Greta Gysin al di là del ruolo politico, raccontata da chi è cresciuto con lei: ‘Una rara capacità di gestire le tensioni’. ‘Battagliera e coerente’
Se la ricorda ancora bene, Monica Delucchi, quella giornata al San Vigilio: lei, con Greta, in quel contesto bucolico che era perfetto per dare un colore ai Verdi mentre si affacciavano sulla piccola, ma spigolosa, arena politica di Rovio. «L’idea era una foto dinamica, che ci rappresentasse, e dicesse qualcosa dei Verdi. Greta era giovanissima, io un po’ meno, ma quello era il nostro progetto ed eravamo entusiaste». Si sarebbero scontrate presto con il clima ruvido di quei primi anni Duemila. Infatti, «qualche tempo dopo a tutti i fuochi arriva un volantino con immagini ingrandite e fuori contesto, estrapolate dalla nostra foto fatta su alla chiesa, da cui sembrava stessimo facendo dei gestacci: Greta quello dell’ombrello e io alzando il dito medio. Figuriamoci».
Era una “fake”, «ma funzionale a una campagna denigratoria fatta di attacchi personali e di disprezzo e che in seguito si sarebbe sviluppata con l’affossamento di alcuni progetti. Io vacillavo – dice Delucchi – facevo fatica a reggere quel clima. Greta no, lei andava oltre, verso i suoi obiettivi, dimostrandosi già a vent’anni quell’animale politico che ha poi dimostrato di essere, anche a Berna».
È stato quello, il contesto formativo della Greta Gysin politica, nella sua Rovio. Giovane, ecologista, con delle idee, contro un conservatorismo vecchia maniera capace di colpi bassi. «Delle due era lei – ricorda l’amica – quella capace di gestire le tensioni e di fare politica chiamandosi fuori dalle distruttive dinamiche messe in atto per distruggere l'avversario politico. Conosceva già bene il suo paese, aveva il senso della comunità, forti valori etici, tenacia, forza d’animo, ma anche furbizia. E la capacità, poi sempre confermata, di circondarsi di persone intelligenti».
Domenica, al ristorante Millefiori di Giubiasco, la tavolata dei sostenitori della consigliera nazionale rieletta e aspirante consigliera agli Stati era occupata da entrambi i presidenti cantonali del Ps e da personalità varie dell’alleanza progressista che anche al secondo turno l’ha sostenuta nella lotta impari con i totem Chiesa e Regazzi. I risultati si stavano delineando, in pochi credevano che la tendenza in atto potesse cambiare e premiare infine la beniamina di casa. Ma fra quei pochi, a giudicare dal linguaggio del corpo, c’era lei; che se avesse potuto macinare voti con i passi che muoveva avrebbe vinto a mani basse. Conciliaboli e scambi d’impressioni servivano a stemperare il nervosismo, gli sguardi fissi ai Pc cercavano il dato a sorpresa; che, però, non sarebbe arrivato.
Quando, a un certo punto, è arrivato Sebastiano, nessuno se n’è accorto, ma in una frazione di secondo alla Greta di adesso si sono aggiunte tutte le altre. Perché l’abbraccio fugace a un gemello è quanto di più completo, fragile e bello possa esprimere un rapporto. «Greta è quella tosta e battagliera – ci ha detto di lei –. Da sempre. Fra noi… beh, grande affinità ma anche tanti scontri, e durante questi… se non riuscivo ad argomentare ero fritto. Perché mia sorella fa sempre quello in cui crede, è coerente con i suoi principi, ma ha anche il pregio di saper ascoltare».
Che è poi un riconoscimento condiviso da mondi fra loro lontani come possono essere quello di un collega, amico e ora consigliere agli Stati Fabio Regazzi («la sua dote principale è di volere, e sapere, tessere relazioni con tutti») e uno ancorato alla giovinezza della candidata “momò”: quel Cosimo Basile che domenica mattina al ristorante della Stazione di Maroggia – ci siamo fatti un giro – diceva di rivedere in lei «la stessa ragazza che nel 2000 era stata la prima stagista estiva che avevamo assunto dopo l’apertura, avvenuta appena un anno prima. Oggi torna a trovarci con i figli e ci chiede se l’attività funziona. Già allora era educata, puntuale e seria, ma soprattutto determinata: a 15 anni sapeva già perfettamente dove voleva arrivare. (E poi, con quel viso: c’erano i ragazzini che le facevano il filo; cosa credevano, che non li vedessi?)».
