ha paura di sapere cosa potrebbe uscire. Nel mentre la spesa è esplosa». A proposito di personale e ‘contributo di solidarietà’ «non è normale che il governo rivendichi la prerogativa dell'amministrazione cantonale, politica del personale compresa, nei momenti di sole e poi quando i tempi si fanno difficili scarichi la responsabilità delle scelte dolorose sul Gran Consiglio. Questo – aggiunge Dadò – è un pessimo segnale come datore di lavoro, che invece dovrebbe rivedere la politica del personale oramai obsoleta e stimolare i suoi dipendenti a ‘serrare i ranghi’ per sanare le finanze cantonali e garantire i servizi».

Altro passo che per il presidente del Centro va svolto subito: una riflessione seria sulla distribuzione dei compiti dei vari Dipartimenti. Senza escludere la possibilità, ad esempio, di separare economia e finanza oppure ottimizzando la Sezione agricoltura con altri servizi. «È evidente che la macchina statale, pensata decenni fa, comincia a dare segni di usura. Se fossi nel Consiglio di Stato la prima cosa che farei è riunirmi una settimana in un posto tranquillo e fare una discussione seria per proporre una riforma. In questo momento c’è un ‘dipartimentalismo’ incredibile che oltre rallentare un po’ tutto non aiuta certo a risparmiare. Non va bene».

Riget: ‘Tenere alta la pressione pubblica’

«La mobilitazione ha dimostrato che da numerose parti si è contrari a questi tagli. In piazza non c'erano solo persone di sinistra, ma anche dipendenti pubblici e cittadini che non capiscono perché si taglia ancora una volta il loro salario o i servizi a cui fanno affidamento». La copresidente del Partito socialista Laura Riget è però chiara: «Deve essere solo un primo passo. Bisogna mantenere forte la pressione pubblica». Questo, aggiunge, «per fare in modo che chi siede in parlamento, e mi riferisco in particolare a chi ha sponsorizzato queste misure, rinunci a fare questi tagli al Preventivo e metta da parte la riforma fiscale con gli sgravi per chi guadagna oltre 30mila franchi al mese».

Speziali: ‘Molte cose sono da rivedere, lo abbiamo già detto’

Ieri in piazza «si sono sommati ulteriori campanelli d’allarme a quelli che già stavano suonando», sottolinea il presidente del Plr Alessandro Speziali. Che ricorda come, «ben prima di questa manifestazione, noi liberali radicali quando abbiamo visto questa manovra su alcuni punti abbiamo concordato, ma su altri abbiamo detto ‘stop, fermiamoci un attimo’ e correggiamo tutto quello che c’è da correggere». Dove, per esempio? «Innanzitutto sui sussidi di cassa malati, dove si vedono davvero gli effetti concreti sulle famiglie e sui single. Dietro un importo, una fattura, c’è sempre una realtà composta da persone e dobbiamo vederci chiaro». Poi, riprende Speziali, «tutto quello che concerne giovani e formazione: qui va analizzato tutto con precisione, perché si va a toccare il futuro di questo cantone».

Per Speziali va affrontato anche «tutto il capitolo che riguarda l’Amministrazione, come Plr lo stiamo sollevando da tempo e ribadiamo che va riformata la cultura della gestione dello Stato sennò si rischia di arrivare a un approccio che si vede nel sud dell’Europa e che noi non vogliamo». Perché «quanto avverto da cittadini e aziende non è una critica al funzionario o al dipendente pubblico, ma semplicemente il volere uno Stato efficiente con personale motivato. E a questo si arriva solo con un cambio culturale e di approccio».

Caverzasio: ‘Il Nano diceva che ogni tanto indebitarsi va bene...’

«È chiaro che ci sono dei voti popolari indubbi alle nostre spalle, ma dobbiamo ammettere che stiamo vivendo una situazione particolare con il carovita e il potere d’acquisto in calo, anche il Nano Bignasca stesso diceva che ogni tanto va bene indebitarsi…», esordisce il deputato e portavoce leghista Daniele Caverzasio. Esistono, insomma, «momenti in cui si deve tirare la cinghia e altri dove bisogna essere più flessibili, soprattutto quando c’è un bisogno marcato ci sono delle questioni da porsi». Da questa manovra, Caverzasio si aspettava «più prospettiva, magari allungata nel tempo ma con una visione chiara, una direzione da prendere. Sembra fatta per scontentare un po’ tutti. Avere questa nebbia davanti non fa sicuramente bene al rientro finanziario. Che è un esercizio contabile, ma dietro la contabilità ci sono le persone».

Marchesi: ‘Non è colpa del Decreto Morisoli, ma del governo che non ha fatto niente’

Il presidente dell’Udc Piero Marchesi sgombra subito il campo: «La preoccupazione di chi manifesta posso comprenderla e per alcuni versi condividerla». Ma sulle critiche ricevute dal suo partito e dal ‘Decreto Morisoli’ chiede di cambiare bersaglio: «Se ci troviamo con i conti allo sfascio è perché chi doveva fare qualcosa, cioè il governo e in parte il parlamento, non ha fatto niente, ha dormito diversi anni, ha pasteggiato a ostriche e champagne quando poteva permettersi pane e formaggio». Per Marchesi «è un po’ facile dare la colpa a Udc e ‘Decreto Morisoli’, noi per anni abbiamo proposto misure per rientrare dal deficit che non avrebbero fatto così male alle persone: è evidente – attacca ancora –, c’è un Consiglio di Stato che non governa e queste sono le conseguenze». D’accordo, e ora? «Ora è evidente agire – risponde Marchesi –. Chi manifesta in piazza è un cittadino e un contribuente che tutela i propri diritti, ma che vuole essere anche cittadino di uno Stato che non sia in fallimento. Poi, però, se guardiamo le misure puntuali, credo che non riconoscere il rincaro sia una porcheria: se il governo vuole risparmiare in questo modo c’è un problema, perché concedere il rincaro è un atto dovuto davanti alla riduzione del potere d’acquisto». Chi manifesta «fa bene a farlo, è un suo diritto» aggiunge il presidente democentrista. Ma «dovrebbe manifestare contro chi ha davvero la responsabilità di questa situazione, non con chi ha proposto un Decreto che se si fossero fatti i compiti sarebbe stato inutile».

Bourgoin: ‘Portiamo avanti l'indignazione’

Parrebbe esserci un centrodestra che su qualcosa apre… «Fiducia pari a zero», tuona però la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin: «Se veramente avessero voluto portare avanti misure equilibrate si sarebbe fatto parallelamente con riforma tributaria e preventivo: invece i partiti di centrodestra hanno fatto di tutto per non eliminare dal pacchetto della riforma tributaria lo sgravio alle persone più facoltose». L’indignazione della piazza «è positiva, perché relativizza la pressione che il mondo economico esercita sul centrodestra ed è importante che i partiti, le associazioni, le sigle continuino a mantenere alta la pressione». In ogni caso, sulla riforma tributaria, «se le misure restano queste si va dritti al referendum».

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