Organizzazioni criminali e tecnologia: convegno all'Usi. Relatori, investigatori della Polizia giudiziaria federale, del Ros dei Carabinieri e informatici
La mafia non conosce frontiere, tecnologiche incluse. ‘Mafia e tecnologia’, ovvero ‘l’uso delle comunicazioni criptate in ambito criminale: una nuova sfida per le autorità’: è il tema al centro del convegno (in italiano e in tedesco) che si terrà martedì prossimo, 17 ottobre, con inizio alle 17.30, all’Auditorium Campus Ovest dell’Università della Svizzera italiana a Lugano.
Promosso dall'Istituto di diritto dell’Usi, in collaborazione con la Supsi, il convegno sarà introdotto dalla professoressa Annamaria Astrologo, titolare dell’Istituto di diritto, e da Alessandro Trivilini, responsabile in seno alla Supsi del Servizio di informatica forense. Seguirà una tavola rotonda con Fabian Kühner, alla testa della Divisione operazioni Polizia giudiziaria federale e sostituto capo della Pgf; Egidio Lardo, tenente colonnello del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri, nonché comandante della prima Sezione del II Reparto investigativo; Nicolas Tagliabue, ricercatore del Servizio informatica forense della Supsi. Fungerà da moderatore Francesco Lepori, giornalista della Rsi e responsabile dell’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata.
Le mafie, annotano gli organizzatori, “sfruttano sempre più spesso, e in vari ambiti, le possibilità offerte dalla tecnologia; è quanto emerge da numerose inchieste, anche legate alla Svizzera”. Indagini che “hanno evidenziato innanzitutto il costante ricorso a sistemi di comunicazione criptata, grazie ai quali le organizzazioni criminali possono agire nell’anonimato. Almeno fino a quando, come è accaduto in alcune occasioni, non si riesce a trovarne la chiave di accesso”. La Polizia federale, la Direzione investigativa antimafia italiana ed Europol “hanno sottolineato la necessità di garantire un’azione di contrasto adeguata”. Martedì, con la presenza di tre esperti in qualità di relatori, si parlerà quindi, indicano ancora gli organizzatori del convegno, del funzionamento e del ruolo della messaggistica criptata, così come degli sforzi messi in atto sin qui e degli ostacoli che ancora restano da superare.
«La recente inchiesta condotta in Italia e denominata ‘Glicine Acheronte’, con presunti addentellati in Svizzera, ha mostrato come la ’ndrangheta non esiti ad assoldare informatici sia per commettere truffe, di vario genere, sia per riciclare denaro di illecita provenienza – ricorda Francesco Lepori contattato dalla ‘Regione’ –. Più studiosi hanno analizzato l’uso che i clan, soprattutto quelli della Camorra, fanno dei social media, diventati un vero e proprio territorio di conquista, al pari di quello reale, dove affermare il proprio potere e raccogliere consensi. Non solo. Accanto alle comunicazioni ‘aperte’, ci sono ora anche quelle chiuse, criptate, segrete per gestire traffici illegali. Insomma, sempre più spesso le mafie fanno uso delle nuove tecnologie, a più livelli. Per le autorità giudiziarie una sfida non da poco».