De Rosa: ‘Se non si agisce, impossibile che le cose migliorino. Tutti dovrebbero assumersi delle responsabilità, i ricorsi rendono difficile intervenire’
«Dobbiamo tutti renderci conto che il sistema, a livello di finanziamento e di peso sui cittadini nel pagamento dei premi di cassa malati, sta diventando insostenibile e che lo è già per molte fasce della popolazione». È perentorio il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) Raffaele De Rosa, che oggi pomeriggio ha presentato in conferenza stampa il Regolamento sulla determinazione di numeri massimi di medici nel settore ambulatoriale approvato lo scorso 18 ottobre dal Consiglio di Stato. Regolamento che entrerà in vigore il prossimo 1° novembre e che fa seguito all’approvazione a fine giugno del relativo Decreto legislativo da parte del Gran Consiglio.
De Rosa sottolinea dunque quanto ci sia «una necessità evidente di agire sul settore ambulatoriale perché rappresenta il 40% dei costi LaMal (la Legge federale sull’assicurazione malattie, ndr). I tassi di crescita negli ultimi anni sono stati molto importanti: il Ticino ha registrato un aumento di circa il 50% a fronte di un 30% a livello nazionale. Bisogna però tenere conto – prosegue il consigliere di Stato – di due esigenze diverse, vale a dire trovare un equilibrio tra un’offerta eccessiva in determinate specializzazioni e una penuria in altre. Il tutto garantendo sempre una medicina in quantità e qualità per la nostra popolazione».
Il risparmio non è però assicurato. «È estremamente difficile da quantificare», asserisce De Rosa, e continua: «Ci sono tantissimi fattori che influenzano la spesa LaMal. Noi cerchiamo di sfruttare i limitati margini che abbiamo a disposizione. Pur andando a mettere qualche paletto, non siamo ancora sicuri che riusciremo a contenere la crescita della spesa nel settore ambulatoriale. Una cosa è però certa: se non si agisce, è impossibile che le cose migliorino. Degli studi a livello nazionale ci dicono che, per il solo invecchiamento della popolazione, da qui al 2050 la spesa sanitaria crescerà di un miliardo all’anno. Un miliardo all’anno da qui al 2050. È un dato preoccupante che farà affondare il sistema se non troveremo nuove fonti di finanziamento». Per De Rosa è dunque «necessario che tutti facciano la propria parte. Tra il 2012 e il 2013 abbiamo visto che cosa è successo senza questo freno. In circa un anno e mezzo, nel nostro cantone c’è stata un’esplosione di nuovi medici, soprattutto in provenienza dall’Italia, di circa il 30%».
Nel regolamento, applicabile solo durante il periodo transitorio (fino al 30 giugno 2025), vengono definiti i criteri per l’assoggettamento alla limitazione. La questione è molto tecnica. «Tutte le specializzazioni con un tasso d’approvvigionamento superiore al 120% e con equivalenti a tempo pieno (Etp) superiori a 10 – spiega Patrizia Bottinelli Cancellara, alla testa dell’Ufficio sanità – verrebbero in principio sottoposte a questa limitazione». E argomenta: «Il tasso d’approvvigionamento del 120% deriva dall’Ordinanza federale fatta dal Dipartimento dell’interno e da una proiezione in base alle nuove autorizzazioni rilasciate dal 2023. Si è in tal senso ritenuto che, per le specializzazioni con un tasso inferiore alle 10 Etp, anche delle fluttuazioni minime di medici avrebbero comportato una modifica importante della copertura sanitaria sul territorio. Avendo queste ultime un volume di prestazioni molto basso e quindi un impatto minore, non sono state incluse nelle limitazioni. Sono state inoltre escluse per principio quattro specializzazioni: la medicina interna generale, il medico generico, la pediatria e la psichiatria/psicoterapia infantile e dell’adolescenza, considerate a livello federale con una copertura sanitaria piuttosto carente, soprattutto nelle zone periferiche».
Quali sono dunque le specializzazioni soggette a limitazione? «Dal prossimo 1° novembre (data in cui entrerà in vigore il regolamento, ndr) – illustra la capo Ufficio sanità – saranno undici. Sei hanno un tasso d’approvvigionamento superiore al 120% e più di 10 Etp: anestesiologia, cardiologia, oncologia, nefrologia, neurologia e chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Le altre cinque, al netto di nuove autorizzazioni rilasciate nel 2023, hanno fatto registrare un aumento del tasso d’approvvigionamento: dermatologia e venereologia, gastroenterologia, radiologia, chirurgia, e chirurgia ortopedica e traumatologia dell’apparato motorio. A titolo indicativo, nel 2023, sono state rilasciate fino a metà ottobre 95 nuove autorizzazioni a carico della LaMal, mentre nel 2022 sono state 60».
Nelle specializzazioni soggette a limitazione potranno essere ammesse delle eccezioni per garantire in casi particolari la copertura sanitaria, per esempio se in una determinata regione venisse appurata una disponibilità insufficiente. Quali sono dunque le conseguenze concrete in questi ambiti? «Per le undici specializzazioni – chiarisce Bottinelli Cancellara – non verranno rilasciate nuove autorizzazioni a carico dell’Assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie sino all’uscita di un altro operatore sanitario con la stessa qualifica. Inoltre sono escluse dalla limitazione le istanze complete giunte prima dell’entrata in vigore del regolamento. Verranno poi istituite delle liste d’attesa cronologiche per specializzazione presso l’Ufficio sanità per attribuire le nuove ammissioni. Vi saranno anche delle eccezioni in caso di cessione di uno studio medico».
Va tuttavia ricordato che contro il regolamento è stato inoltrato un ricorso al Tribunale amministrativo federale (Taf) dalla Clinica Moncucco di Lugano. Ricorso ancora pendente. Non sarebbe stato più opportuno attenderne l’esito? «Il Taf – ci risponde il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi – ha negato l’effetto sospensivo e questo ci ha permesso di andare avanti. Inoltre, l’amministrazione e il governo hanno ricevuto un chiaro mandato dal parlamento di intervenire al più presto. Più il tempo passa, più l’effetto di questo strumento diventa limitato. Vedremo poi se nel merito bisognerà rifare i compiti sul piano legislativo: stiamo parlando comunque di una soluzione per una fase transitoria che non è scolpita nella pietra». Di più. «Ci rendiamo tutti conto che tutti dovrebbero assumersi un po’ di responsabilità. Poi però – aggiunge De Rosa non nascondendo una certa frustrazione – vediamo che quando viene fatta una proposta per contenere la crescita della spesa, in maniera legittima ci mancherebbe, abbiamo immancabilmente dei ricorsi. Ce l’abbiamo su questo nuovo sistema, ce l’abbiamo sulla riduzione di soli due centesimi sul valore del punto Tarmed (da parte dell’Ordine dei medici, ndr). Risulta poi difficile intervenire. È questo dal mio punto di vista a essere preoccupante, ovvero la difficoltà di riuscire a trovare da tutti i partner la disponibilità per cercare tutti insieme delle soluzioni».