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Riget: ‘A sinistra serve fare molta autocritica e mobilitarci’

La copresidente del Ps a tutto campo sull'ulteriore arretramento alle Federali, l'intesa coi Verdi e su come invertire la rotta per tornare a fare breccia

Invertire la rotta
(Ti-Press)
28 ottobre 2023
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«Meno slogan e più rivendicazioni concrete. Il mio auspicio è che se a una persona viene chiesto cosa è il Ps risponda che è il partito che si impegna per contenere i premi di cassa malati, per difendere il potere d’acquisto, per raggiungere la parità e per proteggere il clima». Con la certezza che se «a livello elettorale non siamo stati premiati, la strada è quella giusta». Anche se si dovrà passare da «molta autocritica», per arrivare a un Ps «forte nelle istituzioni, ci mancherebbe. Ma protagonista di una costante mobilitazione in piazza che si fa sempre più necessaria». La copresidente del Ps Laura Riget, a colloquio con ‘laRegione’, non ci gira attorno: le Elezioni federali non sono andate bene, con un altro arretramento a livello percentuale. E affronta il futuro dei socialisti, in un delicato equilibrio tra rosso e verde al quale «non c’è alternativa e del quale siamo molto convinti».

Con ordine. Qual è per lei il bilancio di questa domenica elettorale? Ancora una volta c’è il segno meno nelle vostre percentuali.

Direi che è un bilancio in chiaroscuro. Innanzitutto abbiamo fatto un bel risultato a livello federale invertendo la tendenza negativa delle scorse tornate elettorali, che ci indica che questa è la via da seguire. Da una parte, poi, abbiamo confermato il seggio di Bruno Storni al Nazionale, e anche il secondo di area con Greta Gysin. Allo stesso tempo abbiamo perso qualcosa a livello percentuale qui in Ticino, è vero. Ma ricordiamo che non c’era Marina Carobbio in lista, che ha sempre portato molti preferenziali da fuori, e il fatto che con Avanti anche alcuni a sinistra hanno votato questo movimento. La preoccupazione principale è che con l’esito di queste elezioni sarà ancora più difficile trovare maggioranze sui temi che ci stanno a cuore come potere d’acquisto, premi di cassa malati, parità di genere e protezione del clima.

Al ballottaggio per gli Stati non ci sarà un nome del Ps ma la verde Gysin, siete compatti dietro di lei anche voi? E per il secondo voto sosterrete Farinelli in quanto ‘meno di destra’ di Regazzi e Chiesa?

No, questa logica del meno peggio è estremamente pericolosa, ed è già stato dimostrato nel 2011 quando seguendola il risultato fu che Franco Cavalli rimase fuori per poche centinaia di voti. L’appello che facciamo a chiunque abbia a cuore i nostri temi è che il voto sia compatto e unico per Greta Gysin, che rappresenta le nostre rivendicazioni e i nostri valori. Con una destra che si dividerà tra gli altri candidati, solo se chi si definisce progressista voterà compatto Gysin, senza disperdere alcun voto, avremo una chance.

Sosterrete una candidata verde al ballottaggio ed è negli accordi. Ma dall’esterno, e ultimamente anche dall’interno, vi sta arrivando qualche critica sull’aver virato un po’ troppo su temi come clima o gender che non sono nel dna della sinistra tradizionale. Di essere, insomma, troppo verdi e poco rossi. Come replica?

Con due esempi concreti: le due iniziative popolari lanciate in questi anni di copresidenza con Fabrizio Sirica, quella per un salario minimo sociale e quella per contenere i premi di cassa malati. Temi, entrambi, chiaramente appartenenti alla sinistra tradizionale. Non concordo però col mettere in contrapposizione questi ambiti legati al potere d’acquisto, all’economia e i salari con tematiche più nuove, legate al rispetto della persona, al femminismo e alla protezione del clima. Sono in egual misura importanti e viaggiano insieme, perché è certamente fondamentale avere un salario dignitoso, ma se si deve aver paura per il futuro a causa dei cambiamenti climatici o se non si può vivere liberamente i propri affetti per timore di essere discriminati, mille franchi in più in mese di salario possono senza dubbio fare bene, ma una persona non può dirsi comunque serena.

L’alleanza rossoverde va avanti, sembra di capire. Tra Cantonali e Federali il battito fuori non si è sentito un granché, dall’interno? Siete ancora convinti?

Abbiamo sempre detto che questa non voleva essere un’alleanza meramente elettorale ma un progetto che continuasse, e siamo tutt’ora di questo avviso. Come tutti i progetti politici, anche questo ha scombussolato la situazione e ci vuole tempo per cambiare, adeguarsi e crescere. Sapevamo che il successo non sarebbe stato immediato. A livello elettorale non siamo stati premiati, è vero, ma questa per noi rimane la strada giusta. E in ogni caso non adeguiamo politiche o progetti sulla base di cosa possa funzionare meglio a breve termine dal punto di vista elettorale, ma vogliamo portare avanti progetti coerenti con le nostre idee e la nostra visione di una Svizzera solidale e sostenibile.

D’accordo, ma su premi di cassa malati e difesa del potere d’acquisto non siete stati premiati né alle urne, né in piazza con il recente flop della manifestazione dopo la comunicazione dei premi per il prossimo anno. Vi sentite ancora i referenti delle fasce più deboli della popolazione?

Come sinistra dobbiamo fare molta autocritica. Non siamo ancora riusciti a mobilitare le persone, né al voto né in piazza. Questa sarà sicuramente la priorità dei prossimi anni, e sarà fondamentale riavvicinarsi alle persone anche tramite le associazioni e la presenza sul territorio. Ma detto questo, è in generale tutto il sistema politico che deve interrogarsi: c’è una distanza sempre maggiore tra i cittadini e i partiti che vorrebbero rappresentarli. Tornando alla sinistra e a quello che dobbiamo fare, penso che nelle istituzioni dobbiamo essere per forza aperti al dialogo, e anche al compromesso quando porta a un miglioramento effettivo delle condizioni di vita della popolazione e in particolare di quella più fragile. Ma allo stesso tempo aumentare i rapporti di forza: non ci siamo riusciti domenica e alle scorse Cantonali, dobbiamo farlo con la mobilitazione a partire dalla manifestazione promossa dai sindacati per il 22 novembre contro il preventivo che taglia più di 130 milioni sui sussidi di cassa malati, sui dipendenti pubblici e sugli enti sociali. Mentre, allo stesso tempo, si propongono sgravi fiscali per chi ha oltre 300mila franchi di imponibile. Bisogna porre fine a questa dannosa politica di sgravi ai benestanti e di tagli al resto della popolazione, che ha accentuato le disuguaglianze e il precariato.

Cosa è il Ps oggi?

È una domanda piuttosto complessa, soprattutto in una società come quella attuale dove si spinge molto sull’individualismo, è tutto più fluido e viene meno un’identificazione statica nei gruppi. I partiti devono ripartire da questo appellandosi certo a valori generali per capire anche quanto succede in un contesto più ampio, ma portando avanti al contempo soprattutto rivendicazioni concrete. Lei mi chiede cosa è il Ps, io vorrei che le persone pensassero che siamo un partito che concretamente difende il potere d’acquisto e tutela i più deboli e lo fa in modo fattuale con iniziative popolari, referendum e proposte nei legislativi. Con meno slogan e parole altisonanti, ma cercando di trasformare i nostri ideali in rivendicazioni concrete. Solo così riusciremo a comunicare in maniera chiara e diretta con i cittadini, rendendo visibile e reale il nostro impegno come Ps.