Per i geologi è presto per stabilire le cause della frattura. ‘Origine sismica improbabile visto che il servizio nazionale non ha rilevato attività’
«Potrebbe trattarsi di una causa locale, magari dovuta alla pressione idrica. In ogni caso è presto per arrivare a conclusioni. Bisogna analizzare i dati prima di trarre delle ipotesi fondate, ad esempio, se vi è stata un’attività sismica. Anche se al momento non mi risulta». Christian Ambrosi, direttore dell’Istituto scienze della terra della Supsi, invita alla prudenza per quanto riguarda le cause che hanno generatoo la crepa di 25 metri nella soletta del tunnel autostradale del San Gottardo. «Un eventuale movimento tettonico nella zona sarebbe stato rilevato dal servizio sismico nazionale». Il Politecnico federale di Zurigo ha però fatto sapere di non aver registrato attività.
Le ipotesi sul tavolo al momento sono comunque (ancora) diverse: da infiltrazioni e cambiamenti di pressione al deterioramento delle condizioni del calcestruzzo che si trova sul soffitto della galleria. «Da un punto di vista geologico il monitoraggio è costante. Attraverso diversi metodi, tra cui quelli satellitari, è possibile osservare l’evoluzione di deformazioni molto lente tra cui quelle di natura tettonica. Questa però difficilmente potrebbe causare in breve tempo una frattura così ampia, anche perché le Alpi sono attraversate da molte opere ingegneristiche in funzione anche da più anni del tunnel autostradale. Basti pensare alla vicina galleria ferroviaria». I tratti della galleria in prossimità dei portali, come quello interessato dall’incidente, sono inoltre particolarmente ‘sensibili’. «Le zone a ridosso della porta d’entrata e di quella d’uscita sono delicate, ad esempio, da un punto di vista idrico. Per questo ritengo plausibile una causa locale».
«Dal punto di vista naturale il San Gottardo non è una zona particolarmente attiva sotto il profilo fisico. Se poi anche i dati del servizio sismologico non evidenziano particolari scosse tenderei a dire che non è di origine naturale legata a un’azione fisica», ci spiega un altro esperto del settore che abbiamo contattato per cercare di capire quali possono essere le origini dell’incidente. Un’altra ipotesi – avanzata dalle stesse autorità federali – è che a causare il danno alla soletta della galleria siano stati i lavori e le detonazioni per la realizzazione del secondo tunnel autostradale del San Gottardo. «Il cantiere prevede ovviamente un sistema di monitoraggio delle esplosioni e delle vibrazioni che provoca. Ma qualche effetto non può essere escluso a priori, anche perché la distanza tra i due tubi è decisamente ridotta». Inoltre, «la crepa si è verificata in un’infrastruttura che ha comunque una certa età. Ci possono essere sempre degli assestamenti interni alla montagna. È un fenomeno che si osserva in molte gallerie e va quindi tenuto in considerazione». In ogni caso «bisogna avere pazienza per parlare con sicurezza delle cause che hanno provocato questo danno. Una risposta certa potrà essere data da chi sta seguendo il dossier solo alla fine delle analisi». A impressionare, l’opinione pubblica ma anche gli esperti, è la lunghezza della frattura. «È un’estensione abbastanza importante. Spesso quando siamo di fronte a fratture di questo tipo c’è un evento scatenante. L’invecchiamento naturale potrebbe spiegare facilmente una crepa più piccola. Ma 25 metri sono un movimento sostanzioso che spesso ha bisogno di un’origine scatenante che non si limita al semplice trascorrere del tempo».
Il massiccio del Gottardo presenta una stratificazione rocciosa molto variegata. Mentre per la maggior parte della lunghezza del tunnel l’avanzamento è previsto tramite frese in grado di perforare la roccia più dura, in due distinti punti situati ciascuno a 4-5 km dai portali sud e nord lo scavo avviene con metodo tradizionale, tramite esplosivo. Motivo: in queste due ‘zone di disturbo’ la roccia è friabile e senza risanamento preventivo del tratto essa ‘precipiterebbe’ addosso alle frese, avvolgendole completamente e impedendone l’avanzamento. Bloccandole per sempre nel cuore del massiccio.