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‘Il cambiamento climatico rallenta la guarigione del lago’

Le alte temperature favoriscono lo sviluppo di alghe, anche quelle nocive. Veronesi: ‘L'acqua azzurra non è un bel segnale’

Colori accesi, non sempre un bel segnale
(Ti-Press)
13 giugno 2023
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Il lago di Lugano che si ‘tinge’ di azzurro, poi torna al suo abituale colore verde intenso e qualche volta – come capitato nelle scorse settimane nella zona tra Agno e Caslano, con conseguente invito a evitare la balneazione –, si riempie di alghe. Negli anni ci siamo ormai abituati a vedere i nostri laghi, e il Ceresio in particolar modo, cambiare durante il corso dell’anno. Ma qual è il suo stato di salute? «Possiamo dire che il lago è un malato in via di guarigione», afferma alla ‘Regione’ Mauro Veronesi, capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico. «I parametri ‘problematici’ come ad esempio la concentrazione di fosforo sono tutti in diminuzione».

Il caldo rappresenta una difficoltà

Il problema è però l’aumento globale della temperatura, che gioca contro la ‘guarigione del malato’. E le temperature hanno un effetto diretto anche sulle alghe e sull’assorbimento del fosforo, che è il loro nutriente principale. «L’avviso delle scorse settimane riguardava i cianobatteri, che sono batteri che fanno la fotosintesi. La temperatura più alta ne accelera il metabolismo e favorisce l’assorbimento del fosforo». In questo modo, prosegue Veronesi, viene rallentato il processo di guarigione avviato da decenni. «Il fosforo ha origine dalle acque fognarie prodotte dalle economie domestiche. Sono stati costruiti e potenziati i depuratori e ciò ha contribuito alla diminuzione della concentrazione di fosforo. Purtroppo questo processo di guarigione è rallentato dagli aumenti generalizzati delle temperature». Per arrivare a un buon stato di salute del lago è comunque una questione di tempo. «Non siamo ancora entrati nella fase di ‘dolore’ per le alghe, che riescono a recuperare anche i nutrienti che si trovano più in profondità, ma la situazione è comunque in miglioramento».

Per le persone nessun problema, ma attenzione agli animali

Cianobatteri che, in ogni caso, non rappresentano un rischio per la salute delle persone, visto che bisognerebbe ingerirne una quantità considerevole per vedere degli effetti. Discorso diverso per i cani. Lo scorso anno in Svizzera interna si erano registrati casi di intossicazione. «Era stata una serie di eventi sfortunati. Le alghe si erano attaccate al pelo degli animali, che leccandosi successivamente avevano avuto la peggio. In Ticino casi simili non si sono verificati», rassicura il capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico.

Anche l’acqua azzurra è opera di un’alga

Durante le ultime estati ci siamo anche abituati a vedere il lago di Lugano con una particolare colorazione turchese! Un fenomeno che è in parte visibile anche in questi giorni. «Da osservare è sicuramente abbastanza suggestivo – ammette Veronesi –, ma anche questo è un segnale che il lago non sta ancora bene. Si tratta anche in questo caso di un’alga, e non dovremmo vedere questi fenomeni in uno specchio d’acqua in salute». In ogni caso non ci sono implicazioni per la salute dell’uomo. Si tratta infatti di un processo chimico abbastanza semplice: quando le alghe crescono alterano il pH dell’acqua, che aumenta. Questo fa precipitare la calcite che, combinata con il verde delle alghe, dà il colore turchese.

Se manca ossigeno si creano sostanze nocive sul fondale

Un’altro problema dato dalle alte temperature è quello della mancanza di ossigeno sul fondo. Un lago che non ‘respira’, può infatti vedersi formare diverse sostanze nocive: «Quando le acque si scaldano il lago resta più a lungo stratificato. Con inverni miti lo specchio d’acqua non si raffredda e manca una circolazione stagionale che porti ossigeno in profondità, con delle conseguenze sulla decomposizione delle alghe. Si generano quindi delle sostanze indesiderate, come ad esempio il metano o i solfuri». Una situazione che, annota Veronesi, si presenta regolarmente nel bacino nord del Ceresio sotto i cento metri. «A duecento metri di profondità l’acqua ha un odore di uovo marcio, proprio perché manca completamente l’ossigeno».