Ticino

Salasso premi cassa malati, si protesta. Ma mancano i numeri

In poche centinaia alla manifestazione indetta dalla sinistra. ‘Sono arrivata in treno da Lugano e pensavo di non trovare un posto a sedere. Mi sbagliavo’

Da un aumento all’altro
(Ti-Press)
7 ottobre 2023
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Soprattutto in queste ultime settimane, complice pure la campagna elettorale per le imminenti ‘federali’, di proposte, anche di segno opposto, su come arginare il continuo aumento dei premi di cassa malati, se ne sono lette e sentite parecchie. Oggi, sabato 7 ottobre 2023, la differenza avrebbero dovuto farla i numeri. Quelli della piazza. Avrebbero, perché a Bellinzona i numeri sono mancati. In poche centinaia hanno partecipato nel pomeriggio alla manifestazione indetta dai partiti e dai sindacati della sinistra per protestare contro gli oramai inarrestabili salassi e per chiedere una cassa malati unica federale con premi pagati in base al reddito.

Considerata l’ulteriore batosta che attende gli assicurati ticinesi nel 2024 – un incremento del premio medio del 10,5 per cento –, considerato un potere d’acquisto in progressiva erosione, ti saresti aspettato ben altre cifre. Ti attendevi migliaia di persone. «Siamo in cinquecento ed è una stima al ribasso», dice al megafono Matteo Pronzini, deputato al Gran Consiglio del Movimento per il socialismo, quando il corteo, partito dal piazzale della stazione, raggiunge Piazza Nosetto, dove si trova il Municipio e dove interverranno i relatori. Stima al ribasso. O forse generosa.

La spiegazione di Sergi: primo passo per far crescere la pressione sociale

Partecipazione dunque scarsa. Il che appare incomprensibile alla luce di quanto indicato sopra, ovvero del contesto in cui si inserisce l’azione di protesta promossa da Mps, Ps, Gioventù socialista (Giso), Verdi, Forum alternativo e dalle organizzazioni sindacali Unia, Vpod, Sev e dall’associazione mantello Uss. E non si può certo dare la colpa alla meteo. C’è il sole e la temperatura è decisamente estiva. Pino Sergi, collega di partito di Pronzini, fornisce una spiegazione. «Sono numeri che ci aspettavamo – sostiene il granconsigliere avvicinato dalla ‘Regione’ – e che corrispondono all’attuale capacità delle forze di sinistra di mobilitare la popolazione su un tema del genere. Un tema sul quale non c’è storicamente una mobilitazione diretta e sul quale si danno attualmente delle risposte istituzionali, come il lancio di iniziative popolari, che però arrivano dopo anni al voto, oppure delle risposte individuali, del tipo: “Hai la possibilità di cambiare cassa malati”. In sostanza, arrangiati. Quella di oggi – continua Sergi – è e deve essere intesa come la prima tappa di un percorso permanente e collettivo affinché su questo dossier cresca la pressione sociale e sempre più gente scenda in piazza. Un’iniziativa popolare o parlamentare non va da nessuna parte se non c’è nel contempo una forte pressione sociale. Del resto lo abbiamo già visto. Nella campagna che precede una votazione le assicurazioni investono decine di milioni. Risultato: molte proposte della sinistra sul dossier sono state spazzate via».

La giovane donna: si vede che la gente non ne ha abbastanza...

Nell’attesa che la pressione sociale cresca, fanno riflettere le parole di due donne lavoratrici presenti alla manifestazione. «Arrivo da Lugano in treno e pensavo di non trovare un posto a sedere… purtroppo, e dico purtroppo, mi sbagliavo», racconta Slavica, classe 1983. «Si vede che la gente non ne ha ancora abbastanza degli aumenti dei premi di cassa malati, oppure non è sufficientemente arrabbiata», le fa eco Angela, undici anni in più.

Il pensionato: è inaccettabile che un milionario paghi come un operaio

Se non c’è rabbia, se non ci sono i numeri, c’è comunque indignazione. «Siamo pensionati e finanziariamente non possiamo lamentarci – afferma Eli, che alla protesta partecipa insieme con la moglie –. Ma è davvero inaccettabile che in Svizzera oggi un milionario versi lo stesso premio di cassa malati pagato da un operaio. In altri paesi si paga in base al reddito. Quello dei premi è un aumento senza ritegno. Se in Svizzera si va avanti così, il diritto, fondamentale, alla salute vacillerà».

‘Un sistema da cambiare radicalmente’

In Piazza Nosetto gli interventi ufficiali. Angelica Lepori, già in Gran Consiglio, parla per l’Mps: «Gli aumenti dei premi per il 2024 vanno congelati» e la LaMal, la Legge federale sull’assicurazione malattie, «deve essere trasformata in una vera assicurazione sociale». Come Lepori, anche il copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica invoca «un cambiamento radicale del sistema». Per cominciare confida nell’approvazione dell’iniziativa del Ps svizzero, su cui il popolo voterà il prossimo anno, per plafonare i premi al 10 per cento del reddito: e se non passerà a livello federale, aggiunge, «andrà accolta» l’analoga iniziativa lanciata in Ticino, cantone oltretutto «con i salari più bassi della Svizzera». E «con un tasso di povertà in crescita» e un’alta percentuale di persone che«rinuncia alle cure mediche», rileva Giangiorgio Gargantini di Unia. Niccolò Mazzi della Giso: «Lo Stato ha il dovere di garantire a tutti l’accesso alla sanità». Pronzini: «No a un sistema sanitario basato sul profitto, che sta rendendo la vita impossibile alle famiglie». Renato Minoli, presidente dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa: «La sanità pubblica non può dipendere da logiche come quella della concorrenza». Il dottor Pietro Majno-Hurst (Verdi e Forum alternativo): «Non si può lasciare un bene comune, come la sanità, al mercato. Una cassa malati pubblica federale sarebbe il primo passo verso un servizio sanitario nazionale».

‘E se non pagassimo i premi?! Tutti in galera o nella black list?’

E poi c’è Maria. Non è tra gli oratori ufficiali. Chiede però il microfono: «E se l’anno prossimo non pagassimo i premi?! Ci manderebbero tutti in galera o ci inserirebbero tutti nella black list degli assicurati morosi?». Voce stentorea (forse il microfono non era necessario) e proposta radicale.