Ticino

‘Occhio agli effetti per i cittadini di una giustizia sguarnita’

Apertura nuovo anno giudiziario, il presidente del Tribunale d'appello sulla manovra di risparmio: la politica valuti attentamente

Damiano Bozzini e Norman Gobbi
(Ti-Press)
5 giugno 2023
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Tra codici da applicare, sentenze da emettere... e risparmi da effettuare. «La magistratura sente già ora i primi effetti tangibili di questa intensa ricerca di margini per ridurre i costi ricorrenti. La preoccupazione è concreta». Il presidente del Tribunale d’appello Damiano Bozzini dedica l’ultima parte del suo discorso, tenuto stamattina a Lugano all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023-2024, al principale tema dell’agenda politica cantonale, che si riverbera e si riverbererà anche sulla magistratura: la manovra di rientro cui sta lavorando il Consiglio di Stato per conseguire entro fine 2025 l’agognato pareggio di bilancio delle finanze pubbliche. Un percorso impegnativo, ostico. E inevitabile, soprattutto dopo il sigillo popolare al decreto Morisoli taglia spese, o meglio per contenere la crescita “fuori controllo” della spesa pubblica, per dirla con i fautori del provvedimento. Già, risparmiare. Dove? Come? Di qui l’appello del responsabile della massima autorità giudiziaria ticinese a governo e Gran Consiglio affinché valutino attentamente «le conseguenze estremamente negative su cittadini e imprese di un sistema giudiziario che dovesse ritrovarsi inadeguatamente dotato di mezzi finanziari, logistici e umani». Avverte Bozzini: «La contingenza politica delle finanze cantonali passa, invece il buon funzionamento della magistratura è stato ed è una costante del nostro cantone che va assolutamente preservata: i magistrati ne saranno garanti».

‘Non chiediamo privilegi’

Al suo secondo e ultimo anno alla testa del Tribunale d’appello, Bozzini soppesa le parole, rivolgendosi a colleghi magistrati, avvocati e vertici del Dipartimento istituzioni, inclusi quelli della Divisione giustizia. Nei prossimi mesi, riprende il giudice, Consiglio di Stato e parlamento «saranno impegnati nella nota manovra definita “di riequilibrio delle finanze”, perseguendo un obiettivo contabile di “pareggio dei conti” voluto dal Gran Consiglio e approvato dai cittadini» con il sì, poco più di un anno fa, al decreto Morisoli. I Tribunali, rammenta, «non sono parte dell’apparato amministrativo cantonale, ma gli oneri finanziari del funzionamento di questo ‘terzo potere’ saranno oggetto di decisioni politiche degli altri due poteri statali, all’opera per il raggiungimento del citato obiettivo di finanza pubblica», ovvero il pareggio di bilancio nei conti del Cantone. «Posso assicurare – tiene a precisare Bozzini – che da sempre i tribunali prestano attenzione all’uso razionale delle risorse». Consiglio di Stato e Gran Consiglio, riconosce, «hanno in più occasioni preso atto delle accresciute esigenze della magistratura e, prestando la giusta attenzione al buon funzionamento della giustizia, hanno approvato negli anni i necessari adeguamenti, con l’assunzione dei relativi costi. Ebbene, il mio auspicio è che anche con l’esame che si apprestano a compiere nell’ottica dell’allestimento del Preventivo 2024 i membri del governo e del parlamento dedichino la medesima attenzione alle conseguenze estremamente negative su cittadini e imprese di un sistema giudiziario che dovesse ritrovarsi inadeguatamente dotato di mezzi finanziari, logistici e umani. Non si chiede alcun privilegio per i magistrati. Si chiede un’attenzione accresciuta a garanzia di una funzione istituzionale essenziale». Specie in un momento in cui «la conflittualità sociale» è aumentata. E «le difficoltà economiche per le famiglie e le imprese si ripercuotono anche sul lavoro della magistratura: le vertenze causano un numero maggiore di procedimenti, ma soprattutto è la loro complessità ad aumentare».

Rammenta Bozzini, chiudendo la relazione: «Giovedì scorso in occasione di un’importante conferenza nazionale, che ha riunito a Lugano magistrati e avvocati provenienti da tutto il paese, il sindaco Michele Foletti ha tenuto a sottolineare l’importanza del funzionamento della giustizia, ricordando come le decisioni celeri e la certezza del diritto siano elementi di garanzia delle condizioni quadro di un Paese. Prendo in prestito le sue parole e ripropongo qui il suo invito ai magistrati a “tenere duro” e in particolare la sua esortazione alla politica ad “avere un occhio di riguardo”».

Logistica, sull’acquisto dello stabile Efg Gobbi non molla

Il presidente del Tribunale d’appello cita e fa proprie le considerazioni del sindaco leghista di Lugano, leghista come il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, che nel suo intervento all’apertura dell’anno giudiziario 2023-2024 si sofferma tra l’altro sullo scottante e annoso dossier riguardante la logistica del potere giudiziario. E dunque sull’acquisto a Lugano dello stabile Efg: una spesa/investimento di duecento milioni e passa, se si considera pure il risanamento del vicino Palazzo di giustizia. Un importo rilevante sul quale in seno alla commissione parlamentare della Gestione i partiti sono profondamente divisi. In altre parole, manca attualmente una maggioranza d’accordo con l’operazione, anche e soprattutto per le non indifferenti implicazioni finanziarie. Gobbi però non molla. «Confermo – sostiene il consigliere di Stato – la validità della proposta governativa contenuta nel messaggio licenziato nel novembre 2019”, la proposta cioè “di acquistare l’immobile ex Banca del Gottardo, oggi Efg, volto a ospitare il Tribunale di appello e altre autorità giudiziarie e amministrative legate all’amministrazione della giustizia». Non solo: con questo edificio, prosegue il ministro accennando alla prospettata digitalizzazione in Svizzera della giustizia, «avremmo una certezza in più di poter implementare entro i tempi definiti dal parlamento federale il progetto nazionale ‘Justitia 4.0’, progetto che difficilmente senza investimenti milionari a Palazzo di giustizia e nello stabile delle Preture in via Bossi a corto termine potremo realizzare». Un immobile, sottolinea il consigliere di Stato, destinato «alla giustizia ticinese». Un immobile «istituzionalmente rappresentativo, di indubbio pregio architettonico e di rilevanza storica, in quanto concepito da un architetto ticinese di fama mondiale», Mario Botta.

‘Confido nella lungimiranza del parlamento’

Il capo del Dipartimento istituzioni si augura allora che il Gran Consiglio «sappia essere lungimirante, anche in un momento di difficoltà finanziaria, investendo – ripeto, investendo – in uno stabile di pregio, già edificato e funzionale a corto termine per le esigenze digitali, riconoscendo così implicitamente il ruolo fondamentale del potere giudiziario in uno Stato di diritto. E spero che a questo mio pensiero si associ il vostro quali magistrati, addetti ai lavori e cittadini tutti, in favore della giustizia cantonale». Se l’operazione non andasse in porto, chiarisce Gobbi avvicinato dalla ‘Regione’, «si farebbe uno sgarbo non al sottoscritto, bensì alla giustizia ticinese».

Domani l’incartamento concernente l’immobile Efg dovrebbe tornare sui banchi della commissione della Gestione, con la prevista audizione di Gobbi. Si profila un piano B per sbloccare il dossier logistica?