Jacques Ducry illustra il suo rientro nella bagarre con Costituzione radicale e la sua candidatura agli Stati (assieme a Simone Conti). E sul Plr dice...
«Non siamo né un partito né un movimento, a oggi siamo una semplice lista nata nello spazio di una notte che vorrebbe raggruppare le diverse sensibilità del pensiero radicale, laico e progressista». Ecco cosa è, nelle parole del suo primo proponente – l'ex presidente del Plr luganese Guido Tognola – Costituzione radicale, la lista che ha visto a dieci minuti dalla chiusura del deposito delle candidature per le elezioni federali del 22 ottobre, secondo più secondo meno, fare la propria gran entrata nella Cancelleria dello Stato. E mettere in lizza per la Camera dei Cantoni il già procuratore pubblico e deputato Jacques Ducry assieme al giovane Simone Conti.
Un'area di pensiero che, riprende Tognola, «è oggi rimasta orfana di un tetto». Un'area che avrà come punti ‘coagulanti’ «dignità, trasparenza, equità e giustizia. Valori da declinare in qualsiasi ambito di una società che si vuole democratica, aperta e parte di un vero Stato di diritto».
Con alfiere di punta Jacques Ducry, dicevamo. Una vita (politica) a far da bandiera alla ‘R’ del Partito liberale radicale, una seconda come ‘indipendente’ in un Ps che non l'ha mai amato più di tanto – ricambiato – e adesso di nuovo nella bagarre, divertendosi non poco parrebbe. Costituzione radicale, dice a ‘laRegione’, «possiamo dire sia nata la sera del 6 agosto, a cena con Tognola e altri tre o quattro amici. Ci siamo detti ‘on y va’, ma era il giorno prima del deposito delle liste... E quindi abbiamo raccolto 72 firme tra le otto del mattino e le 15.30, per presentarci in Cancelleria a dieci minuti dal termine».
Un esordio da romanzo per un'avventura che però di obiettivi ne ha. A partire dal «ridare contenuto ai valori della Costituzione svizzera, ai valori radicali che, come voleva il legislatore, dicono che la forza dello Stato si commisura con il benessere del più debole, che si deve essere aperti all'estero al mondo, che ci deve essere il primato della scuola pubblica, della giustizia sia istituzionale sia sociale. Un po’ quello che c'era in parte nella socialdemocrazia e nel Plr quando c'era l'ala di Argante Righetti e Alfredo Giovannini». Riferimenti immancabili nel pensiero e nella vita di Ducry, che ribadisce come «noi siamo cresciuti con loro, e sono sempre stato un uomo libero: quando ritenevo di essere compatibile col Plr agivo e pensavo nel partito, quando non ho ritenuto più di essere compatibile l'ho lasciato».
Nel Plr di oggi non c'era più spazio per il pensiero radicale? Si è davvero rimasti «senza un tetto», per dirla con Tognola? «Nel Plr da quando è finita la presidenza di Giovanni Merlini non c’è più alcuno spazio, no» risponde secco Ducry. In questi anni «ho seguito a distanza, Cattaneo ha lanciato tanti giovani, Speziali l'ho visto nascere e crescere... Ma oggi ci sono troppi carrieristi che vengono dal nulla e pretendono di andare dove vogliono, candidarsi a tutto, noi ora come sempre siamo consci dei nostri limiti».
Il discorso appassiona e la domanda vien da sé: chi e cosa è un radicale, oggi, sul calar del 2023? «Vuol dire ricordare che ci sono dei diritti e dei doveri per ogni cittadino e che lo Stato deve tutelarli e attivarli tramite le leggi, concretizzare la Costituzione che contiene principi splendidi». E ancora: «Essere radicali vuol dire rimettere il cittadino al centro dell'interesse pubblico, dando allo Stato i mezzi per fare in modo che ogni cittadino possa sentirsi e vivere libero indipendentemente dalla propria condizione economica e sociale». Poi Ducry lo sa per primo, «questo percorsino di un mese e mezzo non porterà il nostro binomio al Consiglio degli Stati, ma bisogna rimettere il campanile laico al centro del villaggio».
Un villaggio radicale che ha senso di esistere ancora nel 2023, quindi: «Basti pensare che in Svizzera lo Stato è utile per salvare Swissair, Ubs e Credit Suisse... le tre principali aziende che saltano, una dietro l'altra. Essere radicali è denunciare queste cose, e volere una giustizia forte verso questi poteri».
Infine, Ducry, in vista della campagna, lancia anche la proposta di «creare una Corte costituzionale che esamini la costituzionalità di ogni legge proposta e l'istituzione di una Corte dei Conti».