Ticino

Ipct, sul referendum obbligatorio c'è aria di ricorso

ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, non esclude di rivolgersi al Tribunale federale. ‘Approfondimenti in corso’

Una delle azioni di protesta contro la riduzione delle rendite
(Ti-Press)
27 ottobre 2023
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ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, non esclude di impugnare davanti al Tribunale federale la recente decisione del Gran Consiglio di indire il referendum obbligatorio sulle misure di compensazione che, approvate nella stessa sessione parlamentare, mirano a salvaguardare le rendite pensionistiche in seguito alla riduzione del tasso di conversione stabilita a suo tempo dall'Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct), istituto che conta diciassettemila assicurati attivi, fra dipendenti del Cantone, comunali e di altri enti.

Le misure compensatorie sono il frutto dell’accordo raggiunto da governo e organizzazioni sindacali dopo mesi di trattative e che la maggioranza del parlamento ha avallato. Un accordo che, secondo ErreDiPi, “pur contenendo elementi positivi, in particolare per le classi di età più vicine al pensionamento, lascia aperte molte questioni relative al futuro della cassa e al suo cosiddetto ‘risanamento’: il parlamento, limitandosi a provvedimenti puntuali, non ha fatto che rinviare le decisioni di fondo”. L’attuale situazione della cassa “tornerà inevitabilmente a mettere pressione sugli assicurati e sui loro diritti pensionistici”. Questo accordo “viene ora contestato da alcuni partiti attraverso la decisione di impugnare la scelta del Gran Consiglio con il referendum: evidentemente ErreDiPi non contesta tale diritto, ci si può democraticamente opporre a una decisione parlamentare raccogliendo le firme necessarie per sottoporla al giudizio popolare”. Accanto a questa classica via referendaria, la nostra legislazione “offre un’altra possibilità: quella che sia lo stesso parlamento, attraverso un voto, a decidere di sottoporre le proprie decisioni, quando concernono una spesa di una certa entità, al referendum: è il cosiddetto referendum obbligatorio”. Il parlamento ha deciso di procedere in questo modo. ErreDiPi, dopo “una prima attenta analisi”, si dice convinta che “l’uso di questa forma di referendum non sia conforme alla legge e che l’unica via possibile per mettere in discussione questa decisione del Gran Consiglio sia quella di ricorrere al normale referendum, passando quindi attraverso la via della raccolta delle firme”.
Per questa ragione, “per dare spessore legale alle proprie riserve”, ErreDiPi ha deciso di chiedere a un legale di “condurre un’analisi esplorativa in vista di un eventuale ricorso al Tribunale federale contro la decisione di indire il referendum obbligatorio”. Sulla base di questa analisi, la Rete per la difesa delle pensioni “deciderà definitivamente sull’inoltro del ricorso” ai giudici di Mon Repos.