Ticino

‘Relazioni con l'Italia e plurilinguismo, passi avanti. Però...’

Cassis a Bellinzona incontra il governo e traccia un bilancio su vari temi. De Rosa: ‘Svecchiamo l'immagine del Ticino, abbiamo molte competenze’

In sintesi:
  • Il capo del Dfae: ‘In un contesto difficile fatti passi avanti nelle relazioni tra Berna e Ticino’
  • Il presidente del Consiglio di Stato: ‘Sul mercato del lavoro servono convergenze tra noi e la Lombardia’
  • La questione dell'asilo preoccupa: ‘I flussi si sono riorientati’
L’incontro annuale e il punto della situazione
(Ti-Press/Crinari)
25 settembre 2023
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Relazioni con l'Italia, plurilinguismo, presenza italofona nell'Amministrazione federale tra Stato, parastato e commissioni extra parlamentari. Ma non solo. È stato ricco il menù dell'incontro che ha avuto luogo questa mattina a Palazzo delle Orsoline tra il consigliere federale e capo del Dipartimento degli affari esteri Ignazio Cassis e il Consiglio di Stato ticinese.

Un incontro «di bilancio su come abbiamo affrontato questi temi sia nella legislatura, sia in questi sei anni di presenza in Consiglio federale», afferma in entrata davanti alla stampa Cassis. Che non usa mezzi termini: «Quello che si va a concludere è stato il quadriennio più difficile dalla Seconda guerra mondiale: la pandemia, il ritorno di un conflitto bellico in Europa con le sue conseguenze su inflazione ed energia, la fine della seconda banca svizzera (Credit Suisse, ndr)». Come se non bastasse, «sul piano globale il mondo è sempre più polarizzato, sono tanti i contesti fragili e i movimenti migratori sono in crescita: Svizzera e Ticino chiaramente ne risentono».

Nonostante questo contesto negativo, Cassis rimarca che «sono stati fatti passi avanti non indifferenti sui temi che ci uniscono come le relazioni con l'Italia e il plurilinguismo, ambiti importanti del mio mandato e ancora di più in una situazione generale di insicurezza».

‘Importante essere usciti dalla black list’

Andando nel concreto, il consigliere federale ticinese snocciola questi passi: «Sulle relazioni transfrontaliere i contatti sono cresciuti in maniera esponenziale, c’è stata la visita del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, così come la ratifica di entrambi i Paesi del nuovo Accordo sull'imposizione dei frontalieri». Uno sviluppo positivo dei rapporti che «ha portato anche allo stralcio della Svizzera dalla lista nera in materia di tassazione delle persone fisiche» riprende Cassis, rilevando che comunque i temi affrontati e su cui sono migliorate le relazioni sono vari e comprendono anche la sicurezza, i trasporti e Campione d'Italia. Certo, «restano aperte delle questioni, e le mettiamo in evidenza con trasparenza, ma l'approccio non è mai stato così costruttivo e dinamico come quello attuale».

Per quello che riguarda Berna, «c’è una consapevolezza che prima mancava dell'importanza delle relazioni con l'Italia e di coinvolgere Cantoni di frontiera come Ticino e Grigioni» dice ancora il consigliere federale. E sull'italianità in Svizzera, «siamo sempre più consci della sua importanza, anche i miei colleghi di governo lo sono, perché la presenza della Svizzera italiana negli organi parastatali e nelle commissioni extra parlamentari sono in miglioramento».

De Rosa: ‘Non facciamo proposte in stile Calimero, siamo costruttivi e otteniamo buoni risultati’

Detto dell'importanza delle relazioni internazionali e del rapporto di Berna col Ticino, rispondendo a precisa domanda de ‘laRegione’ – vale a dire su quale sia invece il rapporto del Ticino con Berna, e quali istanze possa portare avanti senza avere il guscio di Calimero in testa – il presidente del Consiglio di Stato ticinese Raffaele De Rosa è fermo: «Il Ticino ha tantissime competenze, e non deve passare l'immagine un po' vecchia di un cantone che richiede interventi e fa proposte appunto in stile Calimero. Non fa parte dell'atteggiamento dell'attuale governo: sui temi che ci riguardano da vicino abbiamo sempre argomentato e, nella maggior parte dei casi, ottenuto ottimi risultati».

Il dialogo, sottolinea De Rosa, «è un elemento fondamentale. Abbiamo avuto dimostrazione di grande ascolto non solo da Cassis, ma anche da altri consiglieri federali, penso al recente incontro con Karin Keller-Sutter, o alla conferma che Albert Rösti ci incontrerà, a seguito di una nostra richiesta, per parlare di mobilità nord-sud, e che Elisabeth Baume-Schneider tornerà in Ticino per parlare di asilo».

E temi? I temi coincidono e si allargano, nel senso che «i temi strategici di valenza sovracantonale, come mobilità e fragilità dell'asse del Gottardo, o le relazioni con l'Italia sui frontalieri, si deve arrivare a soluzioni durature e poco burocratiche». Ancora: «Il tema dell'accesso ai mercati finanziari ha una valenza strategica per il Ticino, sappiamo che l'accordo è molto lontano ma è importante iniziare ad avviare i lavori e capire lo stato di avanzamento del dossier». Per quanto concerne invece la rappresentanza italofona a Berna la situazione è in miglioramento, d'accordo, «ma siamo ancora lontani da una rappresentanza equa in seno all'Amministrazione federale».

‘Situazione migratoria, dobbiamo sensibilizzare maggiormente Berna’

Il presidente del governo ticinese ricorda anche la delicatezza della situazione migratoria, «che ci tocca in maniera importante quale cantone di frontiera: i flussi si sono riorientati, ed è importante sensibilizzare maggiormente l'Autorità federale sull'assegnazione dei richiedenti l'asilo. Tutti i cantoni fanno la loro parte, è giusto ribadirlo, ma chiediamo una maggiore comprensione sulla nostra situazione particolare e per quanto riguarda l'onere finanziario del gestirla».

Va da sé che i rapporti di frontiera viaggino su due livelli paralleli: il primo, rilevato da Cassis, è quello del mandato esplorativo per un nuovo accordo che prenda il posto del morto e sepolto Accordo quadro. Il secondo, annotato da De Rosa, è che spesso i temi macro finiscono nel locale: ad esempio il nostro mercato del lavoro, che ha bisogno di soluzioni «perché da un lato noi abbiamo da sorvegliare una situazione che porta 80mila persone ogni giorno in Ticino con pressioni sui salari e distorsione del mercato del lavoro, la Lombardia si confronta invece con carenza di manodopera qualificata. Bisogna trovare punti di convergenza».