L'Ustat pubblica un'analisi su questa particolare forma di assunzione: rappresenta l'1,5% dei posti equivalenti a tempo pieno e si lega alla stagionalità
Il lavoro notificato diventa maggiorenne, e l'Ufficio di statistica (Ustat) nella pubblicazione ‘Extradati’ di luglio, diffusa oggi, traccia un bilancio di questi 18 anni. Questa particolare forma d'impiego, introdotta nel 2004 nell'ambito dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone con l'Unione europea, permette ai lavoratori stranieri di svolgere un'attività lucrativa in Ticino per meno di 90 giorni l'anno, con una semplice procedura di notifica.
Ebbene, nel lavoro redatto da Silvia Giacomini e Sandro Burri, si nota come "il lavoro notificato sia evoluto e cresciuto, anche se continua ad avere una portata limitata sul mercato del lavoro ticinese, rappresentando circa l'1,5% dei posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (Etp)". Questa forma d'impiego ha anche una relazione con la flessibilità sempre del mercato del lavoro, perché "tramite la procedura di notifica i datori di lavoro (svizzeri e stranieri) e i privati cittadini hanno un accesso facilitato nel reperire manodopera a corto termine per sopperire a mancanze di personale per brevi periodi e nei picchi di produttività". Un risultato, rileva l'analisi dell'Ustat, "che trova conferma anche nell'osservazione della ripartizione del lavoro notificato per rami economici, dove si osserva la maggior concentrazione nelle attività stagionali e nei servizi delle agenzie di collocamento, le quali hanno proprio il ruolo di sostenere le aziende locali nel reclutamento di personale in breve tempo e anche per periodi di impiego di breve durata".
Detto delle agenzie di collocamento, il lavoro notificato è particolarmente utilizzato da albergatori e ristoratori, così come nell'agricoltura, nella caccia e nella pesca. Attività "strettamente legate alla stagionalità con periodi di picchi di domanda e periodi di scarsità", che quindi possono assumere personale aggiuntivo per un breve periodo. A ogni modo, il 71,9% delle notifiche nel 2022 ha riguardato il settore terziario, il 19,9% il settore secondario e l'8,2% quello primario.
Un po' di numeri, ora. Nel 2005, primo anno intero valutabile, "si sono notificate 7'830 persone, nel 2022 si è arrivati a toccare 25'333 persone notificate" sottolinea l'Ustat. Quindi un aumento importante, a prima vista. Però l'Ustat invita a contestualizzare questo dato, fornendone un altro: "Dall'introduzione di questa forma d'impiego nel 2005, si osserva un calo continuo del numero medio di giorni fino al 2014, passati (su un massimo di 90) da 37 nel 2005 a 27 nel 2014". Per poi stabilizzarsi negli anni seguenti. Nel 2022, "per le assunzioni d'impiego, la media è stata 34 giorni a persona; per i lavoratori distaccati, 11 giorni a persona; per gli indipendenti, 22 giorni a persona".
Ebbene, paragonando questo risultato con i dati sulle persone notificate "si può capire che nonostante la crescita costante del numero di persone notificate, i giorni effettivamente lavorati da queste persone non hanno seguito lo stesso andamento". Di più: "Questo risultato suggerisce che si tratta sempre più di una forma d'impiego utile a coprire puntualmente la mancanza di personale in periodi di picchi produttivi". L'evoluzione complessiva, ricorda ancora lo studio dell'Ufficio di statistica, "è confermata anche per le assunzioni d'impiego e i lavoratori indipendenti. Mentre i lavoratori distaccati continuano, in media, a lavorare sempre meno giorni sul nostro territorio".
Questo aspetto, per Giacomini e Burri, è significativo "in ottica di flessibilità per il datore di lavoro: la regolare crescita del numero di persone notificate, in particolare per le assunzioni d'impiego, è associata anche a un numero medio di giorni di lavoro sempre inferiore".