Un’interrogazione del leghista Tonini chiede al governo di valutare la possibilità dopo l’annuncio dell’Italia di volerlo sospendere temporaneamente
La sospensione dell’accordo di Schengen da parte dell’Italia, questo l’oggetto dell’interrogazione trasmessa dal deputato leghista Stefano Tonini al Consiglio di Stato. La presidenza del Consiglio italiano, dopo la comunicazione in merito del ministro dell’Interno e titolare delle procedure di controllo alle frontiere Matteo Piantedosi ha infatti annunciato lo scorso 18 ottobre di voler sospendere il trattato sulla libera circolazione ristabilendo dei controlli alla frontiera tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia.
In tal senso, il granconsigliere leghista domanda al governo ticinese se sia possibile valutare anche per i valichi doganali ticinesi la sospensione dell’accordo, se esista un piano per intensificare i controlli sul traffico verso la Svizzera al fine di tutelare la sicurezza della Confederazione e di chi vi risiede e se tali controlli possano essere effettuati con il supporto dell’esercito. L’Italia aveva sospeso Schengen solo in concomitanza con lo svolgimento sul territorio nazionale di eventi internazionali di grande rilevanza: per il G20 di Roma nel 2021, per il G7 di Taormina nel 2017 e per il G8 dell’Aquila nel 2009. Secondo Tonini, “la sospensione da parte dell’Italia dell’accordo aveva fatto sì che la situazione al Centro di registrazione di Chiasso diventasse insostenibile, data la pressione esercitata dai richiedenti l’asilo che vogliono farsi registrare in Svizzera. Ovviamente questa forte pressione ha sortito un conseguente aumento dei costi in capo alla Svizzera per la gestione di questi ultimi, per non citare l’aumento di episodi di criminalità che hanno causato forti disagi nella popolazione del Mendrisiotto”, ragione per cui il leghista ha inoltrato questa interrogazione al governo.
Se da un lato si tratta di una scelta senza precedenti in quanto le motivazioni non concernono eventi sul territorio italiano, dall’altro lo spazio Schengen è stato sospeso quasi quattrocento volte dalla sua nascita. Tra le ragioni la crisi migratoria sulla rotta balcanica, i timori legati agli attentati terroristici o l’emergenza coronavirus. Insieme all’Italia, alcuni altri Paesi dell’Unione europea – Austria, Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – hanno notificato in questi giorni alle istituzioni europee la decisione di voler sospendere temporaneamente il trattato. Tuttavia, solamente l’Italia ha menzionato tra le ragioni a giustificazione della sospensione il conflitto israelo-palestinese.