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‘Legge scuole dell’obbligo, è mancata una consultazione a 360°’

La Commissione formazione e cultura chiede al governo di indirla: Carobbio disponibile. Al vaglio la novità ‘ostica’ degli Istituti scolastici minimi

(Ti-Press)
30 giugno 2023
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Pubblicazione con tempistiche inopportune e mancato coinvolgimento effettivo a 360 gradi degli attori interessati. Sono le due criticità sollevate lunedì scorso durante la seduta della commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’ in occasione della presentazione da parte dei dirigenti del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) del messaggio governativo inerente alla Nuova legge delle scuole dell’obbligo. Agli invitati all’incontro – la direttrice del Decs Marina Carobbio, il direttore della Divisione della scuola e coordinatore del Dipartimento Emanuele Berger, la responsabile della Sezione dell’insegnamento medio Tiziana Zaninelli e il capo della Sezione delle scuole comunali Omar Balmelli – i deputati/commissari hanno fatto presente di non aver gradito «da un lato il fatto che il messaggio sia stato licenziato appena quattro giorni prima delle elezioni cantonali del 2 aprile e dunque del cambio di legislatura – spiega, interpellato dalla ‘Regione’, il presidente della Commissione Aron Piezzi (Plr) –; dall’altro abbiamo sottolineato il fatto che non c’è stata una consultazione completa su tale legge, ciò che secondo noi è indispensabile in quanto si tratta di un testo molto importante che oltre a inglobare le due leggi attualmente in vigore (la Legge sulla scuola dell’infanzia e sulla scuola elementare e la Legge sulla scuola media, ndr), presenta anche delle novità di un certo rilievo».

Sollecitato un riscontro entro fine ottobre

La ‘Formazione e cultura’ ha così deciso di inviare una lettera al Consiglio di Stato chiedendogli di indire una vera e propria consultazione «in termini ragionevoli, ovvero entro quattro mesi – rende noto Piezzi –, coinvolgendo i Comuni, la Conferenza dei direttori d’istituto delle scuole comunali, il Collegio dei direttori di scuola media, così come le scuole del post obbligo in quanto anche loro potrebbero avere delle osservazioni preziose da fare». Una volta terminata la consultazione a fine ottobre, «chiediamo che il governo ce ne comunichi l’esito», spiega il granconsigliere liberale radicale. Lunedì la Commissione ha anticipato tali richieste ai rappresentanti del Decs: «Carobbio si è dimostrata molto disponibile all’ascolto e ad agire in questo senso nell’ottica di eventualmente aggiornare il messaggio», rileva Piezzi, specificando che nelle conclusioni dello stesso si fa accenno a un’avvenuta consultazione che però è ritenuta insufficiente dai commissari. Vi si legge che il testo legislativo “propone in gran parte un riordino formale degli attuali testi legali, senza modifiche di contenuto. Per questa parte non è necessaria una particolare consultazione. Per le poche modifiche di sostanza (...) la consultazione ha coinvolto il gruppo operativo del progetto ‘Ticino 2020’ (la riforma riguardante i compiti e i relativi flussi finanziari tra Cantone e Comuni, ndr), la Conferenza dei direttori degli istituti comunali e la Piattaforma Cantone/Comuni. Tutte queste istanze hanno espresso un consenso di massima”.

Almeno 150 allievi per le scuole comunali e 200 per le Medie

Tra le modifiche ritenute “di sostanza” dalla Commissione formazione e cultura e «che potremmo considerare un po’ più ostiche – commenta Piezzi –, figura l’introduzione del concetto di ‘Istituto scolastico minimo’, su cui avvieremo delle discussioni approfondite». Per quanto concerne le scuole dell’infanzia ed elementari, il messaggio governativo dice che “L’accreditamento degli istituti scolastici comunali è concesso sulla base di requisiti minimi stabiliti per legge: dimensione (2 su 3 dei criteri seguenti: 7 sezioni al minimo, 150 allievi al minimo, popolazione di riferimento di almeno 2’500 abitanti); direttore al 100% con formazione adeguata; infrastruttura scolastica conforme”. Mentre un istituto di scuola media “deve avere un minimo di 200 allievi; deroghe sono ammesse in via eccezionale, segnatamente nelle zone rurali, quando il numero minimo di allievi fosse raggiungibile solo allargando eccessivamente il comprensorio”. A titolo informativo, si legge sempre nel messaggio varato dal Consiglio di Stato, “le sedi che nell’anno scolastico 2021/2022 avevano numeri inferiori ai 200 allievi erano Ambrì (110), Giornico/Faido (170) e Acquarossa (192)”. Per la situazione in Leventina la soluzione più lineare a corto termine – scrive ancora il governo – è la costituzione “di un solo istituto con sottosedi comprendente Giornico, Faido e Ambrì”.

Il concetto di ‘Istituto scolastico minimo’ è ritenuto dal Consiglio di Stato “molto importante per garantire un’effettiva comunità d’apprendimento”. Cosa significa? «Penso che l’obiettivo sia di garantire una comunità d’apprendimento completa di tutte le professionalità e più qualificante, introducendo anche l’obbligatorietà del direttore al 100% per ogni Istituto minimo che potrà così, se necessario, gestire più sedi ubicate in comuni piccoli dove magari ora tale ruolo è assunto solo a tempo parziale», valuta Piezzi, secondo cui «un discorso di questo genere può essere condivisibile, ma è importante pure riconoscere le peculiarità territoriali e lasciare un po’ di autonomia agli istituti. Evidentemente anche gli allievi dei comuni di valle devono inserirsi in un percorso condiviso nel cantone. Ma visto che le scuole sono anche un elemento indispensabile per provare a mantenere la popolazione nelle zone discoste, è importante avere qualche deroga che permetta l’esistenza di alcune specificità». Dunque ‘sì’ agli “accorpamenti” nelle zone periferiche, «ma a patto che siano fatti con intelligenza e tatto, assicurandosi di tracciare la strada corretta per la migliore crescita dei nostri allievi. Per questo servono coinvolgimento e consapevolezza allargati», ribadisce Piezzi.

La direttrice del Dipartimento: ‘Condivido nella sostanza la riforma’

«La riforma in questione – annota la direttrice del Decs Marina Carobbio, da noi contattata – è stata presentata alla Conferenza cantonale dei direttori delle scuole comunali lo scorso febbraio e alla Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni: in questa sede si è deciso che la consultazione sulla nuova legge della scuola dell’obbligo è fatta nell’ambito della consultazione sul progetto Ticino 2020 che affronta fra l’altro la questione del finanziamento delle scuole comunali. Dopodiché e in aggiunta a quanto in corso, se la Commissione ritiene necessario aprire comunque una consultazione, confermo la mia disponibilità a valutare nuove ipotesi di lavoro sul tema integrando anche i risultati della consultazione su Ticino 2020. Voglio precisare – rimarca la consigliera di Stato – che condivido nella sostanza la riforma proposta dal Consiglio di Stato durante la scorsa legislatura».