Un congedo parentale ‘flessibile’ di almeno venti settimane

Un congedo parentale di almeno venti settimane che permetta ai genitori di gestire in maniera più flessibile il proprio tempo dopo la nascita di un figlio. È quanto chiedono i Giovani del Centro, che hanno presentato oggi l’iniziativa per l’introduzione di un congedo parentale nazionale. Il sistema legislativo attuale, aggiornato nel 2021, prevede quattordici settimane di congedo maternità e due settimane di congedo paternità. «È però un modello superato – ha affermato Michele Roncoroni, membro del comitato nazionale dei Giovani del Centro –. I bisogni delle coppie, gli stili di vita e la concezione di lavoro retribuito sono cambiati. Nonostante questo, la differenza nel rapporto tra congedo maternità e paternità è ancora enorme: l’87,5% è assegnato alla madre e il 12,5% al padre». L’iniziativa parlamentare, che verrà presentata dal deputato Alessio Ghisla, chiede quindi al Consiglio di Stato di attivarsi per presentare una proposta all’Assemblea federale che riequilibri questa disparità. «Iniziative identiche sono promosse in maniera coordinata anche da altre sezioni giovanili del nostro partito in diversi cantoni. Lo scopo è di portare il prima possibile la discussione a Palazzo federale». Nel concreto la proposta chiede almeno venti settimane di congedo da gestire in maniera flessibile, ma con qualche limitazione: la quota fissa della madre deve essere di almeno 14 settimane (come la situazione attuale), la quota fissa del padre deve rappresentare almeno il 20% del congedo totale ed entrambi i genitori devono avere la possibilità di usufruire della loro parte in maniera adattabile. Un esempio? «Alla madre deve essere possibile distribuire le quattordici settimane di congedo, e non doverle utilizzare in un blocco unico», ha spiegato Roncoroni. Un congedo parentale di due settimane, va ricordato, è stato approvato nel 2021 dal Gran Consiglio, ma si è ancora in attese di una perizia sulla sua possibilità di applicazione a livello cantonale.

‘Una proposta che può essere condivisa da tutti’

Quella messa sul tavolo è per i suoi proponenti «una proposta proporzionata e applicabile, che può essere accettata anche dagli ambienti economici. In un momento dove destra e sinistra si scontrano su diversi temi e non riescono a trovare soluzioni, vogliamo proporre qualcosa che possa essere condivisa da tutti». L'iniziativa, secondo Ghisla, «migliora notevolmente la situazione per le lavoratrici. Grazie alla flessibilità contenuta nella nostra proposta il rientro sul posto di lavoro sarebbe decisamente facilitato. Siamo coscienti che questa non è una soluzione al problema della denatalità, ma può essere un aiuto in più alle giovani coppie in un momento che deve essere di gioia e non di difficoltà».

‘I costi andranno valutati in seguito’

Resta però in sospeso il discorso legato ai costi, che era stato al centro delle divergenze già quando si era discusso dell'estensione del congedo di paternità. «Non abbiamo fatto una stima precisa di quanto verrebbe a costare l’introduzione di questa iniziativa», hanno spiegato i proponenti. «È un aspetto che va discusso più avanti da governo e parlamento. Per noi ora è importante portare avanti il concetto e creare un dibattito».

‘A Berna e Ginevra la proposta ha avuto destini opposti’

Sul congedo parentale si è recentemente votato a livello cantonale a Berna e Ginevra, con esiti opposti. Nel cantone francofono è stata accolta, con il 57,9% di sì, un'iniziativa popolare promossa dai Verdi liberali, che prevede complessivamente 24 settimane di congedo parentale per i due genitori. A Berna invece è stata nettamente respinta (66,5% di no) l'introduzione di 24 settimane di congedo parentale retribuito, in aggiunta ai congedi di maternità e paternità federali, per un totale quindi di 40 settimane. Tra i motivi del successo dei contrari, il costo di 200 milioni a carico del Cantone.