Era la Greta che il fratello ricorda come «una liceale da comitato studentesco e lotte sociali, una personalità emergente in tutto, che qualunque cosa facesse seguiva le sue convinzioni».
L’ultima grande convinzione in ordine di tempo, almeno all'apparenza, è stata quella di poter battere almeno uno fra Marco Chiesa e Fabio Regazzi, per fare, a 40 anni appena compiuti, il salto dalla Camera bassa a quella alta.
Greta Gysin, fino a che punto ci credeva davvero?
Fino in fondo, altrimenti sarebbe stato impossibile metterci quell’impegno e investire tutta quell’energia. Sapevo che andare agli Stati sarebbe stato un autentico exploit, ma era comunque un obiettivo. Anche nel secondo turno, con i Verdi, il Forum Alternativo e il Partito socialista abbiamo condotto una bella campagna e ottenuto un risultato lusinghiero. Questo, anche considerando che rispetto al primo c‘è stata una crescita. Per me significa una spinta importante per i prossimi mesi e i prossimi anni.
Che saranno ancora in Consiglio nazionale. Con quali prospettive?
Certamente quelle di una legislatura meno complicata di quella passata, in primo luogo a causa della pandemia e tutto quanto ne è conseguito. Il grosso vantaggio è che potrò ricominciare subito a lavorare, senza quel rodaggio che è necessario ai neoeletti alla Camera bassa. In più, avrò l’onore e il privilegio di presiedere e gestire così i lavori della Commissione istituzioni politiche, che è un gremio molto importante, con temi centrali come quello della migrazione.
Che significati e quali conseguenze avrebbe avuto per lei un’elezione agli Stati?
Alla Camera alta la singola persona ha più peso: numericamente parlando equivale a quattro volte quello che ha un consigliere nazionale. Inoltre, si discute di più rispetto a quanto succede al Nazionale e si può sedere in più commissioni.
I suoi stessi avversari le riconoscono la capacità di tessere delle relazioni ad ampio raggio. Evidentemente lei per prima ne riconosce i vantaggi.
Il confronto con chi la pensa diversamente è importante a prescindere, ma ciononostante è un esercizio poco considerato nell’atteggiamento politico di una certa destra, che così mette a rischio il principio stesso della concordanza. Purtroppo, la svolta a destra che stiamo osservando interessa tutta la Svizzera, salvo alcuni Cantoni fra i quali però non c’è il Ticino.
Un Ticino al quale augura che cosa?
Di riuscire a ricostruire un centro-sinistra forte e unito. Perché sono convinta che se lavoreremo bene, nel 2027 saremo ancora più pronti alla sfida di quanto lo siamo stati quest'anno.
Ex consigliere nazionale, membro storico del Ps, Franco Cavalli ha accompagnato Greta Gysin durante un pomeriggio di attesa scaturito in un risultato che certamente può deludere l'alleanza rosso-verde, ma non la può sorprendere.
Cavalli, un suo bilancio?
Tutto sommato è successo quello che ci si aspettava. Questa coalizione di ferro tra Regazzi e Chiesa, supportata da tutti i poteri forti del Cantone, era difficile non scaturisse in questo. Penso comunque che il risultato di Greta, sullo stesso livello di Farinelli, possa essere considerato buono.
Era oggettivamente lecito attendersi qualcosa di diverso?
Forse nel complesso no, ma se non ci fosse stato il disturbo della candidatura Mirante – Amalia sembra avere quale unico scopo quello di combattere tutto quello che proviene da sinistra – probabilmente il risultato sarebbe stato ancora migliore anche perché Greta sarebbe stata l'unica donna candidata. Detto questo, ripeto, l'esito può comunque considerarsi soddisfacente, anche se va detto che, in proiezione, c’è sicuramente ancora da lavorare.
Lei personalmente cosa si aspetta dal futuro politico di Greta Gysin?
È una donna molto preparata, che elettoralmente passa bene. Addirittura, i giornali della Svizzera tedesca ne stanno parlando come di una possibile candidata alla presidenza del partito nazionale dei Verdi. Sicuramente, vista anche la sua giovane età, è una politica che ha davanti a sè una grande strada. Io sono convinto che già fra 4 anni la situazione potrà essere molto diversa per l'elezione agli Stati, anche perché penso che nella prossima legislatura Greta farà molta strada.